FAI un bene alla Puglia
Lecce. Edificata dai Normanni nel XII secolo, la chiesa romanico-bizantina di Cerrate, situata a 15 km dal capoluogo salentino, per secoli in totale abbandono e dal 1965 proprietà della Provincia di Lecce, è stata affidata al FAI lo scorso 19 dicembre a seguito di un bando pubblico per la gestione del bene stesso.
La Fondazione si è prontamente attivata: nei giorni scorsi, infatti, una delegazione si è recata in sopralluogo per dare le prime mosse al progetto di restauro, e successiva valorizzazione, che si stima durerà due anni e necessiterà di un investimento di quattro milioni di euro.
«L’inizio dei lavori è previsto per fine anno» preannuncia il direttore del FAI, Marco Magnifico «e sono già stati attivati dei contatti con fondazioni, enti e quant’altri possano contribuire a sostenere l’intervento: il World Monument Fund, ad esempio, ha promesso una donazione di circa 200mila euro. Ma ovviamente sarà importantissima la partecipazione di tutti, pugliesi e non, per raggiungere il risultato prefissato».
La leggenda vuole che Re Tancredi, conte di Lecce, durante una battuta di caccia si trovò di fronte una cerbiatta: la seguì per catturarla e all’improvviso gli apparve l’immagine della Madonna. In quel luogo decise di far costruire la Chiesa di Santa Maria.
La struttura edilizia di forma quadrilatera è composta dalla casa monastica, la chiesa abbaziale (ubicata al centro di un cortile interno) e da un sontuoso pozzo cinquecentesco in pietra leccese.
I monaci basiliani la resero un importante centro religioso e sede di un celebre scriptorium. Dopo la metà del XVI secolo, con la scomparsa dell’ordine basiliano, il complesso passò sotto il controllo della Santa Sede e poi fu concesso da Papa Clemente VII all’Ospedale degli Incurabili di Napoli. Devastata nel 1711 dai Turchi l’abbazia cadde in abbandono, per diventare poi masseria.
La Provincia, ultimo proprietario in ordine di tempo, già in passato aveva tentato di avviare le procedure per valorizzare l'importante complesso architettonico, ma senza esiti concreti, fino a quando l’amministrazione Gabellone ha programmato di affidare in concessione di servizi la gestione dell'abbazia ed ha così pubblicato, nello scorso agosto, un bando pubblico, la cui procedura si è conclusa a novembre con l'affidamento al FAI, «Fondazione riconosciuta a livello nazionale per l’impegno e la competenza dimostrati in oltre trent’anni di attività, in cui ha maturato l’esperienza per pianificare e attuare politiche di valorizzazione e gestione dei beni che ha sotto la propria tutela, siano essi di proprietà o gestiti in concessione», come si legge nella motivazione ufficiale di assegnazione del bando.
La valorizzazione della struttura prevede l’inserimento della stessa in circuiti tematici, l’organizzazione di manifestazioni ed eventi di richiamo, la creazione di un vero e proprio marchio che promuova il territorio e le sue produzioni eno-gastronomiche in vista di flussi turistici di grandi dimensioni. Importante sarà la funzione didattica, da espletare soprattutto nei riguardi delle scuole, che proseguirà nell’intento del già esistente Museo delle Tradizioni Popolari, realizzato qualche anno fa dalla Provincia di Lecce nell’edificio adiacente la chiesa.
Il sostentamento della struttura sarà probabilmente coadiuvato da un self-cafè, una sorta di caffetteria autogestita, in un’ala del complesso che ben si presta a tal scopo. Non si esclude nemmeno la possibilità di organizzare piccole cerimonie e convegni all’interno.
Il tutto nel rispetto del contesto storico e naturalistico nel quale la struttura si trova: «È questo, infatti» sottolinea il vicepresidente e assessore alla Cultura della Provincia di Lecce, Simona Manca, «ciò che ci ha maggiormente colpito del progetto presentato dal FAI e da parte nostra ci impegniamo a collaborare fattivamente a partire dal miglioramento della viabilità, ad esempio: è prevista infatti la realizzazione di due rotatorie sulla strada che collega Squinzano con Casalabate, stretta e tortuosa, pertanto poco adatta al flusso di visitatori atteso».
Inoltre, fa notare il Presidente Gabellone, «ci sono contatti in corso con Arcus, Società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo del Ministero per Beni e le Attività Culturali».
Il tutto fa ben sperare che la rinascita di Cerrate, questa volta, sia davvero vicina.
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