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BookCity Milano: l’appuntamento dedicato alla lettura che la città di Milano ha offerto alla sua cittadinanza

  • Pubblicato il: 02/01/2013 - 18:28
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni
Logo Milano Book City

Milano. Dopo l’edizione zero di BookCity Milano, abbiamo incontrato le persone che siedono in cabina di regia, un ristrettissimo comitato organizzativo di personalità indipendenti.
Una sfida raccolta questa estate con la chiamata delle maggiori Fondazioni per l’Editoria di Milano, Fondazione Rizzoli Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Bruno e Arnoldo Mondatori, Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri, per ideare, programmare e condurre un evento che ha totalizzato 80.000 presenze.
BookCity Milano è stata innanzitutto la mobilitazione di tutto il comparto dell’editoria milanese, dai librai, ai piccoli editori, ai traduttori, agli scrittori, alle case editrici indipendenti, alle grandi Fondazioni, che insieme all’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, alla Camera di Commercio, all’Associazione Italiana Editori, a grandi sponsor come ENI e Intesa, hanno coinvolto la rete bibliotecaria, le librerie, le maggiori istituzioni culturali milanesi, oltre che luoghi insoliti per la lettura, come i caffè e le pasticcerie cittadine. Non ultimi volontari e i lettori.
Milano ha risposto con enorme e sincera partecipazione, con generosità ed energia, perché la lettura è diritto di tutti e linguaggio capace di parlare a 360 gradi.
Una formula snella, senza sovrastrutture organizzative, con temi che si sono generati in dialogo con i luoghi della città, coordinati dall’azione determinata di una segreteria organizzativa, senza comitati di selezione. Da alcune linee guida, alla proliferazione di idee spontanee tutte accolte, purché procurassero anche la fattibilità della loro messa in scena. Il programma della manifestazione è stato chiuso in corso d’opera.
Ne abbiamo parlato con Maria Canella, Elena Puccinelli e Valeria Cantoni che hanno coordinato tutta la manifestazione.

Alla prima edizione: circa 80.000 presenze, 100 luoghi, 360 volontari, 350 eventi, tutti gratuiti, tra incontri con gli autori, presentazioni di libri,  dialoghi, mostre, spettacoli, reading disseminati nella città, filmati, seminari, molto entusiasmo e tanti sorrisi. Qual è stata la formula? come ci siete riusciti in così poco tempo?
Il fattore tempo non è stato un deterrente, bensì un grande stimolo. Ovviamente vale per l’edizione zero…perché ci è difficile pensare di lavorare per l’edizione del 2013 con lo stesso impegno concentrato in pochissime settimane. Siamo stati coinvolti dalle Fondazioni solo a luglio, per produrre un evento, il primo nel suo genere, entro la metà di novembre. E fin dall’inizio siamo stati orientati al risultato.
Quello che ci ha spinto era la necessità del fare, con grande e lucida determinazione. Anche nei confronti degli interlocutori siamo stati molto risoluti nel fissare delle scadenze brucianti e prendere accordi: «ci stai? Rispondi ora. Altrimenti siamo costretti ad andare oltre».
Quello che è stato straordinario è verificare in corso d’opera come la rete istituzionale e di partners si è stretta e coesa ancora di più, reagendo con immediatezza e prendendo decisioni tempestive, come se la città di Milano non stesse che aspettando un evento catalizzatore di energie come questo.
La fortuna è anche la nostra organizzazione leggera: siamo in pochi a coordinare e tutti indipendenti, fuori da logiche istituzionali più complesse.
Maria Canella e Elena Puccinelli dell’Associazione Memoria&Progetto, Valeria Cantoni con il team di Trivioquadrivio, la casa di Produzione H+ e Oliviero Ponte di Pino, insieme ovviamente al comitato direttivo delle quattro Fondazioni. Il vero snodo è stata l’adesione immediata degli editori, dei librai, delle biblioteche che hanno sostenuto e arricchiti giorno per giorno il programma.
I temi sono stati individuati in dialogo con l’identità dei luoghi scelti: in Ca’ Granda abbiamo proposto incontri sulla salute, al Politecnico sull’architettura, Al Museo di scienze naturali i temi scientifici  via dicendo. Abbiamo cercato di valorizzare luoghi disponibili ai cittadini, trattando argomenti molto diversi, ma che fin da subito hanno trovato un ordine grazie alla collocazione in spazi urbani dedicati.

In un Paese con il 47% di analfabeti di ritorno, perché un evento per la Lettura? Perché non un festival o una fiera?
Il format di BookCity Milano è nato per essere declinabile in qualsiasi altra realtà cittadina. La sua formula è quella di evento promotore della lettura, della sensibilizzazione a temi culturali, che abbraccino ogni tipo di argomento e disciplina, dall’astronomia, alla cucina, dalla filosofia, alle pratiche di traduzione, facendone un appuntamento popolare, nel senso capace di parlare a tutti. Non siamo specializzati e non vogliamo diventarlo.
La formula del comitato promotore che opera insieme al team organizzativo ha fatto la differenza in una città così dinamica come Milano. Nessuno ha imposto un taglio concettuale, come per i festival, con la salda regia dei comitati scientifici, né un taglio prettamente economico, come per le Fiere.
Questo ha avvicinato i librai ed editori in primis che hanno potuto partecipare in prima persona con le proprie proposte, perché non hanno sentito alcuna imposizione, e dall’altra il pubblico ha risposto perché ha colto l’offerta ampia e di qualità, non veicolata da strategie di marketing. Le uniche vendite permesse infatti sono state quelle dei libri che venivano presentati negli incontri, per raccogliere la firma dell’autore.
BookCity Milano è un prodotto culturale che si è alimentato anche di produzioni ed eventi, che sono giunti dal basso, dalla rete, coordinati da una regia super partes che ha garantito la qualità delle proposte, nonché l’efficienza dell’organizzazione e il livello dell’accoglienza, che cercheremo comunque di migliorare anche rispetto alle segnalazioni che ci sono arrivate durante e dopo i tre giorni di novembre.
Con BookCity abbiamo cercato dunque di raccogliere sollecitazioni rispetto ai bisogni che la città esprime. La nostra priorità è la promozione del libro e della lettura nel tessuto cittadino, fatto di persone e di contesti.
Dobbiamo anche sottolineare il fondamentale contributo di 360 volontari che hanno risposto in soli dieci giorni alla chiamata lanciata dal sito e che sono diventati i diretti ambasciatori e coordinatori degli eventi nei circa 100 luoghi dove si sono svolti gli incontri, le letture, gli spettacoli, ecc.

Sono quattro le Fondazioni promotrici insieme al Comune di Milano: Rizzoli Corriere della Sera,  Giangiacomo Feltrinelli, Bruno e Arnoldo Mondatori, Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri.
Erano anni che Milano ragionava su come promuovere un evento che coinvolgesse e sostenesse tutta la filiera dell’editoria cittadina, senza entrare in conflitto con altre iniziative come la Fiera di Torino, il Festival della Mente di Sarzana, il Festival di Mantova, che sono riuscite a costruire un grande seguito.
Mancava un appuntamento importante per la città di Milano, che storicamente ha un ruolo di primo piano nel panorama nazionale dell’industria editoriale; si pensava a un evento che rappresentasse anche un momento di incontro di tutta la filiera produttiva, oltre che dei lettori. Il primo passo è stato compiuto proprio dalle Fondazioni, che hanno dato vita a un comitato promotore denominato appunto “BookCity Milano”. Questa forte coesione e questo spirito di sinergia hanno “contagiato” quasi tutti gli editori, grandi e piccoli, a livello nazionale, i librai e tutta la filiera produttiva, che hanno aderito all’idea di creare una rete per mettere a sistema le proprie risorse e per contribuire a un evento in grado di restituire grande visibilità per tutti. Questa condivisione delle energie e anche delle risorse, ha permesso la realizzazione dell’edizione zero di BookCity in pochi mesi.

Quale il  riscontro delle Istituzioni pubbliche?
L’Assessorato a Cultura, Moda e Design del Comune di Milano è stato da subito tra gli enti promotori, mettendo a disposizione le sue sedi, il suo personale, la sua rete istituzionale.
Infatti ha organizzato un incontro a Palazzo Reale il 10 settembre, con la presenza dell’Assessore Boeri e dei presidenti delle quattro Fondazioni per promuovere una chiamata generale a tutti i protagonisti dell’editoria nazionale. Hanno aderito subito anche l’Associazione Italiana Editori (AIE) e la Camera di Commercio, insieme all’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e all’Associazione Librai Italiani (ALI). Sono state date indicazioni di massima sui temi e sulle modalità degli eventi, ma con l’obiettivo programmatico di includere e accogliere tutte le proposte che sarebbero arrivate. Il Castello Sforzesco è diventato il cuore dell’evento, ma questo cuore si è aperto alla città attraverso il coinvolgimento della rete bibliotecaria e di decine e decine di luoghi che hanno costruito un tessuto capillare dal centro alla periferia.

La vostra sostenibilità?
Siamo partiti da una base economica messa a disposizione dalle quattro Fondazioni che man mano ha trovato il sostegno degli altri partner (AIE e Camera di Commercio) e di molti sponsor, anche tecnici che ci hanno aiutato con generosità ed entusiasmo. Fondamentale è stato il contributo di due realtà come Eni e Intesa San Paolo, che a un mese dalla chiusura dei loro budget, hanno investito su questo progetto. Il loro apporto è anche un atto di riconoscimento pubblico di fiducia in questa manifestazione che diventerà appuntamento fisso per la città di Milano.
Il fatto che l’evento sia stato sentito come promosso dal basso, dalla comunità cittadina, ha permesso di contenerne i costi.  L’investimento nella comunicazione ovviamente c’è stato, ma si è moltiplicato grazie all’adesione di tutte le realtà coinvolte (editori, librerie, istituzioni, teatri, biblioteche) che hanno offerto le loro sedi oltre che il loro lavoro.
Alcuni importanti editori hanno anche promosso incontri su tematiche scottanti come il precariato nel settore editoriale o il diritto d’autore; queste iniziative hanno mosso una straordinaria massa critica, convinta dell’importanza di discutere e confrontarsi su questi temi non solo attraverso la rete o sulle pagine dei giornali, ma anche di persona, nella speranza che le prossime edizioni possano costituire una base d’incontro e di reciproca conoscenza, favorendo la circolarità delle competenze e magari nuove possibilità di lavoro. Con lo stesso spirito le biblioteche hanno proposto riflessioni sul tema della digitalizzazione del patrimonio librario e la sua messa a disposizione in rete.

Anticipazioni per la prossima edizione e riflessioni sui punti di forza/debolezza di quella appena conclusa.
Stiamo lavorando a un complessivo re-design del sito, che al momento è servito per pubblicare il programma e dare indicazioni e aggiornamenti in tempo reale sull’andamento dell’evento.
L’idea che stiamo sviluppando è quella di costruire una piattaforma permanente, dove la community dei lettori-librai-autori possa tenersi informata e in contatto, come un generale repository che possa dare visibilità a un comparto produttivo di grande valore per il Paese.
Ai primi di febbraio organizzeremo con il Comune un incontro con gli editori, per affinare la programmazione che è nata spontanea in questa edizione pilota e cercare di stimolare nuovi contenuti, in un’ottica di generale responsabilizzazione e partecipazione ai processi decisionali.
Continueremo sulla strada degli eventi “fuori luogo”, ovvero dell’intercettazione di pubblico in ambienti come la metropolitana, i caffè, le pasticcerie, i cortili della case, oltre che nelle librerie e nelle biblioteche. Un contributo importante per la progettazione della prossima edizione, ci perverrà anche dalle scuole cittadine: alcune hanno aderito già da quest’anno, proponendo eventi curati da studenti e docenti.

Cosa avete imparato da questa esperienza?
Abbiamo capito che sopravvive un orgoglio “ambrosiano” e una cultura del “fare” che hanno solo bisogno di essere stimolati e allargati ai temi culturali e di promozione dell’editoria. In questo senso la presenza del Comune ha permesso un corale riconoscimento dell’evento, sentito davvero da tutta la città in una dimensione diffusa e capillare.
La lettura è stata percepita come uno strumento di partecipazione democratica per la cittadinanza, capace anche di accorciare le distanze nella multi-culturalità che Milano vuole favorire e proteggere, fruendo durante tutto l’anno della rete cittadina di biblioteche e librerie.
Abbiamo capito che coordinare le energie che si candidano spontaneamente paga di più che imporre dei vincoli di contenuto o forma: pertanto la misura del bottom-up continuerà a regolare la nostra azione. Coinvolgimento, stimolo e partecipazione sono sicuramente le parole d’ordine anche per la prossima edizione.


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