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Biéler, il Courbet svizzero

  • Pubblicato il: 09/12/2011 - 09:35
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Ada Masoero
Ernest Biéler

Martigny (Svizzera). Frutto di una rinnovata collaborazione con il Kunstmuseum di Berna, la Fondation Pierre Gianadda presenta sino al 26 febbraio una retrospettiva di Ernest Biéler (1863-1948), artista svizzero di nascita e vallesano d’adozione dopo una formazione francese. A 17 anni si trasferì a Parigi per iscriversi all’Académie Julian e lì tentò la fortuna, senza però trovarla. La troverà invece in patria: tornato in Svizzera nel 1892, l’anno successivo esegue la decorazione del soffitto della Victoria Hall di Ginevra, in uno stile ancora influenzato dal linearismo dell’Art Nouveau, conosciuto di prima mano a Parigi. Muovendosi sempre in un’atmosfera simbolista, Biéler realizza in questi anni composizioni fortunate, ammirate ai Salon come all’Esposizione universale di Parigi del 1900 alle quali, dopo il suo trasferimento nel villaggio vallesano di Savièse, si sostituiscono composizioni meno cerebrali ed estenuate, attente invece alla vita quotidiana dei valligiani: anche lo stile muta di registro e si fa più realista, tanto che il suo «Les vieux à l’enterrement» viene addirittura accostato dalla critica a «L’enterrement à Ornans» di Courbet. Sono tappe documentate dalle 120 opere in mostra, che evidenzia inoltre la svolta di Biéler all’inizio del ’900 con una fortunata serie di ritratti (ad acquarello eppure molto grafici, tanto che la critica li paragona a xilografie) che gli guadagna la fama e numerose commesse per opere monumentali, culminanti nel 1933 nella decorazione, affidata a lui che pure era protestante, della chiesa cattolica di Saint-Germain: un’opera d’arte totale, per la quale esegue oltre 40 vetrate e 14 stazioni della Via Crucis a mosaico.

da Il Giornale dell'Arte numero 315, dicembre 2011