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Buone pratiche dalla Sicilia

  • Pubblicato il: 09/11/2015 - 15:20
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Maria Elena Cusenza

La Rete Museale e Naturale Belicina attore delle politiche territoriali
 
La riflessione sulle politiche di sviluppo locale condotte negli ultimi anni dalla Commissione europea ha mostrato la necessità di potenziare il ruolo degli attori presenti sul territorio e nella società civile, per favorire una crescita endogena e non artificialmente indotta. Tale visione si è arricchita dalla coscienza che, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla strategia Europa 2020, le politiche e gli strumenti finanziari dell’UE debbano anche tenere conto del “potenziale della cultura e dei settori culturale e creativo come motori di sviluppo nelle regioni e nelle città”.
É evidente che il valore aggiunto della cultura alle politiche territoriali è un tema ricorrente anche fra gli addetti del settore e, negli ultimi anni, da più parti si ravvisano esempi di enti territoriali singoli o associati che tentano di fare della cultura una delle leve d'azione privilegiate per attivare nuovi processi di sviluppo economico. Sfida impegnativa specie quando un territorio è connotato da molteplici piccole realtà culturali e sociali. In questo caso la capacità di fare sistema, di fare rete risulta l'unica via realmente percorribile ma per riuscire è necessaria la fattiva collaborazione e condivisione delle parti.
 In Sicilia da alcuni anni la Rete Museale e Naturale Belicina lavora in tal senso e costituisce un interessante esempio di governance dal basso, di grande progetto culturale collettivo.
 La Rete, costituita come associazione nel marzo del 2012, rappresenta un caso di studio molto interessante perché riunisce, su un territorio ampio che ricade sulle province di Trapani, Palermo e Agrigento, realtà culturali che afferiscono a soggetti sia pubblici che privati e che, attraverso una azione capillare sul territorio, ha contribuito a creare una forte condivisione attorno al patrimonio culturale che caratterizza il territorio belicino. Rete definita “ibrida” in quanto a fianco di musei, parchi archeologici e riserve naturali sono presenti operatori, associazioni di categoria e attori sociali impegnati in altri settori economici (Turismo, Formazione, etc.), la Rete Museale e Naturale Belicina è espressione di un milieu creativo dove, in alcuni casi ancora sommerse o inespresse, sono ravvisabili promettenti inclinazioni alla conoscenza, all’innovazione.
La Rete consapevole della necessità di rivedere il percorso comune, ha organizzato nell’ambito del Festival “Sole d’autunno nel Belice 2015” promosso dal GAL Elimos, nel complesso del Castello di Rampinzeri del Comune di Santa Ninfa (TP), il 31 ottobre 2015 il convegno “Strategie di Sviluppo nella Valle del Belìce: Turismo, Cultura, Enogastronomia”.
Il convegno ha mostrato un esempio di progettazione integrata sul territorio belicino intrapreso e portato avanti negli ultimi anni dalla Rete sui temi della valorizzazione del patrimonio culturale, della messa in rete dei musei, dei parchi archeologici, delle riserve naturali e della promozione delle eccellenze enogastronomiche da parte di altri soggetti territoriali competenti. Il convegno, che ha visto una interessata partecipazione dei soci, dei referenti degli Enti Locali e delle associazioni di categoria, è stato un momento di riflessione attenta sullo stato delle azioni culturali intraprese e sulle prospettive di future strategie di sviluppo del Belìce.
Come nel caso del contributo fornito per la sperimentazione del sistema di accreditamento e di monitoraggio dei livelli di qualità e degli standard dei “luoghi della cultura” della Regione Siciliana. Il sistema regionale di accreditamento e di monitoraggio dei livelli di qualità e degli standard di tutti i luoghi culturali dell'Isola, è stato testato infatti sulla Rete e attraverso i questionari di autovalutazione sono emerse le opportunità offerte dal sistema di accreditamento in termini di approccio alla cultura della autovalutazione e alla ricerca del miglioramento soprattutto per i “piccoli musei”.
Alcuni fra i relatori hanno poi indicato, facendo riferimento al momento di transizione in atto, la necessità di riflettere sulle prospettive di sviluppo della rete. Rosaria Mencarelli del MiBACT per esempio suggerendo di dotarsi di una forma giuridica più appropriata e snella che consenta di divenire da semplice associazione di volontariato un attore importante delle politiche culturali del Belìce. Claudio Bocci, direttore di FederCulture, ha espresso la convinzione che la promozione di una produzione culturale rappresentativa come quella cha sostanzia la Rete comporta uno sforzo di gestione, una necessaria trasformazione verso un soggetto nuovo. Bocci afferma: che serve fare “una impresa culturale per lo sviluppo sostenibile” che gestisca in maniera organizzata e competente le politiche culturali condivise.
La progettazione integrata e partecipativa sviluppata fino ad oggi dalla Rete mostra un grado di consapevolezza sui processi di programmazione partecipata che diventa patrimonio di know-how da non disperdere. La riflessione portata avanti nel corso del convegno collima con le tendenze espresse anche a livello nazionale in tavoli come ArtlAb, Ravellolab nella convinzione che solo superando divisioni e autorefenzialità sia possibile, sui territori, avviare processi in grado di generare sviluppo.
I processi di costruzione e promozione dell’immagine del territorio, utili ad accrescere l’attrattività dell’area belicina, si fondano quindi sulla capacità della Rete di proporsi come nuovo soggetto gestore di un processo di sviluppo sostenibile con le caratteristiche di una Impresa Culturale che sappia costruire l’offerta territoriale, promuovere le identità locali e favorire la crescita socio-economica. Occorre pertanto, che si superi la logica “del particolare”, che si modifichino i modelli di comportamento e si rafforzi la collaborazione trasversale fra i diversi attori che insistono sul territorio in sintonia con la Rete Museale e Naturale Belicina. La complessità delle azioni di governance richiede una necessaria riflessione del modello di gestione della Rete individuando quei fattori di rischio che, come in un qualsiasi progetto, possono determinare il fallimento dell'iniziativa. Inoltre, si pone il problema dell'individuazione sia dei contenuti della produzione culturale che di una visione unitaria di sviluppo territoriale e in ultimo, della strutturazione dei meccanismi di partecipazione e coinvolgimento di tutti i soggetti aderenti alla rete. È chiaro, quindi come la capacità di integrazione dei soggetti territoriali gioca un ruolo primario nella fattibilità di una evoluzione così innovativa, integrata e sostenibile, rispetto ai modelli individuali ormai fuori mercato.
La Rete belicina ha davanti una nuova sfida: partendo dal modello di governance dal basso dei “luoghi della cultura” del territorio belicino divenire il soggetto gestore di una impresa culturale territoriale.
 
Maria Elena Cusenza, Esperto politiche culturali
 
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