Bèla Lucio! Una fondazione e una casa museo per ricordarlo
Bologna. Lucio Dalla, scomparso in Svizzera giovedì primo marzo (ieri, nel giorno del suo 69esimo compleanno si sono svolti i funerali nella basilica di San Petronio davanti a 50mila persone) era anche il proprietario della galleria d’arte No Code di via de' Coltelli. Amante dell’arte antica e contemporanea (da Amico Aspertini all’amico Luigi Ontani al giovane Valerio Berruti), Dalla ricordava nel 1998, all’epoca dell’apertura dello spazio con una personale di Jannis Kounellis, le sue preferenze artistiche. «Mi piace l’arte di tutte le epoche, disse il grande cantautore, in particolare amo la Transavanguardia e Caravaggio, ma anche l’Espressionismo tedesco che mi fece conoscere Franco Zeffirelli nel 1964. Rimasi folgorato e andai a Monaco di Baviera ad acquistare, con i pochi soldi dell’epoca, i primi quadri». Dalla ci teneva a precisare: «Non sono un mecenate e nemmeno il promotore del progetto, realizzato dal gallerista Ricky Rizziero Di Sabatino. Sono il proprietario dello spazio e un amatore che ha delle idee: ad esempio trovo ci sia nel boom delle mostre qualcosa di forzato, se penso ai forzati in fila per gli Impressionisti...».
Nel 1999 l'Ateneo bolognese gli aveva conferito la laurea ad honorem in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo. Ma Dalla dipingeva? «Assolutamente, e non sono nemmeno un collezionista. Mi piacciono la Transavanguardia, l'Arte povera e un po' d'antico, in assoluto Caravaggio. Non credo nell'ispirazione pura, posso essere attratto da un tizio per strada che sputa su un piccione. la canzone "Com'è profondo il mare" è nata a Zurigo mentre ammiravo Böcklin, "La predicazione ai pesci di sant'Antonio", il santo coi piedi a bagno e i pesci sotto». Dalla si definiva non collezionista, ma la sua ampia residenza bolognese era piena di opere d’arte: si tratta di quasi 3mila metri quadrati di superficie con innumerevoli quadri, sculture, installazioni con lavori di Aspertini, Berruti, Kounellis, Paladino. Il palazzo di via d’Azeglio potrebbe dunque divenire una fondazione-casa museo in memoria di Dalla: ne stanno discutendo l’avvocato Eugenio D’Andrea, l’amico Marco Alemanno e alcune persone dello staff del cantante. L’avvocato D’Andrea racconta di aver partecipato solo una settimana prima della scomparsa, a una riunione con Dalla e Fabio Roversi Monaco, presidente della Fondazione Carisbo. Il cantautore, ricorda anche lo stesso Roversi Monaco, cercava consigli e forse una collaborazione per creare un ente che gestisse i suoi beni, l’eredità e i diritti di più di 600 canzoni scritte in oltre 40 anni di carriera.
La Fondazione, comunque, stando sempre a quanto ricordato dall’avvocato D’Andrea, non era una priorità perché la scomparsa di Dalla è stata certamente una fatalità: «Nei prossimi giorni, termina l’amico legale, dopo aver salutato Lucio ci occuperemo di questi aspetti, ci riuniremo e prenderemo serenamente tutte le decisioni e sono certo che faremo la Fondazione cui Lucio teneva perché è un atto dovuto nei suoi riguardi e nei riguardi di tutti quelli che lo hanno amato e continueranno a farlo ascoltando le sue canzoni». Béla Lucio! Così lo salutavano i bolognesi quando lo incontravano, non di rado, a passeggiare per la «sua» piazza Grande che poi è piazza Maggiore dove ieri si sono svolte le esequie prima della tumulazione al cimitero della Certosa.
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 5 marzo 2012