Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Due collezioni da scoprire: Alberoni e Gazzola

  • Pubblicato il: 09/09/2011 - 09:49
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Sandro Parmiggiani
La «Madonna della fontana» di Jan Provost (1462-1529) alla Galleria Alberoni

Oltre alle raccolte di Palazzo Farnese e della Galleria Ricci Oddi altri due musei meritano il viaggio a Piacenza. Uno è il Collegio Alberoni, fondato dal cardinale Giulio Alberoni (1664-1752), primo ministro di Filippo V di Spagna. Esso ha mantenuto la sua funzione originaria di scuola per la preparazione alla vita ecclesiastica dei giovani provenienti da famiglie povere e di attivo centro di approfondimento teologico, filosofico e scientifico. Nella figura del cardinale Alberoni si riunirono molti aspetti dell’umana iniziativa: uomo di chiesa, abile politico e diplomatico, uomo d’affari, di cultura e appassionato collezionista di opere e di oggetti d’arte. Il Collegio, costruito a partire dal 1732, poi parzialmente distrutto, venne ricostruito e infine aperto nel 1751 poco prima della morte del Cardinale, che lo affidò farne una scuola di alto livello culturale. Oltre al vero e proprio collegio, l’imponente edificio comprende una Biblioteca con circa 130mila volumi, ricchissima di opere scientifiche, di incunaboli e di cinquecentine, il Gabinetto di Fisica, quello di Scienze Naturali, un Osservatorio sismico e meteorologico (1802) perfettamente funzionanti, e una Specola astronomica (1870). Vanto del Collegio è la Pinacoteca, esito delle opere raccolte dal Cardinale a Piacenza, in Spagna e a Roma, oltre che da successive acquisizioni. Le opere più antiche e delicate (tra le quali i due piccoli ma preziosissimi dipinti su tavola, «Madonna della fontana», debordante di simbologie floreali, che riecheggia il dipinto di Jan van Eyck al Museo di Anversa, e «Bicchiere con i fiori in una nicchia», di Jan Provost), sono custodite nell’appartamento del cardinale, situato nel cuore del Collegio. Qui si possono ammirare anche dipinti del Maestro dei Putti bizzarri, di Dirck Bouts, di Henri Met de Bles, detto il Civetta, di Vincenzo degli Azani, detto da Pavia, di Guido Reni, di Luca Giordano, di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, di Pier Francesco Mola, di Angelo Caroselli, di Michelangelo Cerquozzi.

La parte più consistente della quadreria è allestita nel suggestivo spazio della Nuova Galleria Alberoni, recentemente rinnovato per farne un modernissimo museo, e sala congressi e concerti. Nella Galleria vengono in parte documentate, attraverso i dipinti qui raccolti, le relazioni che il Cardinale stabilì con diversi artisti contemporanei, tra i quali Giovanni Maria delle Piane detto il Mulinaretto, lo spagnolo Sebastiano Martinez, il concittadino Gian Paolo Panini (di cui si può ammirare «La cacciata dei mercanti dal tempio»), Domenico Maria Viani, Francesco Solimena, Pier Leone Ghezzi, Sebastiano Conca, Gaspar van Wittel. Vi troviamo inoltre «quadri di genere», sculture e crocifissi, preziosi paramenti sacri e diciotto superbi arazzi, capolavori estremi della tradizione rinascimentale fiamminga di Bruxelles. Vera perla della raccolta è tuttavia, indubitabilmente, l’«Ecce Homo» di Antonello da Messina, acquistato a Roma dal cardinale nel 1725, con in basso il cartiglio che ne fissa la data di esecuzione al 1473 (o 1475). Infine, nella Chiesa di San Lazzaro, ecco altri pregevoli dipinti, raffiguranti santi, di Camillo Procaccini, Giuseppe Peroni, Antonio Bresciani, Gaetano Callani.

L’altro museo notevole di Piacenza è l’Istituto d’Arte, o Fondazione Gazzola, dal nome del conte e generale che lo fondò: Felice Gazzola nato nel 1698 a Piacenza e morto a Madrid nel 1780, dove era arrivato ai vertici della carriera militare e fondato la Scuola di Artiglieria nell’Alcazar di Segovia. Amico di Gianbattista Tiepolo, Gazzola dispose che alla mor- te il suo patrimonio fosse destinato al bene pubblico della sua città di origine. Il palazzo di famiglia ospita così, dal 1781, una scuola d’arte ancora oggi attiva, che ha avuto illustri allievi, soprattutto nell’Ottocento. L’Istituto Gazzola, tuttavia, va qui ricordato perché, sempre nell’Ottocento, vi si costituì il Museo, acquisendo nel tempo, tramite lasciti e donazioni, numerosi dipinti, tra i quali opere di Antonio Campi, Gian Mauro Della Rovere, detto il Fiamminghino, di Giovanni Andrea De Ferrari, di Bonifacio dei Pitati, di Mattia Preti e di Giuseppe Maria Crespi; tra le opere più significative segnaliamo «L’incontro di Ettore con Andromaca» ed «Ettore rimprovera Paride» di Gaspare Landi, pittore «di storia», la «Circoncisione» del Perugino, datata 1498, la tela del Morazzone raffigurante Gesù flagellato, una «Educazione della Vergine» riferibile a Roberto De Longe, la «Madonna Addolorata» del Dolci, i «Fiori all’aperto» di Margherita Caffi e il «Paesaggio romano» di Hackert. Il Museo Gazzola accoglie infine un’ampia scelta di opere che rappresentano alcuni degli gli aspetti salienti della pittura piacentina tra il XIX ed il XX secolo. Il Museo è visitabile solo su appuntamento; il suo interesse, documentato dai cataloghi delle tre mostre che, tra il 1998 e il 2000, furono organizzate dal Comune di Piacenza al Palazzo Farnese, per la cura di Ferdinando Arisi, motiva l’auspicio che la collezione possa essere visitabile con maggiore frequenza e continuità.

© Riproduzione riservata