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Due star a Venezia: Olympia e la Venere di Urbino

  • Pubblicato il: 01/02/2013 - 09:23
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Lidia Panzeri
Édouard Manet (1832-1883) Olympia

Venezia. Mostra cardine dell’attività espositiva dellaFondazione Musei Civici di Venezia per il 2013 è senza dubbio«Manet. Ritorno a Venezia» in calendario dal 24 aprile al 18 agosto e a cura di Stéphane Guégan, commissari Guy Cogeval e Gabriella Belli. A sottolinearlo, nel corso della presentazione del programma tanto il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che la direttrice, Gabriella Belli.
Evento fuori dall’ordinario per almeno tre motivi: il primo, l’aver ottenuto non solo il prestito dell’«Olympia» dal Musée d'Orsay, ma anche quello, davvero eccezionale di  «La Venere di Urbino» di Tiziano, fianco a fianco due vertici dell’arte sensuale.
Il secondo è la tesi ambiziosa sottesa al progetto: che i modelli culturali a cui si ispirò il maestro francese non furono solo Velázquez e Goya, ma anche i grandi maestri veneziani del Cinquecento come Tintoretto e Lotto nonché Tiziano, ovviamente. Il parallelo tra «Olympia» e «Venere di Urbino» è, al proposito, illuminante.
Terzo motivo: la collocazione negli appartamenti dei dogi a Palazzo Ducale, un fatto straordinario, che non è detto costituisca un precedente, ma in questo caso è pienamente giustificato dalle frequentazioni dei luoghi veneziani nei due soggiorni di Manet a Venezia,  nel 1852 e nel 1874. Luoghi peraltro ricostruiti grazie alle fotografie d’epoca con l’individuazione anche della stanza dove l’artista ebbe la prima idea dell’«Olympia».
Per il resto l’offerta espositiva è ricca di 32 eventi, 19 riferibili a mostre temporanee; 9 ai tesori ritrovati come la collezione di merletti di Adele Fornoni Bisacco a Burano o i doni alla Serenissima di Shah Abbas il Grande (1587-1629), imperatore persiano.
Ultimo capitolo (quattro eventi) la rivisitazione delle collezioni permanenti come i bronzi, le miniature, i dipinti, le sculture, variamenti databili e finora rimasti nei depositi del Museo Correr. Una Wunderkammer che ha il suo reperto più prezioso nel ritratto del Doge Loredan, attribuito a Vittore Carpaccio (1501), di nuovo visibile dal prossimo 23 febbraio.
Palazzo Mocenigo, invece, sede del museo della moda, una volta terminato il restyling a cura di Pierluigi Pizzi sarà reso disponibile l’intero primo piano nobile per le collezione degli abiti del Settecento e si aggiungerà una nuova sezione dedicata alla storia del profumo (dal 1° giugno).
Tra i nuovi itinerari a Palazzo Ducale, quello che includerà la chiesa interna, ora chiusa al pubblico, una volta restaurata l’edicola con la Madonna del Sansovino.

Intorno alla Biennale: Caro, Tàpies collezionista, Vedova da scoprire e i bestiari di Cattelan, Vezzoli, Favaretto e C.

L’altro cardine del 2013, in concomitanza con la Biennale, è l’arte contemporanea. Non in concorrenza, ma alla ricerca di una propria identità e in assenza di uno spazio espositivo apposito. Due gli omaggi ai maestri del contemporaneo: Anthony Caro, al Museo Correr, dal 1° giugno al 24 ottobre, prima antologica italiana dedicata a questo grande interprete della scultura contemporanea. Commissari Gabriella Belli e Nicholas Serota.
L’altro evento, sempre concomitante con la Biennale, dal 1° giugno al 24 novembre, è «Tàpies: lo sguardo dell’artista». Non solo le sue opere, ma anche quelle della sua collezione, oggetti d’arte, reperti archeologici, arte popolare, altrettante fonti della sua ispirazione. Antoni Tàpies era un collezionista come Mariano Fortuny e proprio nel museo omonimo ha luogo l’esposizione: una pillola di contemporaneo inserita negli spazi storici, a reciproco arricchimento e a garantirne la continuità della fruizione. Come è il caso dell’antologica«Discovering Vedova» a cura di Germano Celant, dove le opere del maestro veneziano saranno inserite nel percorso storico del Museo Correr e in quello di Ca’ Rezzonico (dal 18 maggio al 13 ottobre). E ancora, dal 1° giugno al 24 ottobre, il «Bestiario contemporaneo» diMaurizio CattelanFrancesco Vezzoli, Lara Favaretto e altri all’interno del Museo di Storia Naturale.


A Ca' Pesaro collezioni a confronto: Sonnabend e Panza

L’altra scommessa è per la Belli, la rilettura delle collezioni di Ca’ Pesaro, messe a confronto, dal 1° giugno, con trenta opere (di Serra, Koons, Flavin, Schifano, Zorio) appartenenti alla Sonnabend Collection di New York, già esposte al Madre di Napoli e in deposito a lungo termine a  Ca’ Pesaro. Altro confronto, quello con «The Panza Collection», con esempi di Pop art, Minimal e arte concettuale in esposizione temporanea dal 5 ottobre al 12 gennaio 2014.
A Ca’ Pesaro c’è anche spazio (dal 9 marzo al 28 aprile) per la rivisitazione delle proprie collezioni, soprattutto in relazione alla storia della Biennale, come i quadri di Birolli, De Luigi, Santomaso e Vedova esposti alla XXIV Biennale di Venezia, quella del 1948.
Programma ricco e articolato, che ha il merito, anche di corrispondere, come sottolinea la Belli, a una visione unitaria , cosa non facile per un complesso di musei così differenziati per collezioni e origine storica.
Tutta in discussione, invece, la nuova configurazione giuridica della Fondazione: da decidere ruoli e funzioni degli attuali dirigenti, l’integrazione del consigliere (Ambasz) già dimessosi da qualche mese «per motivi personali» e quale voce in capitolo nella programmazione delle iniziative debbano avere gli attuali curatori dei diversi musei. Problemi, in teoria, da valutare di comune accordo tra il Comune di Venezia e i membri della Fondazione.  Ma finora, tra riunioni deserte o differite, l’unico risultato è quello di un rinvio delle decisioni a un tempo non troppo ravvicinato.
da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 30 gennaio 2013