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Expo Gate: le performance di Piero Manzoni riproposte dagli artisti del 2014

  • Pubblicato il: 23/05/2014 - 10:05
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni

Milano. I  Padiglioni Expo Gate dello Scandurrastudio, sorti in Largo Cairoli a Milano, sono stati pensati e offerti dal Comune di Milano come punto di riferimento per attività culturali fuori da Expo e nel cuore della città. La curatela generale è stata affidata aCaroline Corbetta, e prevede da qui a oltre l’inaugurazione di Expo, nel maggio 2015, un intenso e quotidiano palinsesto di iniziative.
Fra i primi ospiti dei Padiglioni «off»,  la Fondazione Piero Manzoni, protagonista attualmente a Palazzo Reale con la mostra retrospettiva sul Maestro, a cura di Rosalia Pasqualino di Marineo e Flaminio Gualdoni (visitabile fino al 2 giugno).
Abbiamo conversato con Rosalia Pasqualino di Marineo, curatrice della Fondazione Piero Manzoni, che per Expo Gate ha pensato di riproporre tre performance del Maestro sotto il nome di Piero Manzoni reenacted, fra le sue azioni più conosciute, facendole interpretare da un gruppo di artisti contemporanei.
L’occasione ha anche aperto la riflessione sul tema della gestione dell’eredità di un grande maestro attraverso fondazioni o musei a lui intitolati.

Siete fra i primi invitati ad Expo Gate.
Sì. siamo stati coinvolti da Caroline Corbetta in concomitanza con la mostra di Piero Manzoni a Palazzo Reale. Abbiamo pensato a qualcosa che si adattasse a questo spazio aperto e senza pareti, ancora in forma di cantiere. Ho scelto tre performance che Manzoni realizza fra il 1960-61: fiato d’artista, la consumazione dell’arte (la performance delle uova); la scultura vivente (con la firma di autenticità sul corpo delle persone).
L’idea di ridare vita a qualcosa di cui adesso si vedono solo le reliquie…i resti dei palloncini vuoti, i certificati che accompagnavano le uova, la firma di autenticità delle persone...mi ha motivato fortemente.
Chiamando infatti qui 15 artisti viventi a riproporre la performance, abbiamo riproposto al pubblico il rapporto con l’artista. L’artista stesso ci mette qualcosa di più ogni volta che rivive il gesto di Manzoni, magari personalizzandolo..

Gli artisti scelti sono in sintonia con Manzoni, oppure hai coinvolto figure completamente lontane dai suoi messaggi?
I criteri sono stati due: artisti con già un minimo di carriera, quindi non proprio alle primissime armi. Mi serviva che avessero coscienza di cosa sia la ricerca artistica. Poi si, un elemento di eredità manzoniana. Ma è talmente ampia la sua eredità che in qualche modo l’arte attuale ne è debitrice in qualche forma. Quasi tutti sono figli o nipoti di Manzoni. Non ho cercato solo artisti dal lavoro veramente concettuale o solo ironico, ma anche che potesse entrare in contato

A che punto arriva del percorso di celebrazione di Manzoni?
L’anno scorso abbiamo celebrato l’anno dell’anniversario della nascita e della morte, innescando vari eventi, come pubblicazioni, conferenze fino alla mostra a Palazzo Reale. Anche questo evento fa fare una progressione al percorso. Ci sarà a settembre la mostra su Azimut alla Guggenheim collection di Venezia. Abbiamo avviato contatti con il Brasile. Stiamo lavorando ad altri due libri. L’occasione dell’anniversario ha solo avviato un processo più completo di rilettura e valorizzazione del lavoro di Manzoni.

Come si vive il messaggio di un artista. Come può continuare a parlare?
La promozione e diffusione degli artisti è un tema interessante e complicato. Per una fondazione d’artista è fondamentale capire in che modo, cosa sia giusto e sbagliato, quali strade parallele percorrere per valorizzare il suo messaggio. Le mostre permettono le collaborazioni con istituzioni culturali e di aprire i confini. Ma anche il lavoro sulle pubblicazioni. Però poi devono seguire altre attività, rivolte ad un pubblico più ampio anche di non esperti dell’arte.

Ripaga l’ortodossia oppure l’attualizzazione del messaggio?
Sono importanti entrambe le cose. Non bisogna eccedere in un senso o in un altro. Se sei solo storico dell’arte, avrai un pubblico ristretto di esperti. Se sei solo fashion, cogliendo il momento di celebrità, ricadi solo nella speculazione sulla firma d’autore. Pensare delle azioni con contenuti, ma anche veicolarli tramite un linguaggio o situazione diversa, sicuramente ripaga.
Gestire un’eredità di un artista mancato ormai da 50 anni, è difficile. Non c’è l’artista vivente che decide di entrare in altri contesti e ambiti disciplinari per aprire il suo messaggio. Bisogna mantenere viva l’attenzione per non stravolgere il suo messaggio.

Ci saranno oggi i collezionisti?
Secondo me si. Qualcuno verrà per divertimento.

Come ha reagito il pubblico alle celebrazioni di Manzoni?
La gente ha voglia di capirlo meglio. Comprano i libri e partecipano alle nostre ampie proposte. Non facciamo i numeri di Klimt, ma è un pubblico con interesse reale. Compra anche la “merda d’artista”. Il collezionismo e mondo dell’arte ama qualcosa di più vitale: ad esempio per l’opening di Palazzo Reale abbiamo coinvolto il club delle 500, per il pick up dei nostri ospiti alla cena. Ci sembrava una proposta giocosa e diversa per invitare a immedesimarsi ai tempi di Manzoni, attraverso anche la sua automobile.

Per tutto il 2013, anno dell’anniversario di Piero Manzoni (Soncino1933- Milano1963), la Fondazione ha lavorato intensamente per rilanciare il pensiero e messaggio dell’artista soncinese, attraverso molteplici azioni. La pubblicazione della biografia completa a cura di Flaminio Gualdoni per i tipi Johan&Levi, il Diario giovanile (Electa) e gli Scritti sull’Arte (Abscondita) a cura di Gaspare Luigi Marcone, il film di Andrea Bettinelli “Piero Manzoni”, nonché la mostra presso Städel Museum di Francoforte. Un impegno che ha permesso di riportare all’attenzione uno dei Maestri più interessanti e fondamentali dell’Arte del XXI secolo, capace di stimolare il pensiero degli artisti contemporanei e la curiosità dell’ampio pubblico.

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