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Fare la differenza con l’arte

  • Pubblicato il: 07/04/2014 - 12:10
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Articolo a cura di: 
Tea Taramino

Torino. Patrimonio, arte, cultura, relazione, inclusione sociale, cambiamento e rapporti internazionali sono alcune fra le parole chiave del progetto L’arte di fare la differenza che - attraverso gli strumenti e le metodologie dell’arte contemporanea, dell’antropologia, della storia e dell’educazione all’arte - si propone di sostenere e promuovere la creatività giovanile avviando una riflessione sull’Arte Outsider, sull’Arte Contemporanea e sui rapporti che intercorrono tra queste differenti visioni con il patrimonio culturale cittadino, in particolare quello sommerso o poco visibile. Il progetto si candida come un’importante occasione formativa per artisti emergenti e, per tutti, come un’opportunità per riflettere sulla diversità di cui ognuno è portatore.
L’iniziativa presenta un esempio di buone pratiche artistiche - a carattere partecipativo, interdisciplinare, intergenerazionale e interculturale - sensibili alle necessità sociali e attuate con l’intento di sollecitare occasioni di pari opportunità e salute pubblica.
L’esperienza di L’arte di fare la differenza, ideata e coordinata dall’antropologa culturale Anna Maria Pecci e curata da Arteco, associazione di giovani curatori e storici dell’arte - ora alla sua seconda edizione - è una proposta di utilizzo dei saperi artistici contemporanei come esplorazione in luoghi - fisici e mentali - a partire da un’indagine all’interno del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino con la supervisione di Rosa Boano e Gianluigi Mangiapane. Il museo, grazie all’interessamento del direttore, la Prof.ssa Emma Rabino Massa, è fra i promotori di questa iniziativa volta a sperimentare quanto i linguaggi dell’arte contemporanea possano essere, utili strumenti critici di lettura della realtà, della storia e possibili dispositivi di relazione fra soggetti diversi come contrasto a situazioni di disagio, emarginazione culturale e sociale e, nel contempo, veicoli del diritto all’accesso alla cultura per tutti e di rispetto delle differenze.
Il progetto è in partnership con la Divisione Politiche Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie, Servizio Disabili/Arte Plurale e le Circoscrizioni 8 e 10 ed è sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione Internazionale Alta Mane, dai Piani Locali Giovani, Città Metropolitane del Comune di Torino in collaborazione con l’Opera Barolo, la Provincia di Torino e di chi vorrà essere contributore attraverso il crowdfunding di Produzioni dal basso. Si tratta di una campagna (aperta sino a metà aprile) finalizzata alla stampa del catalogo della mostra.
Torino è una città che cambia – anche per l’effetto della crisi economica e dell’avvicendarsi di cittadinanze differenti, portatrici di nuove visioni ed esigenze - una città che vive una situazione di mutamento urbanistico, professionale e identitario, quindi, tanto più utile è un progetto che si sviluppa come laboratorio interdisciplinare di mediazione interculturale per attivare, attraverso l’arte, una riflessione sulle dinamiche di inclusione ed esclusione sociale e culturale esistenti.
Il dialogo con l’altro è dunque proposto come stimolo per la conoscenza, utile per spostare il punto di vista e scoprire nuove combinazioni, nuovi accostamenti o infinite sfumature dell’interpersonale, al fine di trovare strumenti culturali che permettano di riconoscere, rielaborare e utilizzare nuovi pensieri e nuove forme.
L’arte di fare la differenza è un processo di mediazione inclusiva e di valorizzazione del patrimonio cittadino storico, contemporaneo e potenziale. L’iniziativa intende creare occasione di partecipazione e riflessione intorno a queste tematiche anche attraverso un convegno internazionale e una mostra che si terranno a Torino, nella splendida cornice seicentesca di Palazzo Barolo, dal 15 maggio all’8 giugno 2014. La mostra sarà valorizzata da momenti di dialogo con gli artisti, i curatori e gli altri protagonisti del progetto e arricchita da laboratori rivolti al pubblico grazie alla disponibilità del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, Museo di Arte Contemporanea.
Le opere realizzate - tra il 2013 e il 2014 - da tre coppie di artisti: Laura Biella e Lia Cecchin, Gaetano Carusotto e Corina Elena Cohal, Ernesto Leveque e Maya Quattropani, occuperanno - a partire dall’atrio che introduce lo scalone d’onore a forbice - le stanze del primo piano nell’ala destra. L’allestimento sarà integrato da immagini, documenti e oggetti del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università degli Studi di Torino.
A complemento il video di Claudio Malpede con la documentazione dell’intero iter progettuale: dalla formazione alla produzione artistica.
Il Palazzo è riconosciuto, oltre che per la bellezza, come luogo simbolico e consonante a presentare progetti di inclusione sociale attraverso l’arte e la cultura in quanto è sede dell’Opera Barolo, una fondazione che da oltre 150 anni promuove un welfare innovativo dove il patrimonio, storico e culturale, diviene motore di benessere sociale attraverso l’intreccio di assistenza, educazione e cultura per dotare le persone di strumenti che ne valorizzino la dignità al fine di andare, oltre la necessità immediata, verso il progresso personale e comune.
Il convegno internazionale, come conclusione di questa seconda tappa del progetto, è volto a coinvolgere attivamente il pubblico sui temi trattati presentandoli in una prospettiva internazionale: avvicinando e mettendo in dialogo buone pratiche italiane ed europee, grazie al contributo di esperti nazionali e internazionali, attivi negli ambiti dell’arte partecipativa e relazionale, dell’accessibilità fisica e culturale, dell’Arte Outsider e Irregolare, della promozione di giovani artiste/i. Tra i relatori invitati Maria Sol Alvarez,Simona Bodo, Fabio Cafagna, Giovanni Cordero, Erika Cristina, Anna Detheridge, Olga Gambari, Massimiliano Gioni, Christina Kreps, Lisa Inckmann, Sophie Lévy, Gianluigi Mangiapane, Silvia Mascheroni, Giuditta Nelli, Anna Maria Pecci, Mattia Pellegrini, Anna Pironti, Annalisa Pellino, Anne-Françoise Rouche, Margherita Sani, Catterina Seia, Tea Taramino, Bianca Tosatti, Beatrice Zanelli.
Il Workshop a inviti - il cui programma è in via di definizione - ospitato il 27 maggio dal PAV/Parco Arte Vivente, Centro d’Arte Contemporanea, sarà condotto in collaborazione con Claudio Cravero e Orietta Brombin, rispettivamente curatori dell’Art Program e delle attività Educative e Formative del PAV. L’incontro avrà come obiettivo l’approfondimento delle buone pratiche con la prospettiva di imbastire un’edizione europea del progetto e ciò potrà avvenire nell’accoglienza di un luogo - immerso nella natura - caratterizzato culturalmente da una ricerca artistica internazionale che si sviluppa e indaga all’interno dei rapporti che intercorrono tra arte, scienza e natura con particolare attenzione agli interrogativi che provengono dalla sfera civica.

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