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  • Pubblicato il: 23/10/2013 - 11:55
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Anna Saba Didonato

Catanzaro. Fino al 29 dicembre 2013, nelle sale del Complesso Monumentale del San Giovanni, sarà possibile ripercorrere la storia degli «ambienti» italiani, da Lucio Fontana ai giorni nostri, attraverso un percorso espositivo che ne ripropone 40, di cui 15 ricostruiti filologicamente, 25 documentati con video e foto, tra cui alcune di Claudio Abbate. I curatori, Marco Meneguzzo, Bruno Di Marino e Andrea La Porta, hanno voluto testimoniare l’interesse dell’arte italiana verso il tema «ambiente», inteso come «spazio-ambiente», senza fare alcun riferimento all’arte ambientale che rimanda all’esterno, a qualcos’altro. Qui invece abbiamo «ambienti chiusi, come se fossero ambienti architettonici, visto che per l’arte classica, in cui rientra l’arte italiana, il concetto di architettura è fondamentale, mentre il concetto di natura è meno importante». E’ quanto afferma Meneguzzo, secondo cui esistono due filoni all’interno dell’arte d’ambiente: uno che guarda allo spazio con l’intento di una definizione delle sue coordinate; l’altro, più giovane, che lo considera «perimetro di piccole e grandi narrazioni»; in un’osmosi reciproca.
Si parte idealmente da «Spazio elastico» di Gianni Colombo del 1967, che l’anno successivo gli valse il Gran Premio alla Biennale e che fu presentato anche a Documenta 4 a Kassel, collocato in chiusura del percorso di visita; per proseguire con «Ambiente stroboscopico n. 5» di Davide Boriani, con cui si apre la mostra. E dopo i due esponenti del Gruppo-T, si passa all’incantevole «Light Prism» di Alberto Biasi, del Gruppo Enne di Padova, e alla «Luna» di Fabio Mauri, concepita sei mesi prima dell’allunaggio dell’Apollo 11. Un ambiente accessibile attraverso due boccaporti, e dove una distesa di polistirolo ricopre totalmente il pavimento, riflettendo in maniera suggestiva la luce proveniente dall’esterno, dando al visitatore l’impressione di trovarsi su uno spazio lunare. Fino ai lavori più recenti di Massimo Bertolini, Loris Cecchini, Chiara Dynys, Carlo Bernardini e Flavio Favelli. Oltre a quelli di Ugo La Pietra, Cesare Berlingeri e Aldo Mondino.
Una mostra interessante e coraggiosa, «Artisti nello spazio. Da Lucio Fontana a oggi: gli ambienti nell’arte italiana», promossa dalla giovane e attivissima Fondazione Rocco Guglielmo e dal Comune di Catanzaro, e realizzata con il finanziamento POR Calabria Fesr 2007/2013 nell’ambito delle «Azioni per lo sviluppo dell’arte contemporanea in Calabria», che ha messo a disposizione 3 milioni di euro per 7 progetti selezionati. Tra questi figura «Primati italiani. Dal Futurismo a Fontana, da Rotella ai giorni nostri», voluto dal Comune e dalla Fondazione - supportato da Fondazione Imes di Catanzaro, Università degli Studi Magna Grecia, Comune di Soverato, Comune di Sant'Andrea Apostolo dello Ionio, Fondazione Cefaly, Fondazione Mimmo Rotella e Cineteca della Calabria – e di cui «Artisti nello spazio» rappresenta il secondo appuntamento, dopo «Lo sguardo espanso», un’ampia esposizione dedicata al cinema d’artista italiano.
«Artisti nello spazio» è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, corredato anche dei saggi critici di Arianna Baldoni e Gregorio Raspa. Una mostra da non perdere, che avrebbe bisogno di maggiore visibilità. Infatti, è nelle intenzioni degli organizzatori varcare i confini regionali per approdare in altre istituzioni museali. Forse, a Milano, presso Palazzo Reale.

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di Anna Saba Didonato