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Cultura e crescita sociale. Il dibattito tedesco presentato dalla voce delle imprese

  • Pubblicato il: 20/04/2012 - 14:42
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Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
Stephan Frucht

Milano. Si è tenuta lo scorso 17 aprile all’Università IULM di Milano la lectio magistralis di Stephan Frucht «Le sponsorizzazioni in Germania: sessant’anni di esperienza di partnership tra imprese e cultura». Direttore della Commissione Cultura dell’Associazione Federale delle Industrie Tedesche fondata nel 1951, Stephan Frucht è stato invitato da Elisa Bortoluzzi Dubach della Facoltà di Arti, Mercati e Patrimoni a riportare l’esperienza dell’unica istituzione tedesca attiva a livello nazionale per il sostegno alla cultura da parte delle imprese. 
In Germania il settore della cultura e delle industrie creative produce il 2,5% del PIL nazionale (circa 70 miliardi di euro) per un totale di 2,8% occupati nel settore (circa 1 milione di persone, tra cui 160mila artisti free lance e 170mila artisti dipendenti) con un sistema di welfare federale che prevede un finanziamento pubblico del 90% rispetto al 10% dei privati, principalmente imprese.
La spesa pubblica totale in cultura ammonta a 8,5 miliardi di Euro (3,6 miliardi dalle Regioni, 3,8 miliardi dai Comuni, 1,1 miliardo dal Governo Federale) mentre quella privata arriva a 600 milioni di Euro (200 milioni dalle Fondazioni, 50 milioni dalle donazioni individuali, 350 milioni dalle sponsorizzazioni d’impresa).
Un sistema che funziona e produce ricchezza sociale declinata nella vitalità dei territori e nella coesione sociale delle comunità tedesche che possono contare su 6mila musei, 150 teatri pubblici, 180 teatri privati e 130 orchestre diffusi sul territorio. Per spiegarlo con un caso, ai tedeschi piace ricordare la grande stella della danza Pina Bausch, che non ha mai voluto trasferirsi dalla cittadina di Wuppertal nelle grandi capitali internazionali della cultura.
E di questo sembrano essere consapevoli le imprese, le cui sponsorizzazioni culturali si stanno spostando sempre di più verso l’educazione e la partecipazione degli individui alla vitalità del territorio attraverso progetti che intersecano cultura e sociale.
Eppure, anche in Italia ha fatto scalpore il recente dibattito sollevato da quattro eminenti operatori culturali tedeschi con la pubblicazione «L’infarto della cultura» (Armin Klein, Pius Knüsel, Stephan Opitz, Dieter Haselbach «Der Kulturinfarkt», Knaus 2012). La tesi: troppo assistenzialismo può generare inefficienze nella scarsa capacità di premiare e promuovere le eccellenze; per questo si chiedono nuovi incentivi e stimoli alla ricerca della qualità aumentando la competizione nell’accesso alle risorse pubbliche, che dovrebbero essere tagliate del 50%.
L’Italia, che soffre di tagli trasversali alla cultura iniziati molto tempo fa ma precipitati con il patto di stabilità e la mancanza di una chiara politica culturale che sia driver di crescita per il paese, non può che essere incuriosita da questa controtendenza. Ne abbiamo parlato con Stephan Frucht.

Da quando è stata istituita la Repubblica Federale, la Germania ha istituito un modello profondamente pluralistico di finanziamento alle arti. I finanziamenti regionali, infatti, permettono l’esistenza di numerose istituzioni culturali che lavorano per rispondere ai bisogni locali di cultura. Eppure, un interessante dibattito sull’efficienza dei finanziamenti e la qualità dell’offerta culturale sta emergendo nel paese da quando è stato pubblicato il volume «Der Kulturinfarkt». Quali sono le sue considerazioni in merito?
Credo che la questione avanzata dal libro, tagliare del 50% i fondi pubblici alle istituzioni culturali, non sia appropriata, vedendo che non è basata su un’analisi quantitativa e qualitativa esatta della situazione. Penso, invece, che sia importante discutere il finanziamento pubblico alla cultura nel futuro, dal momento che la spesa pubblica in ciascun settore sarà presto valutata molto criticamente – e al momento circa il 90% delle istituzioni culturali sono finanziate dal pubblico. Tutti coloro che sono coinvolti nel supporto alle arti – artisti, istituzioni culturali, governo federale, regioni, comunità, fondazioni, ONG, cittadini e imprese – devono discutere sulle forme future del supporto alla cultura. Considerando il sistema di welfare federalistico e sociale della Germania – la relativa alta tassazione fiscale per le imprese, che consiste già in un supporto indiretto delle arti e la ricca offerta culturale in tutto il paese – io credo che non possiamo - e non dovremmo rinunciare - al finanziamento pubblico come pilastro portante del supporto alla cultura in Germiania, tenendo a mente, inoltre, che i fondi pubblici destinati alle arti rappresentano solo l’1% della capacità di spesa pubblica totale.

Dopo gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone, la Germania è il quarto paese per investimenti privati in Ricerca e Sviluppo, giocando un ruolo di primo piano in Europa. Potrebbe descriverci come le imprese tedesche guardano alle arti e se le arti possono avere una connessione con gli altri investimenti in conoscenza?
Specialmente le imprese innovative comprendono che le arti sono sismografi della società e quindi importanti indicatori per lo sviluppo nel futuro. Confrontarsi con le arti, inoltre, aumenta la creatività e quindi il potenziale delle risorse umane. In Germania c’è una lunga tradizione di imprese che supportano le arti prima di tutto per fornire un’interessante scena culturale per i loro dipendenti. Più tardi, però, molte imprese hanno anche promosso l’idea che i loro dipendenti fossero direttamente coinvolti in processi artistici - come per esempio in workshop creativi e performativi - perché vedono gli effetti positivi che questo ha sull’innovazione e il teambuilding.

In qualità di istituzione nazionale, la Commissione Cultura dell’Associazione Federale delle Industrie Tedesche sta promuovendo una comune politica di sponsorizzazione culturale nel paese per uno sviluppo generale della sponsorizzazione culturale? Come?
In generale, l’Associazione valorizza ciascuna forma di finanziamento alla cultura e promuove ogni tipologia di supporto alle arti da parte dell’impresa. Attraverso le quote associative, le donazioni e il know-how dei suoi 450 membri – imprese e imprenditori – l’associazione supporta giovani artisti nel campo della letteratura, dell’architettura, della musica e delle arti visive. Attraverso gruppi di lavoro specifici, l’Associazione fornisce ai suoi membri servizi e consulenze per supportare le arti come imprese individuali, oltre al loro impegno nell’Associazione. Inoltre, ci sforziamo di condurre una campagna estensiva sulla stampa e a livello istituzionale per promuovere l’idea della promozione dell’arte da parte dell’impresa, organizzando conferenze pubbliche sul tema, offrendo ricerche scientifiche, impostando linee guida.

Le grandi imprese tedesche giocano un ruolo fortissimo nella sponsorizzazione delle arti a livello globale, progettando forme innovative di collaborazione con le istituzioni culturali. La recente partnership tra BMW e la Fondazione Guggenheim («The BMW-Guggenheim Lab») per esempio, è guardato come un interessante progetto sia dal mondo dell’impresa che dal mondo della cultura. Dal suo punto di vista, la sponsorizzazione delle arti può rappresentare una buona strategia per promuovere il proprio business a livello internazionale?
Credo fortemente che sia così, perché le arti hanno il potere di superare i confini nazionali. Molte forme artistiche sono riconosciute dappertutto nel mondo e i loro supporto è visto in generale come qualcosa di positivo. Allo stesso tempo, le arti sono spesso create nei paesi da cui le imprese provengono e possono quindi servire come ambasciatori in nuovi mercati. Ma per avere successo l’impresa deve conoscere il sottostrato culturale dei nuovi mercati in cui intende operare quindi deve anche supportare la scena artistica locale all’estero.

Con un’esperienza di oltre sessant’anni, come sta cambiando l’Associazione e che cosa l’istituzione può fornire ai suoi associati? Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Durante questi anni, l’Associazione ha continuamente allargato i suoi programmi di supporto ai giovani artisti, per esempio offrendo premi in più settori culturali, per esempio anche nella drammaturgia e nell’interpretazione. L’Associazione, inoltre, ha visto che sempre più imprese supportavano le arti individualmente e quindi ha istituito gruppi di lavoro omogenei – per le sponsorizzazioni d’arte, per l’educazione culturale, per il supporto dell’arte all’estero – e recentemente per le collezioni d’impresa. Attraverso questi network, i dipendenti delle imprese associate possono condividere le loro esperienze e offrire servizi come seminari, pratiche operative, ricerche, pubbliche relazioni.

Stephan Frucht è CEO del «Kulturkreis der deutschen Wirtschaft im BDI» (Commissione Cultura dell'Associazione Federale delle Industrie Tedesche) dal 2006. Dopo avere conseguito il Diploma di violino all’Università delle Arti di Berlino, ha studiato direzione d’orchestra presso l’Università della Musica Hanns Eisler. Parallelamente alla formazione artistica, ha inoltre studiato medicina conseguendo nel 2003 il Dottorato presso l’Università Humboldt di Berlino. Nel 2003 è diventato consulente del gruppo parlamentare CDU/CSU operando per la Commissione Cultura in Germania. Musicista, autore ed editore di svariate produzioni discografiche, come direttore d’orchestra ha realizzato per Sony-Music numerose incisioni con importanti orchestre quali la Filarmonica di Berlino, la German Sinfonia Orchestra e l’Orchestra dell’Opera di Berlino. Da ultimo Stephan Frucht opera come consulente di imprese e fondazioni, oltre che di istituzioni culturali ed politiche negli ambiti della strategia e delle politiche artistiche e culturali. In questa veste, quale esperto riconosciuto dal Governo tedesco, ha contribuito in maniera decisiva all’ultima riforma della legge sulle organizzazioni non-profit.

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