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Dal salon alla multisala

  • Pubblicato il: 25/11/2011 - 08:47
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Articolo a cura di: 
Laura Lombardi
Silvia Lucchesi

In una stanza di dodici metri quadri viene pensato «Lo schermo dell’arte Film Festival»: non solo cinema e neppure solo un festival di arte contemporanea, con presentazioni di film e video quasi tutti inediti per l’Italia (quest’anno dal 21 al 24 novembre), ma l’unione di entrambi. Anima del progetto è Silvia Lucchesi, storica dell’arte, docente al corso di laurea Progeas dell’Università di Firenze, studiosa dei rapporti tra arte contemporanea e cinema, insieme al suo staff, composto da Leonardo Bigazzi, Silvana Fiorese, Desdemona Ventroni, Massimo Carotti e Ester Di Leo.
A Silvia Lucchesi chiediamo un bilancio all’oggi di quest’avventura, partita nel 2008 come evento dei 50 giorni di cinema internazionale a Firenze, organizzato dalla Fts-Mediateca Regionale Film Commission e sostenuto da contributi regionali, dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e da due sponsor privati (Opinion Ciatti e Cecchi), e sempre più in crescita, tanto che il grande spazio del cinema Odeon non riesce a contenere l’affluenza del pubblico. Il numero di spettatori, infatti, è in continuo aumento: 2.100 nel 2008, 5.500 lo scorso anno e quest’anno ne sono attesi 9mila.
«Abbiamo fatto un grande passo in avanti e la risposta in sala ma anche il riconoscimento di altre istituzioni nazionali e internazionali (in novembre saremo a Mosca al Centro Garage) ci conforta nella via che stiamo seguendo, conferma la Lucchesi. Nella prima edizione c’erano solo film inediti in Italia su artisti contemporanei, poi abbiamo voluto non solo raccontarli, ma che fossero presenti coi loro lavori nella sezione "Cinema d’artista". Quest’anno abbiamo Sarah Morris, Armin Linke, Anri Sala e Omer Fast, con i quali sono in programma incontri e lectures (quello della Morris in collaborazione col Museo Marini). E con Fast, che presenta dal 20 novembre al 3 dicembre la videoinstallazione "Talk Show", "Lo schermo dell’arte" esce dal cinema Odeon per estendersi negli spazi di Cango».
Come vi orientate nella selezione?
La nostra scelta verte soprattutto su film che trattano argomenti sensibili ai temi della politica e del sociale, cui sono interessati anche molti giovani, come abbiamo visto «esportando» una selezione dei nostri film in istituzioni quali EX3 oppure l’Accademia di Brera. Siamo per natura un progetto che lavora «in rete».
Ma sono anni di crisi del cinema.
Si parla tanto di crisi ma ci siamo resi conto che, nonostante questo, si producono molti documentari sull’arte contemporanea che all’estero, purtroppo non da noi, escono nelle sale: quest’anno avremo, ad esempio, il film «Gerhard Richter Painting», presentato al Festival di Toronto, e «Over Your Cities Grass Will Grow» dedicata ad Anselm Kiefer e presentato a Cannes.
Nell’edizione 2010 c’era anche il «Premio Lo schermo dell’arte».
Siamo riusciti con notevoli sforzi di budget a mantenerlo: consiste in 10mila euro a un giovane artista under 35 per produrre un video, scelto da una giuria tra artisti proposti da cinque curatori: l’anno scorso il vincitore è stato Luca Bolognesi con «Ladies and gentlemen». Credo sia molto importante produrre perché questo distingue il lavoro di un’istituzione.

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da Il Giornale dell'Arte numero 314, novembre 2011