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Chiusura con il botto per la Mostra «Novecento. Arte e vita fra le due guerre» a Forlì

  • Pubblicato il: 01/07/2013 - 11:14
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Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni
Cagnaccio di San Pietro

Forlì. Chiusa da pochi giorni la mostra «Novecento. Arte e vita in Italia fra le due guerre» (16 giugno 2013), con record di visitatori, oltre 80.000 presenze,4.000 solo nell’ultimo week end. Prima esposizione d’arte dedicata al Trentennio fascista nei luoghi di nascita del Duce, con una panoramica complessiva di tutti gli aspetti sociali correlati, come la Moda, l’Architettura, curata da un team di studiosi fra i quali Ferdinando Mazzocca.   Il team vincente  rilancerà con la mostra sul Liberty italiano, prevista dal 1 febbraio al 15 giugno.
Attiva sul fronte della tecnologia e trasferimento di innovazione con la sua società strumentale Romagna Innova, ma anche sui temi della filantropia, salute pubblica, la Fondazione ha maturato un’ottima esperienza con mostre ed eventi culturali,  grazie alla collaborazione con la società Civita.  Un esempio di strategia culturale su lungo periodo che ha ridato una nuova visibilità e portato turismo culturale nonostante il richiamo della vicina Riviera.  Il Presidente uscente Piergiuseppe Dolcini, che ha preso a battesimo il ciclo di programmazione delle grandi mostre, nel 2012 ha dichiarato che «la Fondazione ha erogato 2,5 milioni per arte e cultura, su 7,5 milioni. Per il 2013, il bilancio previsionale aumenterà lo stanziamento».  Dal 2005  sono otto le grandi mostre realizzate nel complesso di San Domenico: un’area di 20.000 metri quadri, appartenenti al Comune di Forlì, che d’intese con il Ministero dei Beni Culturali, all’interno di un programma esteso di recupero del centro storico di Forlì, ha promosso i restauri. La Fondazione Cassa dei Risparmi ha contributo per l’allestimento della Pinacoteca, Sala multi-funzionale e area per le mostre temporanee. Le otto mostre hanno segnato una nuova  storia culturale  per la città. I visitatori complessivi delle prime sette sono stati oltre 700.000, importanti presenze per una città come Forlì che conta circa 170.000 abitanti nel suo Comune e circa 400.000 nella provincia: 35% di visitatori provengono da fuori provincia, il 90% dei quali per la prima volta a  Forlì. Un altro dato eclatante è che il 98% dei visitatori non sarebbe mai venuto in città se non ci fossero state le mostre. Una rivincita su città d’arte molto più gettonate come Ferrara e Ravenna e nuovi indotti economici. La mostra Novecento ad esempio ha totalizzato quasi 648 visitatori al giorno.
Coordinatore delle Mostre per conto della Fondazione, Gianfranco Brunelli, ideatore del progetto espositivo pluriennale, che ha saputo coniugare il rapporto con la storia del territorio con un’offerta culturale internazionale: «Il problema era quello di ritrovare un’identità che diventasse un ruolo. Forlì ha identità legata al classicismo profondo dal punto di vista degli studi umanistici e dell’arte, si trattava di non fare un’operazione provinciale celebrando il localismo. Ritrovare in profondità la tradizione locale e leggerla in un contesto più ampio, avrebbe tolto da un cono d’ombra la città proiettandola in altra dimensione regionale, nazionale e in una dinamica più ampia magari internazionale. Mostre che prendono l’opera o un tema legato alla città, riscoprendola  e proiettandola  in una dinamica larga: si va dalla filologia corretta dell’analisi dell’opera d’arte alla storia cultuale della città». Forlì non aveva tradizione in questo senso: un lento e graduale processo di accreditamento si è imposto, per motivare il forte investimento. I grandi musei autorevoli hanno ospitato le   presentazioni delle mostre, come Brera, Uffizi, Pitti, Vaticani, Palazzo Barberini, in luoghi riconosciuti come custodi di storia dell’arte del nostro Paese.
Elemento importante per la sostenibilità dell’operazione, è stato il coinvolgimento del territorio, delle scuole e delle varie associazioni: culturali e di categoria. Innanzitutto il collegamento con la riviera, attraverso un’alleanza strategica con 300 alberghi dislocati fuori provincia. Gli albergatori sono diventati un volano di promozione, favorendo un incremento di 10 – 15 mila presenze sugli anni  precedenti l’accordo. Le associazioni di categoria hanno trovato spazio per presentare i prodotti del territorio all’interno della sede espositiva:  57 aziende hanno aderito con prodotti enogastronomici e piccolo artigianato.
Grandi mostre e tessuto locale. Le associazioni culturali sono state sostenute con un sistema di bandi, godendo di un intervento finanziario pari a 50.000 euro all’anno, per progetti legati alle mostre, con gestione autonoma dalla Fondazione. Le iniziative sono state 200.  E’ nata un’associazione di guide turistiche con 34 guide professionali, operative anche a Bologna.  Per rispondere alla disoccupazione giovanile, un centinaio di neo-laureati hanno lavorato all’interno del museo.
Per ogni euro investito dalla Fondazione, ne sono tornati 2,2/2,6.  Se L’investimento complessivo in questi anni per le otto mostre ammonta a 18milioni di euro, il ritorno è di 40milioni all’incirca: grazie al sistema delle sponsorizzazioni e della bigliettazione, l’esborso diretto della fondazione è alleggerito, rientrando del 50 % della spesa.
La mostra appena conclusa fa parte di un progetto in crescita è lo sviluppo del Parco diffuso sul Novecento, che collega tutti i luoghi storici significativi, legati al Trentennio fascista, e in particolare Forlì, Predappio, Castrocaro terme, Faenza, Cervia, Milano marittima e Terra del sole. Un primo test è stato proposto nel 2012 con la mostra di Adolfo Wildt, coinvolgendo molte istituzioni culturali locali, dal MIC di Faenza all’Archivio Storico del Novecento di Predappio. Ma la Fondazione sta lavorando al recupero di edifici storici importanti, come la Casa del Fascio di Predappio,  per restituire al territorio la propria storia, nonché alla prossima mostra sul Liberty. Una visione strategica sostenibile, che ha raccolto il potenziale storico artistico della provincia, valorizzandolo, in virtù della concentrazione di creatività, che contraddistingue questi luoghi.  Romagna Creative District è la dimostrazione della densità di realtà culturali e creative sul territorio, con eccellenze di caratura internazionale. Un patrimonio che messo a sistema, ancora una volta, ha prodotto risultati eccellenti come a Forlì, ormai uscita dal provincialismo e in dialogo con altre città d’arte del nostro Paese. E anche per la prossima mostra è prevista una collaborazione con il MIC-Museo della ceramica di Faenza, dove sono custoditi pregevoli pezzi nati nel periodo dello stile floreale. Un ottimo patrimonio di strategie, realizzazioni e progetti, passato il 17 maggio nelle mani del nuovo Presidente, Roberto Pinza , Avvocato civilista, Parlamentare e Sottosegretario del Ministro del Tesoro nei Governi Prodi e d’Alema, Senatore della Repubblica fino al 2006.

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