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Cultura digitale: un tema trasversale. Riflessioni dal Forum Culture is Digital – Digital is Culture

  • Pubblicato il: 16/11/2015 - 18:31
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA DIGITALE
Articolo a cura di: 
Emanuela Gasca

SPECIALE CULTURA DIGITALE. Continua il focus sul Forum Culture is Digital – Digital is Culture al quale Il Giornale delle Fondazioni ha partecipato lo scorso settembre come unica testata italiana che si occupa di cultura digitale. In questo contributo vengono portate all’attenzione alcuni casi studio di ricerca e di pianificazione che sono stati portati come buone pratiche nel Forum. Di qui ne deriva una riflessione sul carattere trasversale delle progettualità in ambito di digitalizzazione

Contestualmente al percorso di ricerca sviluppato attraverso l’analisi della legacy culturale creata dall’evento Città Capitale Europea della Cultura (cfr. Cultura: innovazione, partecipazione e accessibilità. La Capitale Europea della Cultura RUHR.10 e L’eredità di un grande evento culturale. Il patrimonio materiale e immateriale di una Capitale Europea della Cultura) e le interviste ai testimoni privilegiati (che verranno proposte nei prossimi numeri), si ritiene utile portare all’attenzione alcuni esempi di progetti virtuosi che sono stati citati durante il convegno e che potrebbero essere considerati buone pratiche sul tema della digitalizzazione.
Obiettivo  di questo focus è di fornire delle suggestioni a chi volesse intraprendere progetti nel campo della digitalizzazione dei beni culturali e sviluppare un ragionamento critico sui temi e sulle strategie che legano la cultura al digitale.
Allo stesso tempo, anche dal punto di vista della ricerca risulta interessante indagare come il fenomeno della digitalizzazione viene interpretato in diversi tipi di progettualità operative.
Gli spunti che seguono riassumono gli elementi principali dei progetti focalizzandosi sull’aspetto della digitalizzazione in relazione ai contenuti proposti.
Local Heroes è un progetto di co – progettazione e coinvolgimento bottom up. Interessa i cittadini della regione Ruhr e i policy maker che vengono intervistati come attori chiave del territorio. Le interviste vengono poi riportate sul portale e divengono parte integrante di un archivio digitale della comunità.
Si parla sempre di processi partecipativi anche nel progetto Smart Citizens che, a cura del Fab Lab Barcelona e dell’Istitute of Advanced Architecture of Catalonia Barcelona, è una piattaforma, fondata da Tomas Diez - IaaC | Fab Lab Barcellona - e Alex Posada - MID, Hangar - per la generazione di percorsi di concertazione sociali nelle aree urbane. Favorendo il collegamento tra dati, persone e conoscenze, l'obiettivo della piattaforma è di servire come area di raccolta delle informazioni per la costruzione di indicatori propedeutici allo sviluppo collettivo della città e il coinvolgimento dei suoi abitanti. Il sistema è stato ad oggi esportato in più di 100 realtà territoriali.
La creazione di collaborazioni virtuose tra istituzioni e imprese / start up private è invece l’obiettivo dell’iniziativa dal titolo SmART Places – Interactive Cultures. L’idea del Dortmunder U – Zentrum für Kunst und Kreativität – referente del progetto – è di mettere in collegamento soggetti culturali ed imprese che si occupano di ICT on l’obiettivo di creare soluzioni tecnologiche innovative volte all’audience engagement delle realtà culturali. Inoltre il SmART Places prevede anche una parte di ricerca per l’analisi delle buone pratiche esistenti; e l’implementazione di progettualità per il coinvolgimento del non pubblico dei musei.
Gli strumenti digitali hanno un ruolo importante anche nel festival biennale NODE - Forum for Digital Arts che raccoglie dal 2008 programmatori creativi e artisti digitali della scena dei media digitali.
NODE intende promuovere una riflessione critica dell’arte digitale e sostenere la creazione di un movimento innovativo e responsabile, incoraggiando nuova collaborazione, interscambio e la condivisione delle conoscenze interdisciplinari. Pilastro principale del Forum è quello di responsabilizzare gli individui, incoraggiandoli a sperimentare, anche attraverso la costruzione fisica di prototipi.
In questo variegato panorama un ruolo importante è assunto anche dai processi virtuosi in grado di attrarre finanziamenti e di creare sinergie tra i diversi attori che si occupano di cultura. Il progetto Startnext è stato lanciato nel 2010 con questo obiettivo ed è attualmente la piattaforma di crowdfunding leader in Germania con una quota di mercato del 80 per cento dei capitali raccolti nell'ambito di progetti finanziati con successo. Con Startnext si ha la possibilità di lavorare con il crowdfunding classico (per tutti i progetti), così come il finanziamento donation – based (solo per le organizzazioni senza scopo di lucro), e crowdinvesting (solo per società, cooperative sociali e start-up nelle industrie creative).
Quale rapporto esiste tra la digitalizzazione dei contenuti culturali e la privacy? Il Preliminary Declaration of Digital Human Rights a cura del The Data-Ethical Culture Observatory vuole proprio rispondere a questa domanda proponendo un Manifesto che affronti questo rapporto. Punto centrale della Dichiarazione è il valore identitario e morale dei dati che solo gli individui sono in grado di negoziare. Nello specifico, l'articolo 5 sottolinea che qualsiasi uso dei dati volti allo sviluppo di una progettualità definita «creativa»  è subordinato al previo consenso della persona proprietaria. Tale formulazione mette in discussione il ruolo fondamentale del pubblico dominio.
 
Dalle buone pratiche che sono state citate al convegno e che sono state riassunte brevemente nei paragrafi precedenti, emerge una forte trasversalità del tema del digitale sia dal punto di vista delle progettualità – e dei loro contenuti, sia da quello delle modalità e degli strumenti per realizzarle.
Si spazia infatti dal tema del coinvolgimento delle comunità e del monitoraggio di indicatori ad esse riferiti, a quello dell’arte digitale promossa attraverso un festival.
Anche gli strumenti sono variegati. Le piattaforme on line sono ormai la modalità più utilizzata per la disseminazione delle informazioni laddove il progetto sottintende una partecipazione attiva degli utenti di riferimento (cfr. Smart Citizens). Si parla invece di sito web, quando le funzionalità di internet vengono utilizzate solamente a scopo promozionale e non di coinvolgimento attivo (cfr. NODE).
Controcorrente rispetto all’idea di apertura e condivisione del dato sembra invece muoversi l’iniziativa promossa da The Data-Ethical Culture Observatory che mette in discussione le caratteristiche fondanti gli OpenData aprendo però un dibattito fondamentale incentrato sul rapporto privacy / trasparenza. Sulla stessa linea di pensiero si muove anche il gruppo internazionale European Digital Rights (EDRi)[1] che ha come obiettivo proprio quello di difendere i diritti civili  al tempo dell’information society.
 
La riflessione che sorge spontanea a seguito di queste analisi è sicuramente che oggi il tema del digitale è molto dibattuto in ambito culturale sotto vari aspetti e punti di vista.
Benché gli strumenti legislativi e di finanziamento indirizzino le progettualità verso determinate tematiche (cfr. Il tema della digitalizzazione nelle politiche culturali europee e italiane. Opportunità e strategie per lo sviluppo di competenze digitali), esiste una molteplicità di interessi e di iniziative che fanno sì che la digitalizzazione assuma diverse connotazioni a seconda dell’ambito scientifico e territoriale nel quale si sviluppa.
Risultano quindi sempre più necessari l’aggiornamento e la ricerca per creare progetti in linea con gli strumenti di piano nazionali ed internazionali e con i reali bisogni dei territori.

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[1] European Digital Rights (EDRI) è un advocacy group internazionale con sede a Bruxelles. EDRI è stato fondato nel giugno 2002 a Berlino da dieci Ong di sette paesi.