Colored Entrance
Milano. Sarà un cinema? Un ufficio pubblico? Poco importa. Ciò che conta è che sulla porta davanti alla quale, impeccabili nei loro candidi vestiti anni Cinquanta, attendono una giovane mamma e una bimba afroamericane, lampeggia un avviso perentorio: «Colored Entrance». Scattata da Gordon Parks, l’immagine è emblematica del lavoro di questo artista afroamericano, nato in Kansas nel 1912 e scomparso nel 2006, che seppe emergere dal ghetto grazie ai suoi talenti di fotografo e regista, scrittore e musicista. Primo collaboratore di colore di «Life», Parks aveva una solamissione: raccontare al mondo che cosa significasse essere neri in una società razzista. Fotografava comunità di poveri e di emarginati con lo sguardo di chi conosce le loro difficoltà, e con un potente taglio cinematografico (fu il primo afroamericano a dirigere un film a Hollywood). Oppure ritraeva le grandi personalità di quel mondo, da Malcolm X a Mohammed Alì, a Martin Luther King. Fondazione Forma presenta fino al 23 giugno la sua prima personale europea, a cura di Alessandra Mauro, accompagnata dal volume Gordon Parks. Una storia americana (edizioni Contrasto), e fino al 26 maggio, sempre a cura di Alessandra Mauro e del fotografo, propone anche «Your wounds will be named silence. Fotografie di Robin Hammond». Il fotoreporter neozelandese, 37 anni, frequenta dal 2007 lo Zimbabwe, ex colonia britannica che dal 1980, quando si affrancò, non ha conosciuto che guerre e terrore: benché incarcerato due volte, Hammond ha continuato a denunciare le atrocità commesse da Robert Mugabe, anche con le immagini esposte qui, che gli sono valse il prestigioso Premio Carmignac Gestion 2011.