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Come la cultura del dono crea sviluppo: Fondazione con il Sud

  • Pubblicato il: 22/11/2013 - 17:31
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni

Carlo Borgomeo, Presidente di Fondazione con il Sud, testimonia l’esperienza delle Fondazioni di Comunità basate nel Sud Italia, nate per stimolare la cultura del dono e della solidarietà in aree dove si affrontano emergenze sociali di alto impatto. La Cultura è un fattore di stimolo per la creazione di progetti di coesione sociale e riscatto dall’illegalità.

Quando nascono le Fondazioni di Comunità?
Sono successive alla nascita di Fondazione con il Sud (FCS) nel 2006, esito di un accordo unico nel suo genere, fra Fondazioni di Origine Bancaria e Terzo settore e Volontariato, che hanno destinato una base patrimoniale di 320 milioni di Euro, con ulteriore contributo annuale di 20 milioni di Euro, con lo scopo del sostegno di progetti per l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno. Con interventi tesi al miglioramento del welfare e alla valorizzazione dei beni comuni come fattori di rafforzamento delle comunità, la Fondazione con il Sud stimola la progettazione e la solidarietà. Le prime fondazioni di comunità sono nate per rispondere appunto all’attivazione del territorio.

Quali le caratteristiche?
Si caratterizzano per l’azione nei settori tradizionali del welfare, come l’assistenza sociale e sanitaria, l’ambiente, l’educazione, i beni culturali con la valorizzazione del Patrimonio, ma anche su specificità che vivono questi territori, come la lotta all’abbandono scolastico, lotta contro le mafie, lo stimolo per la coesione sociale.
Interpretano e stimolano la voglia di fare, realizzare del Mezzogiorno, creando reti virtuose con banche, imprese, grandi organizzazioni del Terzo settore.

Quale filosofia?
La diffusione della cultura del dono e della filantropia sui territori. Noi non raccogliamo direttamente per loro, ma li incoraggiamo a mobilitarsi. Quando apriamo bandi, riusciamo a soddisfare le richieste dei primi in graduatoria. Ma quanti progetti sono meritevoli! Per questa ragione stiamo lavorando per attivare le comunità. Non abbiamo la forza di scardinare sistemi: quello è il compito della Politica di orientare le visioni e guidare il Paese. Ma sperimentiamo formule innovative, facciamo esperimenti che proviamo a raccontare per fare massa critica e per dimostrare che è possibile raggiungere certi obiettivi.
Il Terzo settore rappresenta una pluralità di fenomeni e realtà: dalle cooperative, alle associazioni di volontariato. Risorse umane ed energie fondamentali per garantire il welfare del nostro Paese, che però manifestano una fragilità manageriale e una capacità progettuale fragili, che mettono in crisi anche la loro sostenibilità.
Per questo eroghiamo corsi di formazione per i quadri direttivi del Terzo Settore (Progetto FQTS).

A che punto siamo?
Le prime sono tre: Messina, Napoli, Salerno. Il patrimonio liquido di base è di 300.000 Euro, che FCS ha raddoppiato. In dieci anni si vuole raggiungere l’ obiettivo di 6 milioni di Euro. 3-4 comitati promotori stanno lavorando su raccolta di fondi per presentarci la richiesta. Valuteremo i loro progetti e nel caso di approvazione, raddoppieremo il contributo. Entro la fine del 2014, altre due nuove Fondazioni troveranno vita. Si potrebbe fare molto di più, ma la Legislazione a favore delle donazioni è ancora lontana da standard europei.

Quali azioni verso la Cultura?
L’emergenza sociale catalizza le risorse ed energie delle FC, soprattutto nei riguardi della Gioventù. La cultura si è dimostrata spesso elemento cruciale per realizzare progetti sui quali coinvolgere i giovani ed abbattere il rischio dell’esclusione sociale, con ricadute positive per la riqualificazioni di beni comuni e creazione di indotto. Siamo stati attivatori e facilitatori di progetti importanti. Su tutti cito il caso del recupero e valorizzazione delle Catacombe di San Gennaro a Napoli in Rione Sanità, restituito alla comunità dopo 41 anni e affidato ai giovani del quartiere. Così come il progetto di Ostello Napoli Xenia, sempre in Rione sanità, pensato per l’accoglienza degli stranieri. Un altro esperimento è il Distretto Sociale Evoluto che prende il nome di Genio di Palermo: la bellezza salverà il mondo, che promuove la creazione di reti stabili tra esponenti delle categorie produttive, del terzo settore, delle istituzioni e della Chiesa locale per sostenere il commercio di vicinato e l’artigianato tradizionale, per operare azioni comuni di marketing territoriale, per lo start up di nuove cooperative e per rispondere al bisogno di inserimento lavorativo di giovani e svantaggiati.
Dimostriamo che la Cultura produce tanti livelli di ricchezza.

Quale il rapporto con il settore Pubblico?
Riceviamo grandi apprezzamenti, che non si traducono in azioni congiunte. Se vogliamo valorizzare beni del Patrimonio culturale con bandi, le concessioni e autorizzazioni sono sempre scarse. Mentre, ad esempio, i beni ecclesiastici sono più accessibili. Credo che sia sempre più necessario orientarsi verso una gestione mista pubblico/privato, dando spazio all’iniziativa individuale, pur nel rispetto delle regole. Perché infatti non affidare la gestione del Patrimonio sempre più diffusamente al Terzo Settore? Le Fondazioni sono disponibili alla sperimentazione.

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