Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Eccellenze italiane: il Teatro Patologico va all'Università

  • Pubblicato il: 12/07/2016 - 12:38
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Dario D’Ambrosi, uno dei maggiori artisti d’avanguardia italiani, da oltre trent’anni è un attento indagatore del disagio mentale attraverso la ricerca teatrale. Il suo Teatro Patologico ha creato un'unica e speciale corrente teatrale, riuscendo a collegare la recitazione ad una finalità terapeutica. Una significativa esperienza lo ha portato ad avere notorietà e riconoscimenti anche all’estero, dove rappresenta un punto di riferimento per il teatro sociale destinato a persone affette da disagio psichico. Quest’anno il Teatro Patologico ha avviato un percorso che lo porta ad avere il tanto atteso riconoscimento scientifico per validare gli importanti risultati raggiunti dal fervido lavoro di D'Ambrosi. Si è appena concluso all’Università di Tor Vergata il primo corso universitario di Teatro Integrato dell’Emozione per disabili psichici
 
 
 
Dario D’Ambrosi è un artista poliedrico: autore, regista, attore, negli anni rappresenta spettacoli significativi nelle maggiori città italiane, negli Stati Uniti - a New York, Boston, Chicago, Cleveland, Los Angeles, Detroit – e, in Europa, a Barcellona, Amsterdam, Monaco. Per il cinema e la televisione ha lavorato a fianco di artisti quali Anthony Hopkins, Jessica Lange, Ben Gazzara, Sergio Castellitto, Dario Fo e sotto la regia di Mel Gibson; ha diretto lui stesso film e cortometraggi.
Cresciuto a San Giuliano Milanese, D’Ambrosi trascorre la sua giovinezza «con un gruppo di personaggi ben noti nella scena criminale di Milano, tra cui anche Renato Vallanzasca, i quali hanno fortemente inciso sulla mia crescita». Trasferitosi giovanissimo a New York negli anni ’70, incontra Ellen Steward, fondatrice del Cafè La Mama, dove esordisce con il monologo «Tutti non ci sono», rimasto allora in cartellone per mesi. Qui incontra anche artisti come Robert De Niro, Andy Wharol, Lou Reed, Pina Baush.
La curiosità verso il disagio psichico lo spinge negli anni '80 a vivere un’esperienza difficile e molto profonda attraverso un internamento di tre mesi all'istituto psichiatrico Paolo Pini di Milano. Da questa esperienza, D’Ambrosi dà vita agli inizi degli anni ’90 a Roma all'Associazione Teatro Patologico con l’intento di instaurare un rapporto terapeutico tra il paziente e la recitazione, realizzando una realtà in cui soggetti affetti da disturbi psichiatrici e della personalità potessero esprimere le loro emozioni, frustrazioni e personalità.
Nel 2006 viene fondata la Scuola di Formazione Teatrale che si prefigge di fornire ai ragazzi con gravi problemi psichici i mezzi, teorici e pratici, per esprimersi attraverso il teatro. L'intento è far incontrare il teatro e la malattia mentale in un percorso che, arricchendo entrambe le realtà, trovi un nuovo modo di fare teatro e aiuti migliaia di famiglie coinvolte con malati di mente. Nello specifico l’obiettivo è di stimolare la libertà creativa dei partecipanti senza influenzare didatticamente la loro fantasia e la loro sensibilità, fornendo loro i mezzi, teorici e pratici, per esprimersi attraverso il teatro, per permettere ad ognuno di trovare il proprio spazio nel campo teatrale e nei vari ambiti che ne fanno parte: scrittura, recitazione, creazione costumi o scenografie, musica. La scuola si avvale della collaborazione di Asl, centri diurni, case famiglia, associazioni di volontariato, servizi sociali dei vari municipi di Roma.
Dall'incontro tra artisti, operatori psichiatrici, malati di mente sono nati diversi spettacoli che indagano sugli stati di malattia mentale intuendone la parte vitale, artistica e creativa con l’intento di rendere «dignità al matto». Dal primo anno - in cui i ragazzi sono andati in scena al  Teatro Quirino di Roma, con uno spettacolo, scritto dagli studenti, che hanno tra l’altro hanno costruito le scenografie e scelto i costumi, sempre affiancati dall’esperienza e la sensibilità di professionisti del settore - il Teatro Patologico ha presentato il suo lavoro in tutto il mondo: Parigi, Barcellona, Amsterdam, Praga, Madrid, Monaco, Londra, e soprattutto Stati Uniti dove D’Ambrosi ha avuto modo di far conoscere il proprio metodo di lavoro in ambiti universitari (New York University di New York, Akron University di Cleveland, Haward University di San Francisco), dove tuttora si conduce ricerca sull’attività del Teatro.
L’Associazione ha inoltre prodotto un cortometraggio della durata di 27 minuti dal titolo «Frusta-azioni» diretto da D’Ambrosi ed invitato ai festival di Locarno e Venezia.
 
Fra i numerosi riconoscimenti conferiti a Dario D’Ambrosi e al suo Teatro Patologico troviamo: il Biglietto d’Oro nel 1995, il Premio IDI (Istituto Del Dramma Italiano) nel 1996, la Lupa Capitolina – Comune di Roma, il «Best Show 2013» di Londra per lo spettacolo «Medea», «Price of Drama The City of Los Angeles» per lo spettacolo «Nemico Mio Manicomio».
In Italia ben 62 studenti hanno portato come tesi di laurea il Teatro Patologico. Un’eccellenza mondiale che si autofinanzia attraverso gli spettacoli e che ha contato su pochi aiuti istituzionali, nonostante i risultati raggiunti con i disabili psichici coinvolti, riconosciuti dal mondo della medicina. Con una struttura molto snella, che quasi coincide con la figura di D'Ambrosi, l'associazione ottiene contributi Statali per lo spettacolo dal vivo (FUS), qualche finanziamento dal comune di Roma e negli anni scorsi qualche contributo è arrivato anche da fondazioni: Fondazione Roma e Fondazione Telecom. Inoltre è stato siglato un Protocollo di Intesa con la Fondazione Roma Solidale onlus, fondazione di partecipazione promossa dal Comune di Roma nel 2005, «atto a generare interventi che possano favorire lo sviluppo di forme di collaborazione e cooperazione interistituzionale e la realizzazione di programmi e progetti rivolti alle persone più vulnerabili delle comunità con particolare riguardo verso coloro che sono affette da disabilità fisica, cognitiva e relazionale».
Ma l'associazione, o meglio D'Ambrosi, non si ferma e quest'anno dà il via al primo corso universitario di Teatro Integrato dell’Emozione per disabili psichici per giovani con disabilità mentale, realizzato in collaborazione con l’Università di Tor Vergata di Roma, nell’ambito dell’iniziativa di Ateneo «ZeroINdifferenza».
E' una sperimentazione, unica nel panorama mondiale, che si muove su due binari paralleli: la ricerca da una parte e la formazione dall’altra. Frutto dell’unione fra la trentennale esperienza sul campo sviluppata dal Teatro Patologico e le attività di ricerca svolte in ambito neuropsichiatrico dall’Università di Tor Vergata, e coordinate dal Prof. Alberto Siracusano, Direttore Dipartimento di Medicina dei sistemi, il progetto ha l’obiettivo di giungere a una validazione scientifica formale dei metodi innovativi di Teatro terapia a vantaggio di soggetti con disabilità mentali di diverso grado.
Due anni, finanziati dal Miur, permettono così ai ragazzi con disabilità mentale, tra i 20 e i 35 anni, in possesso di diploma di scuola secondaria di secondo grado, di accedere per la prima volta nella storia del mondo all’università. Circa 20 studenti hanno seguito le lezioni sia presso il Teatro Patologico che nelle aule universitarie con visite ai set cinematografici e ai teatri più importanti.
Al termine dei sei mesi programmati, seguirà uno spettacolo di chiusura – in programma a settembre al Teatro Quirino - e verranno presentati anche i primi dati inerenti alla ricerca che gli accademici di Tor Vergata elaboreranno in merito alla validità della teatro-terapia nella cura delle patologie psichiatriche.
«Il progetto è fortemente innovativo perché unisce la Ricerca dell’Università alla Ricerca del Teatro con l’intento di offrire opportunità anche a giovani in condizioni di svantaggio mentale. È questa per noi l’ «università positiva», un’università sostenibile e inclusiva», ha detto il rettore Giuseppe Novelli presentando l’iniziativa.
Ed è solo l'inizio perché dal prossimo gennaio il corso verrà esteso anche all'Università di Camerino e dal 2018 verrà attivato un Master per formare operatori sociali che lavorano nell'ambito del disagio psichico fornendo loro gli strumenti sperimentati da D'Ambrosi nella sua lunga esperienza.
La filosofia del Teatro Patologico viene così sempre più diffusa e il suo metodo di lavoro più riconosciuto.
Perché, come spiega Dario D’Ambrosi, «il palcoscenico è un posto magico. Qui non è possibile differenziare le patologie».
 
 
© Riproduzione riservata