Cerchi lavoro? Inventatelo
MILANO. «Cerchi lavoro? Inventatelo» scriveva qualche giorno fa il giornalista tre volte Pulitzer Thomas Friedman sul New York Times. Una provocazione per i giovani americani, sempre più consapevoli di quanto le regole del gioco nel mercato del lavoro siano cambiate, ma soprattutto per gli educatori, il cui compito oggi è di preparare i ragazzi a essere innovativi, con competenze molto diversificate per un mondo che cambia sempre più velocemente.
I casi imprenditoriali più interessanti, eclatanti e globali dei nostri giorni si trovano, infatti, in quelle magnifiche startup che negli U.S.A. fioriscono soprattutto sotto i cieli californiani.
Le startup sono «imprese giovani, innovative, con alto contenuto di tecnologie avanzate, ma non destinate a rimanere piccole o di nicchia» spiega Federico Rampini che, su La Repubblica, cita Friedman per presentare il nuovo libro di Riccardo Luna «Cambiamo tutto!» (Laterza, 2013): una carrellata di startup di successo, tutte made in Italy.
Come ce la caviamo in Italia? Se la disoccupazione giovanile è ancora ai massimi storici (38,7% tra i 15 e i 24 anni a gennaio 2013, ISTAT), qualcosa sta cambiando anche qui. Nella prima metà del 2012 la Camera di Commercio di Monza e Brianza ha registrato più giovani imprenditori (19mila) di giovani assunti a tempo indeterminato - spiega Rampini - e questi stessi imprenditori hanno assunto altre 6mila persone. Sono già 307 le imprese innovative iscritte nel registro aperto con il Decreto Crescita 2.0 e il MIUR ha lanciato la prima Social Innovation Agenda italiana, una task force per capire a che punto siamo e come possiamo migliorare su uno dei temi più cruciali in tutta Europa, come ha affermato ieri Geoff Mulgan1, intervenuto alla Mediateca di Santa Teresa di Milano per il «Meet the Media Guru»2. Nella sua lecture, Mulgan ha assemblato tutte le parole chiave - collaborazione, partecipazione, tecnologie digitali, social media, sharing economy - per presentare le nuove sfide che l'Europa deve cavalcare per riposizionarsi come continente innovativo e, quindi, competitivo. Il media guru ha parlato di casi come lo «Studio schools trust» un nuovo prototipo di scuola superiore che affianca all'apprendimento tradizionale una sorta di apprendistato/praticantato per diplomare giovani più aperti all'innovazione; «Tyze» per una cura partecipata delle persone (specialmente anziane); «The amazings» un canale dove si può insegnare a pagamento la propria specialità (da corsi di cucito alla salsa cubana), «Actions for happiness» un vero e proprio portale di condivisione di pratiche per essere più felici, migliorare la qualità della vita della propria comunità misurandola attraverso nuovi indicatori e molte altre iniziative che dimostrano come, in ogni campo, si stiano già consolidando pratiche che nel nostro Paese ancora non abbiamo adottato o che sono ancora troppo poco diffuse.
Nella stessa giornata, sempre a Milano, 8 studenti universitari e ricercatori italiani sono stati premiati con il nuovo programma di borse di studio della Fondazione Bracco dal titolo «Diventerò-Fondazione Bracco per i giovani». Si va dalla cinematografia d'impresa al giornalismo medico-scientifico, da progetti di ricerca nell'alfabetismo scientifico visuale allo studio degli effetti dei consumi artistico-culturali nei luoghi di cura e a queste si aggiungono le borse congiunte Fondazione Bracco e Società di Radiologia Cinese e altre iniziative per un numero totale di 40 borse di studio erogate complessivamente.
Anche in questo caso, comunque, l'attenzione è rivolta a creare un investimento che sia efficace per i giovani sul lungo termine. Con la borsa, ciascuno di loro è affiancato da un mentore che «lo aiuterà a sviluppare anche le cosiddette soft skills, a iniziare dalla capacità di problem solving, sempre più importanti nel mondo del lavoro» si legge sulla presentazione dell'iniziativa, che prevede anche l'istituzione di una Alumni Community che permetterà ai giovani di mantenere contatti e relazioni nel tempo.
Un network che, se attiverà quei meccanismi virtuosi di condivisione e collaborazione richiesti dalla social innovation, forse potrà costituire un vero e proprio punto di partenza per nuovi startupper.
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1. Geoff Mulgan è considerato uno dei policy maker più innovativi d'Europa. Dopo aver ricoperto incarichi all'interno del governo di Tony Blair, è stato Direttore della Young Foundation dal 2004 al 2011 ed è attualmente CEO di NESTA (National Endowment for Science, Technology and the Arts). E' visiting Professor alla London School of Economics, l'University College London e alla Melbourne University. E' Presidente dello Studio Schools Trust e del network internazionale Social Innovation Exchange. Il suo ultimo libro «The Locust and the Bee: Predators and Creators in Capitalism's Future» (Princeton University Press, 2013) sta per essere tradotto in italiano.
2. «Meet the Media Guru», ideato nel 2005 da Maria Grazia Mattei e realizzato dalla Camera di Commercio di Milano in collaborazione con Regione Lombardia, Fondazione Fiera Milano e Provincia di Milano, è un programma di incontri sulla cultura digitale internazionale organizzato da Mattei Digital Communication.
Immagine: Geoff Mulgan