Chi lavora nelle fondazioni
Per i nuovi progetti occorrono un’evoluzione organizzativa e un nuovo profilo di risorse umane. Nel 2010 «Sono oltre mille in Italia, di cui l’80% occupate a tempo pieno, le persone che lavorano nelle FOB. Più 3,5% rispetto all’anno precedente. Oltre la metà (55%) sono donne. Hanno in media un elevato tasso di scolarizzazione (il 61% è laureato). (XVI Rapporto Acri)
Quella delle FOB è una storia in continua evoluzione. Nei primi anni di operatività, l’assetto organizzativo aveva un rilevo marginale: erano strutture elementari che facevano ricorso significativo al service e a risorse distaccate delle banche conferitarie. Scelte coerenti con la linea di estrema prudenza che all’inizio le ispirava nelle spese, tenuto conto dei livelli di redditività del patrimonio e dei volumi di attività ancora piuttosto contenuti.
La situazione è cambiata. L’impulso dell’attività ha generato un progressivo aumento degli organici e una crescente complessità delle funzioni svolte, connessa alla definizione di un ruolo più preciso e articolato. Recentemente, una decisa spinta alla struttura operativa è derivata dall’adozione di nuovi modelli d’intervento centrati su un più stretto rapporto con il territorio, sull’autonoma capacità d’interpretazione dei bisogni della comunità e su progettualità gestite sempre più spesso internamente, processo che ha interessato in particolare le realtà grandi e medio-grandi: uno stimolo a ripensare strutture e processi operativi, ridisegnare la mappa di procedure e ruoli, con un arricchimento professionale delle risorse. Prendono forma, per la prima volta, funzioni di staff a supporto degli Organi e della Direzione nella pianificazione strategica: uffici studi, servizi di pianificazione e controllo di gestione. Alla comunicazione viene affidato un ruolo sempre più strategico: oltre agli uffici stampa, la relazione con il pubblico più vasto avviene sempre di più attraverso il web, il canale maggiormente utilizzato dalle fondazioni non solo per promuovere le attività, ma come strumento operativo per la diffusione dei bandi e delle opportunità di accesso ai processi erogativi, per la gestione delle pratiche di erogazione (es. raccolta on line delle domande di contributo e aggiornamento in tempo reale sullo stato delle pratiche aperte). Sono aumentate anche le collaborazioni esterne per rispondere all’esigenza delle fondazioni di avvalersi di apporti professionali di profilo specialistico molto elevato, in funzione alla crescente complessità di progetti e attività. E il personale è sempre meno riconducibile al cliché dell’impiegato amministrativo e più affine al profilo del project manager.
Massimo Lapucci, 42 anni, laurea in economia, è membro del World Fellow Program presso l’Università di Yale (USA). Da febbraio 2012 è Direttore Strategie e Marketing di Fondazione CRT, Vice Segretario Generale Fondazione Sviluppo e Crescita e Direttore Generale della OGR s.c.p.a. Precedentemente (2009-2012) è stato Investment Director in Sintonia S.A. (Gruppo Benetton) ed ha un’esperienza pluriennale come Consigliere di Amministrazione in società italiane ed estere.
Stefania Coni, 41 anni, laurea in scienze politiche indirizzo internazionale con un master in analisi delle politiche pubbliche, dal 2010 è responsabile dei progetti europei e delle reti internazionali della Fondazione CRT. Precedentemente è stata coordinatrice dell’Osservatorio Culturale del Piemonte ed ha effettuato ricerche e consulenze, principalmente nell’ambito delle politiche culturali.
Matteo Pessione, 33 anni, laurea in economia e dottorato di ricerca in marketing strategico, responsabile Venture Philanthropy presso la Fondazione CRT, vice direttore della società consortile OGR – CRT, docente di Management e Marketing delle attività culturali e dello spettacolo presso il DAMS di Torino. Ha lavorato presso Alessi SpA e nell’ambito delle industrie
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(dal XII Rapporto Annuale Fondazioni)