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DANCE WELL: UN CROSSOVER CULTURALE PER ORIENTARE NUOVE STRATEGIE DI CURA E DI INCLUSIONE SOCIALE

  • Pubblicato il: 15/01/2017 - 22:00
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Sendy Ghirardi e Luisella Carnelli

A Bassano del Grappa le persone che vivono con il morbo di Parkinson si incontrano per danzare insieme grazie a Dance Well, un’ iniziativa promossa da CSC/Operaestate nell’ambito del progetto Europeo ACT YOUR AGE. Un modello di integrazione artistico-sanitaria orientato allo sviluppo di un nuovo welfare. Ne parliamo con Roberto Casarotto, curatore dei progetti di danza internazionali e Alessia Zanchetta responsabile delle relazioni esterne di Operaestate Festival. “La danza è una forma d'arte che richiede l'incorporamento dell'esperienza, e che consente di percepire in prima persona i concetti di bellezza e eccellenza che qualunque corpo (con o senza specifiche abilità) può creare”

A Bassano del Grappa le persone che vivono con il morbo di Parkinson si incontrano dal 2013 per danzare insieme tra i capolavori di Canova, Dal Ponte e Hayez nelle sale del Museo civico. L'iniziativa nasce nell’ambito del progetto Europeo ACT YOUR AGE per la promozione del dialogo intergenerazionale e dell’invecchiamento attivo attraverso l’arte della danza promosso dal CSC/Operaestate (Italia), Nederlandse Dansdagen- Maastricht (Olanda), Dance House Lemesos(Cipro), con il sostegno del Programma Cultura 2007-2013 dell’Unione Europea e dall'incontro con Dance for Health Rotterdam.
La progettualità si basa su una una proposta artistica incentrata sulla danza, ma che include al suo interno varie strategie utilizzate anche nelle pratiche riabilitative per la malattia neurologica.
Il Centro per la Scena Contemporanea del Comune di Bassano del Grappa è uno dei pionieri, in Italia, nella promozione di programmi di ricerca multidisciplinari e internazionale di danza.
Nel 2013, in collaborazione con Dance for Health Rotterdam, con il sostegno del Fondo Sociale Europeo e con il reparto di neurologia dell'Ospedale di Bassano del Grappa, dà l'avvio a un corso di formazione per insegnanti di danza e a lezioni di danza che ininterrottamente si sono perpetuate fino ad oggi negli spazi del museo Civico di Bassano, arrivando nel 2015 anche a Villa Margherita (Arcugnano, Vicenza) e nel 2016 al Teatro Civico di Schio.
Nel settembre 2015, il CSC arriva a definire una propria identità di progetto e a dare il via ad un nuovo corso: DANCE WELL ricerca e movimento per il parkinson, per l’appunto, dove il fine è l’arte attraverso l’espressione del proprio corpo, qualsiasi esso sia. Si tratta di una progettualità che si basa sull’impatto salutare che la pratica della danza, portata avanti in maniera regolare, può avere sul sistema neurologico, sulle prestazioni fisiche e sullo sviluppo della malattia.
Le classi sono aperte a tutti, persone col Parkinson, ma anche accompagnatori, caregivers, giovani, anziani, danzatori, coreografi. Il gruppo misto permette la crescita collettiva, il sostegno reciproco e non emargina, senza dimenticare che il movimento di per sé è comunque un’attività di “prevenzione”.
Dal Novembre 2013 al Novembre 2015 si sono iscritte alle classi, lasciando i propri dati, 172 persone. Ci sono state 206 classi, con complessivamente 6335 presenze.

Con l’allungamento della vita media le malattie neurologiche in particolare quelle degenerative vedono un significativo trend verso l’aumento con un impatto negativo sulla qualità della vita e un peso sempre meno sostenibile sul sistema sanitario nazionale. Pertanto diventa di fondamentale importanza la proposta di un modello di integrazione artistico-sanitaria che formi operatori in entrambi gli ambiti fornendo loro la conoscenza e gli strumenti per una corretta e sicura gestione di tale patologia attraverso la danza.
Fondamentale è la collaborazione con le strutture sanitarie che hanno creduto, sviluppato e sostenuto il progetto. Nel 2015 il Dottor Daniele Volpe ha iniziato uno studio scientifico di misurazione sui suoi pazienti assistiti presso la casa di cura Villa Margherita di Arcugnano, alternando la pratica di dance well a quella riabilitativa. I partecipanti sono stati sottoposti a due valutazioni, all’ingresso e alla dimissione: sono state misurate le capacità motorie, il benessere psicologico e il comportamento attraverso otto scale valutative (UPDRS, BBS, PDQ39, 6- MINUTE WALKING TEST, FES, FOG, Time Up and Go Test, BARTHEL index). Dall'analisi dei dati la proposta Dance Well sembra poter essere ugualmente valida rispetto alla riabilitazione tradizionale e chi sostituisce parte del programma riabilitativo con il programma di danza ottiene, nello stesso periodo di tempo, miglioramenti paragonabili. Al di là dei dati quantitativi, l'esperienza ha riscosso una grande risonanza all'interno della Struttura Villa Margherita: il personale sanitario riferisce che i danzatori attendevano con trepidazione le lezioni di danza, parlandone sempre con grande entusiasmo. Molti danzatori hanno condiviso loro poesie e loro pensieri, non soltanto all'interno delle ore di lezione ma anche con i medici e i fisioterapisti durante l'orario riabilitativo. Più volte inoltre alcuni pazienti che seguivano le classi Dance Well hanno organizzato spontaneamente serate di Karaoke e di ballo, sconvolgendo i ritmi della struttura: si è assistito nel tempo ad una sorta di trasformazione del luogo sanitario, e la potenza della pratica artistica è entrata a tutti gli effetti nel vissuto non solo dei pazienti-danzatori, ma anche di tutto il personale della struttura.
Abbiamo intervistato Roberto Casarotto, curatore dei progetti di danza internazionali e Alessia Zanchetta responsabile delle relazioni esterne di Operaestate Festival.

Lavorare in rete è uno dei punti forza di Dance Well, quali sono gli attori coinvolti in questo progetto?
Attualmente siamo in stretto dialogo con Sara Houston e la Roehampton University di Londra, Monica Gillette e le realtà in cui sviluppa le classi per danzatori con Parkinson in Germania (Amburgo, Düsseldorf e Friburgo), Yasmeen Godder e il suo centro in Israele, il Dottor Volpe e il Centro di riabilitazione di Villa Margherita a Vicenza, la Fondazione Teatro Civico di Schio, la Fondazione Only The Brave che ha sostenuto il progetto, la rete di insegnanti che sviluppano quotidianamente la ricerca per garantire delle classi coinvolgenti e innovative.

Perché è stato scelto il museo come luogo ospitante?
Il museo è spesso identificato come la casa dell'arte nella città di Bassano del Grappa ed è un contesto ideale in cui sviluppare una attività artistica in quanto offre in ogni suo spazio degli stimoli e spunti per la creatività. E' un luogo che facilita l'identificazione della danza come pratica artistica, che permette ai partecipanti alle classi di sentirsi parte dell'arte custodita e che consente di instaurare nuove forme di dialogo con le opere esposte, rendendole vive e attuali.

I danzatori che partecipano a dance well hanno seguito un particolare training?
Le classi sono pensate per accogliere tutti anche chi non ha mai danzato prima e per consentire una familiarizzazione con i linguaggi della danza, una maggiore consapevolezza delle possibilità di espressione del corpo e la costante attivazione dell'immaginazione e della creatività.

Quali sono gli effetti immediati del progetto sui parkinson dancers?
Si sviluppa fin da subito il senso di appartenenza ad un gruppo molto accogliente ed affiatato, ci si lascia dunque alle spalle parte dell'isolamento che spesso la malattia comporta. I partecipanti sviluppano presto confidenza e familiarità col proprio corpo, scoprendo a volte delle possibilità motorie inimmaginabili e acquisendo competenze sulla mobilità, flessibilità ed elasticità muscolare. L'immaginazione e la creatività vengono costantemente attivate creando un flusso di emozioni e sensazioni che rimangono attive oltre l'orario della lezione.
La danza è una forma d'arte che richiede l'incorporamento dell'esperienza, e che consente di percepire in prima persona i concetti di bellezza e eccellenza che qualunque corpo (con o senza specifiche abilità) può creare.

Questa esperienza in che termini impatta sugli artisti?
Gli artisti che conducono o partecipano alle classi entrano in contatto con una comunità molto attiva, piena di passione e desiderio di mettersi alla prova, uno stimolo straordinario per chi ricerca e crea con i linguaggi del corpo. Vediamo come per alcuni coreografi l'esperienza stia influenzando il loro modo di creare o allestire gli spettacoli, prevedendo magari , come nel caso di COMMON EMOTIONS di Yasmeen Godder dei momenti di interazione e partecipazione attiva con il pubblico. Ogni anno commissioniamo ad un artista un lavoro che coinvolge parte dei danzatori del gruppo Dance Well, e il progetto viene presentato all’interno del programma di Operaestate Festival.

Siete riusciti a dare avvio a una community di "appassionati" attivi, che seguono i laboratori; sono diventati anche spettatori delle vostre attività?
Sicuramente parte dei nostri dancers sono diventati un nuovo pubblico. Seguono le attività e le presentazioni di danza, hanno sviluppato passione e interesse e hanno anche capito che si può apprendere anche guardando la danza. Spesso entrano in contatto diretto con gli artisti ospiti in residenza coreografica al CSC, ai quali chiediamo di partecipare alle classi di Dance Well durante la loro permanenza, e questo è l’inizio di un dialogo, diventa poi molto immediato che i parkinson dancers partecipino poi ai loro workshop o sharing.

Quali sono gli impatti che queste iniziative hanno sul territorio?
Aiutano a sviluppare la cultura della danza e a far capire che la danza è un diritto dell'umanità e che può cambiare la vita alle persone riconnettendole col proprio corpo e con la collettività, risvegliando creatività e interesse per l'arte e la vita.
Aiutano a costruire una comunità che si attiva con solidarietà all'inclusione e alla partecipazione. Consentono di portare la ricerca artistica in dialogo con la realtà del territorio in cui si sviluppa.

Con quali indicatori si misura il successo dell’operazione?
Quantitativi: numero presenze e numero delle classi o attività a cui ciascun danzatore partecipa, numero di visitatori/spettatori alle attività di presentazione del progetto o alla presentazione di spettacoli con danzatori del gruppo Dance Well.
Qualitativi (non sempre misurabili scientificamente): miglioramento della vita degli individui, maggiore consapevolezza del proprio corpo, sviluppo del senso di appartenenza a un gruppo/collettività, maggiore autostima, sviluppo della creatività, minore senso di isolamento.

Quali sono i prossimi passi?
Continuare a ricercare e dotare di strumenti adeguati e innovativi gli insegnanti, ampliare il network di collaborazioni, sviluppare il progetto in altre città/musei o luoghi d'arte, preparare nuovi insegnanti, coinvolgere sempre più persone nella pratica della danza.
Con il tempo il gruppo di danzatori si è fortemente inserito nel contesto culturale e sociale della città, partecipando a numerose iniziative, combattendo le forme di isolamento dovute alla malattia e all’età.
Il progetto, al suo terzo anno, pone quindi le basi per un crossover strutturato orientato allo sviluppo di un nuovo welfare supportato dalla pubblica amministrazione, in cui la cultura si fa mediatrice per orientare nuove strategie di cura e di inclusione sociale.

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