Cretto, tra memoria del passato e sguardo al futuro
Catania. Creare un abito richiede senso della misura, precisione ma anche creatività e funzionalità. E’ un disegno che va pianificato in funzione alla persona che si vuole vestire. Allo stesso modo, un progetto curatoriale per funzionare ha bisogno di essere adattato sartorialmente alla realtà che lo produce, pena la ripetizione snaturata di modelli già visti, esposizioni da «empty cube». Ed è quanto fa la Fondazione Brodbeck di Catania con il progetto «Cretto» costruito concettualmente a partire da e per il luogo in cui viene presentato, il linea con il lavoro che la Fondazione porta avanti per l’attivazione di sinergie interne alle proprie attività, ma soprattutto con il territorio.
E il territorio dove la fondazione sorge non è un territorio semplice.
Nata per volontà della famiglia Paolo Brodbeck, la fondazione si trova nel cuore dello storico quartiere di San Cristoforo, uno dei quartieri più difficili della città, nel centro della vecchia Catania, negli spazi di un complesso postindustriale, detto «Fortino», risalente alla fine dell’800 che fu adibito alla produzione di liquirizia e alla lavorazione della frutta secca prima, per essere poi, negli anni della seconda guerra mondiale, presidio militare. Degli oltre 6mila, attualmente sono stati ristrutturati 600 metri quadri ma la ristrutturazione dell’intero complesso è prevista nel prossimo quinquennio con lo scopo di trasformare l’intera struttura in un polo di riferimento per l’arte contemporanea in Sicilia.
Un percorso avviato dalla ricchissima serie di attività proposte dalla fondazione: percorsi artistici, programmi di residenza d’artista e didattico formativi e offerta turistico culturale cui si aggiunge un interessante programma di ricerca tecnologica in collaborazione con l’università di Catania.
Ingredienti di qualità per produrre sviluppo culturale, attrazione turistica, innovazione e conoscenza con una conseguente ricaduta in termini di innovazione economica e sociale.
Nell’ottica della relazione con il territorio, i programmi di residenza della Fondazione Brodbeck, sempre in osmosi con la realtà sociale, culturale e artistica siciliana, puntano però uno sguardo attento e curioso al resto del mondo, in particolar modo all’arte e agli artisti del sud Europa e dell’America Latina (Portogallo, Brasile, Cuba), ospitati a Catania.
Primogenito delle residenze a casa Brodbeck è il progetto «Fortino1», curato da Helmut Friedel e Giovanni Iovane, che ha visto 8 artisti produrre opere, destinate ad essere esposte in esposizioni temporanee, divenute «occhi altri» all’interno di un contesto fortemente caratterizzato. Una palestra creativa che si ripete con «Cretto».
Ponendosi in maniera naturalmente consequenziale a «Fortino1» che ha visto protagonisti artisti quali Christian Andersson, Seb Koberstädt, Michael Beutler e Diego Perrone, «Cretto» si presenta, con tutto il significato etimologico ma anche simbolico, legato alla memoria, di cui si è fatto carico in terra siciliana, con il duo portoghese JMG/PP, João Maria Gusmão e Pedro Paiva.
Gli artisti dopo il periodo di residenza a Catania - e gemellati con Firenze grazie ad un analogo progetto della Fondazione Marino Marini che li ospita in mostra - espongono le loro opere contest specific negli spazi della «cittadella» di San Cristoforo (dal 22 novembre 2011 al 21 gennaio 2012).
Un viaggio nella cultura dell’estremo sud d’Italia che ha generato oltre alle pellicole nelle quali compaiono alcune produzioni della residenza catanese, come per esempio «Peppeninu and the enchanted food» (Peppeninu e il cibo incantato), una Camera Oscura, meccanismo ricorrente nel lavoro di JMG/PP, e una scultura in bronzo «Spaghetti tornado», prodotta durante il periodo di residenza.
La produzione artistica di JMG/PP, ma anche teorica, che di pari passo segue – o forse anticipa – la prima, trova terreno fertile in Sicilia assumendo una forma filmica, scultorea, fotografica e testuale, e si costituisce, come affermano gli artisti stessi, come «tutto ciò che può stare al di fuori di un ordine qualunque, come una teoria delle eccezioni, una non-teoria, che cerca tra gli argomenti più irragionevoli ciò che non è ancora mai stato visto e raramente pensato: l’improbabile».
Gli artisti, attraverso un approccio scientifico alla realtà, gettano lo sguardo su una varietà di personaggi e scenari che rimandano ad una composizione di scoperte filosofiche che traducono la transitorietà come idea essenziale di verità.
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