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Curate Award

  • Pubblicato il: 07/03/2014 - 08:02
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Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Micole Imperiali

Qatar/Italia. Parte da Qatar Museums Authority e Fondazione Prada il concorso Curate Award, il cui motto è sfidare le idee correnti su ciò che normalmente s’intende per mostra, incoraggiando la realizzazione di grandi espressioni curatoriali e nuove idee e linguaggi espositivi da utilizzare all’interno e all’esterno degli spazi museali, in un mondo in continuo e rapido cambiamento.
Partendo dal concetto che siamo tutti curators - e non limitando quindi la partecipazione a soli aspiranti o affermati curatori in quanto «ogni elemento che scegliamo e collezioniamo perchè ci circondi ha significato» - il concorso si presenta come una ricerca globale per talenti curatoriali.
I venti progetti finalisti – tra cui due italiani (Federico Pepe con «Erase» e gli A12 con «S.F.C. – The Short Future City») sono stati selezionati in base a creatività e rilevanza sociale tra ben 500 progetti provenienti da 63 Paesi, rispetto ad un concetto di idea curatoriale che sia originale e in grado d’ispirare il prossimo futuro. La giuria è composta da nomi di alto calibro come Sheikha Al Mayassa bint Hamad Al-Thani, Presidente del Qatar Museums Authority, Miuccia Prada, l'architetto e futuro direttore della Biennale Rem Koolhaas, la regista e attrice libanese Nadine Labaki, Nawal El Moutawakel, Vice-Presidente del Comitato Olimpico Internazionale e il curatore, critico e condirettore della Serpentine Gallery di Londra, Hans Ulrich Obrist.
In attesa della proclamazione, a maggio, del progetto vincitore, che verrà realizzato tra Italia e Qatar, ecco i venti finalisti: «A Fuego» del colombiano Rodrigo Orrantia Gómez; «An Informal Settlement» della statunitense Claire Breukel; «Camping Park» del portoghese Rodrigo Vilhena; «Collapsed City» dalla Spagna, firmato Nacho Ruiz; «Continuity - Syrian City Paintings» della siriana Róza El-Hassan; dalla Cina «Copyleft» di Liping Xiang; da Cipro «Directly Mild» di Maria Loizidou; dall'Austria «Eating Habits» di Alice Liechtenstein; «Epigenetic Space» di John-Paul Pryor e dell'italiana Alessandra Cianchetta, dal Regno Unito; «Extinct in the Wild» dell'americano Michael Wang; dal Giappone «metaPhorest» di Habu Kazuhito e Yuki Yoshioka; «Mutterzunge» dalla Turchia, firmato Misal Adnan Yıldız;  «Outlives» del boliviano José Arispe; «Picasso in my casa» delle tedesche Svenja Wichmann e Anna Bründl; «Ready Meals» degli inglesi Cedar Lewisohn e Mike Knowlden; dal Belgio «The Border» di Evelyn Simons; «The Power of Words Exhibition» del qatarino Omneya Kilany e Nabil Al Nashar e «The Reader Digested» il cui gruppo di lavoro, anche se proveniente dagli Stati Uniti, presenta una buona percentuale italiana (Matthew Claudel, Carlo Ratti e Gianluigi Ricuperati).

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