Dialogo con Velasco Vitali: un’anticipazione della mostra Foresta Rossa
Milano. E’ un progettoche parte da lontano quello di Foresta Rossa di Velasco Vitali, ha i suoi esordi nel 2010 per rinnovarsi nella tappa di luglio in Triennale: dalla premessa di Sbarco, installazione collocata a Pietrasanta e Milano, giunge all’elaborazione delle Isole Borromee, sul Lago Maggiore, ed alla Fondazione Corrente di Milano, sino al doppio approdo Isola Madre – Pallanza e Triennale, dove rimarrà sino al 1 di settembre. Specifica Vitali «Il progetto era nella mia testa da una decina d’anni. Il tema centrale del progetto sono le città abbandonate, che rappresentano la storia del mondo, si pensi all’Isola di Pasqua e luoghi simili che sono stati centrali per la civiltà e cultura e poi sono state abbandonate, assumendo il significato di città utopica, generata dal sogno impossibile di essere abitata». Luogo simbolo è la città di Pripyat, simbolica della triste vicenda del 1986 di Chernobyl, avvolta da una foresta che, a seguito della fuoriuscita di radiazioni nucleari, viene abbandonata in massa da 45.000 persone caricate a forza su bus e treni, che assume, mentre sta morendo, colorazioni rossastre, da cui il titolo Foresta Rossa « I luoghi vengono abbandonati per eccesso di dramma o di bellezza, trovare il crinale tra questi due poli estetico ed etico è ciò che mi affascina». Per l'artista «Foresta Rossa è diventata il riferimento per questa lunga serie di storie, pari al numero delle città catalogate, un bagaglio sorprendente di fatti al limite dell’invenzione quasi fossero fantasie letterarie alla Calvino. Ho cominciato questa ricerca con l’aiuto del mio assistente Francesco Clerici nel 2008 indagando sul web in tutti gli angoli del mondo per selezionare paesi e città abbandonati nell’epoca moderna che ancora non fossero archeologia. Finora siamo arrivati a 420, ma il lavoro continua». La mostra in Triennale con tele e un centinaio di disegni e schizzi narra l’evolversi della ricerca progettuale. «La pittura è il mio mezzo espressivo e non ne esistono altri per me, anche se in realtà Foresta Rossa nasce da un progetto soprattutto installativo e scultoreo che ancora è visibile (fino ad ottobre) all’Isola Madre . Nella prossima fase invece, ci sarà un coinvolgimento multidisciplinare che farà uso di scrittura , video e fotografia, un lavoro che coinvolgerà più persone, un progetto al quale stiamo lavorando e che necessita di un importante impegno economico». A tal proposito l’artista chiarisce alcuni punti legati agli enti partner e al reperimento fondi del progetto «La prima fase soprattutto, all’Isola Madre, nasce da un invito a confrontarsi col luogo e da una committenza spinta dalla sana ambizione di offrire uno spazio territoriale per reinterpretarlo. Cristina Zuccari del Grand Hotel Majestic di Verbania e la famiglia Borromeo hanno dato l’avvio a questo lavoro che ho ampliato con le mie forze sorretto da alcuni collezionisti . La fondazione Corrente che nei mesi primaverili ha esposto i materiali di studio è anche l’Ente che s’è fatta carico della promozione del progetto presso la Triennale di Milano. Operare su progetti così vasti e impegnativi richiede un grande sforzo economico, più dispendioso in termini di energie profuse di quello “artistico”». Infine, un’anteprima di ciò che sarà il focus espositivo della mostra in Triennale «saranno esposti venti grandi dipinti come in una quadreria , ordinati su due lunghe pareti e illuminati solo dalla luce naturale del giorno. E’ l’occasione per presentare la radice fondante di questo lavoro senza commistioni e confronti “ambientali” o naturalistici, un momento e un luogo per fare i conti con trent’anni di pittura e ripresentarmi al via. Un lungo tavolo di disegni, installato in una galleria tutta per se farà da contrappunto più intimo alla pittura».