A Bergamo completata la chiesa del «papa buono»
Bergamo. Il progetto nasce nel dicembre 2010 con l'affidamento di un incarico diretto agli architetti ideatori dell’ospedale: il francese Aymeric Zublena (studio Scau) e i locali Pippo e Ferdinando Traversi (Studio associato d'architettura Traversi). Realizzata con il contributo della Conferenza Episcopale Italiana, della Diocesi di Bergamo, della Fondazione della Banca Popolare di Bergamo, la chiesa sarà solennemente dedicata l'11 ottobre prossimo, ricorrenza del giorno dell'apertura del Concilio Vaticano II (1962) voluto proprio dal papa bergamasco.
L'edificio sorge su un'area di proprietà regionale ceduta in diritto di superficie per 99 anni alla Diocesi ed è accessibile dall’interno come dall’esterno dell’ospedale. Fortemente riconoscibile per la sua articolazione volumetrica, si presenta esternamente con un «velario» sospeso, leggero e vibrante, fatto di una fitta sequenza di sottili elementi verticali in cemento bianco (Italcementi), appesi al coronamento esterno che nasconde le pareti dell’aula, arretrate a formare un deambulatorio coperto lungo tutto il perimetro. L’aula liturgica si plasma con gli interventi di arte sacra (non solo poli liturgici) diventando un tutt’uno; lo spazio rettangolare e squadrato è ravvivato dalla luce zenitale che scende sull’altare e illumina radendo tutte le pareti perimetrali, ulteriori fonti di luce per la presenza di fori. L’interno è ispirato al tema del giardino e l’ideazione è curata da tre artisti: Stefano Arienti (decorazioni murarie e portale), Andrea Mastrovito (absidi) e Ferrario Frères (via crucis). A partire dalle pareti laterali e d’ingresso della chiesa, un giardino mediterraneo, realizzato con una particolare tecnica d'impressione sul cemento, si collega idealmente, nel presbiterio, alle tre vetrate concepite come absidi. Qui l'immagine della passione viene tripartita e la crocefissione sulle pendici del monte Golgota al centro si prolunga sino a occupare le aperture laterali. I pannelli, di vetro soffiato, ritagliati e traforati, sono accostati e montati a vari livelli di profondità a comporre una scenografia. Sulla parete d'ingresso, un'unica grande narrazione sintetica ambientata in una Bergamo d'ispirazione fiamminga racchiude le scene della via crucis.
da Il Giornale dell'Architettura, edizione online, 24 giugno 2014