Autofinanziare i musei con una gestione efficace
Quando nasce la Fondazione Musei Civici di Venezia?
La costituisce il Comune nel marzo 2008 come fondazione di partecipazione per organizzare l’attività ed i servizi di 11 sedi museali cittadine con annesse pertinenze e collezioni. L’obiettivo principale è rendere più efficiente la gestione di una macchina complessa, contenendone i costi, aumentandone i ricavi e migliorando nel contempo l’offerta museografica e culturale. La fondazione è un soggetto indipendente che opera in autonomia e punta tendenzialmente ad autofinanziarsi attraverso i ricavi generati dalla vendita dei servizi al pubblico, delle sinergie con altri soggetti e operatori pubblici e privati e della gestione del fondo di dotazione iniziale, conditio sine qua non per la costituzione di qualsiasi fondazione.
E’ stata un’intuizione lungimirante dell’Ente Pubblico che rimane proprietario dei beni e delle collezioni, indica le linee generali di programmazione e sviluppo e valorizza al tempo stesso il proprio patrimonio. Il tutto nel quadro di una convenzione trentennale che regola i rapporti tra i due soggetti.
Una Fondazione di partecipazione del solo ente pubblico.
Questa fu la scelta del socio fondatore. Dotarsi di un nuovo soggetto operativo gestionale di diritto privato per gestire un patrimonio tutto pubblico. Il coinvolgimento dei privati avviene su partenariati ad hoc, manifestatosi in diverse forme, dalle sponsorizzazioni tecniche e istituzionali, alle co-produzioni di progetti culturali, al recupero di nuovi spazi espositivi. È in fase di discussione una modifica dello statuto che si propone di ottimizzare la governance per migliorare il dialogo con soggetti terzi. Credo che la decisione dell’identificazione del pool di soci fondatori nonché gli strumenti sui quali una fondazione deve poter contare per operare vada sempre fatta in relazione alle caratteristiche del territorio di riferimento e alle specificità del patrimonio da tutelare e valorizzare. Non esiste un modello replicabile, esiste lo strumento fondazione da utilizzare.
Come funziona la gestione?
Siamo un sistema multyunit in cui i servizi centrali operano a supporto della rete di Musei e delle loro specificità. In questi primi cinque anni si è dimostrato che esiste un equilibrio tra la necessità di una programmazione e gestione a regia centrale e l’autonomia dei musei. La messa in comune dei servizi e dei processi ha certamente favorito economie di scala. L’attenzione per la gestione ed il contenimento dei costi si è accompagnata da un lato con un’intensa attività di promozione commerciale e di comunicazione e dall’altro con una programmazione scientifico culturale sempre più rilevante secondo una strategia di internazionalizzazione che valorizza le collezioni per il tramite di scambi e co-produzioni scientifico culturali con le principali istituzioni e musei europei ed internazionali.
Qual è il vostro bilancio?
È passato da 18 milioni di euro nel 2008 a 24 milioni nel 2012, con un fatturato diversificato nelle fonti di ricavi: l'85% circa da bigliettazione, un ulteriore 5-6% da roy derivanti dai contratti per la gestione dei bookshop (10), caffetterie (4) e vendita di merchandising. Il restante da fund raising e redditi generati dal fondo di dotazione. La parola chiave è la diversificazione delle fonti di reddito per ridurre il rischio di dipendenza da un’unica tipologia di entrata.
Quali le fonti di tale incremento di fatturato?
Le leve di marketing, comprese le tariffe museali, adottate dopo attenta analisi dei punti di break even e comparate con gli standard internazionali. Interessante è l'hosting di eventi (290mila euro nel 2012, per convegni, cene, ecc..) secondo un approccio commerciale, ma con una grande attenzione alla delicatezza dei luoghi. Rilevanti sono la raccolta fondi e le sponsorship per le quali abbiamo costituito un «Servizio comunicazione e Business Development» secondo una logica organizzativa aziendale. Queste attività sono favorite da una programmazione culturale e di mostre temporanee pianificate con largo anticipo. Sulla falsariga del mondo museale anglosassone abbiamo introdotto nelle nostre sedi principali urne per la raccolta dei fondi legati al restauro di progetti specifici. Il visitatore può seguire sul sito della Fondazione l’andamento della raccolta e viene informato non appena la cifra è stata raggiunta ed il restauro dell’opera eseguito. Si tratta di seguire il visitatore dalla A alla Z secondo un approccio client oriented.
Quali i partner?
Tra gli ultimi sostenitori con i quali abbiamo varato una progettualità comune c’è la veneziana Mavive SpA, con la quale abbiamo realizzato la nuova «sezione del profumo», in Palazzo Mocenigo, il nostro Museo del tessuto. Un progetto molto importante per il rilancio di un museo della città che avrebbe dovuto attendere prima di un intervento di recupero. Mentre le sponsorizzazioni tradizionali, tout court, sono in via di diminuzione crescono le partnership tecniche, che portano ad contenimento ed un’ottimizzazione dei costi. Nel 2012 la Fondazione ha siglato un accordo di co-branding in scambio merci con Philips Italia, per la fornitura di impianti illuminotecnici a LED di ultima generazione. Il risultato sono rilevanti risparmi energetici e di manutenzione degli impianti e soprattutto la valorizzazione delle opere grazie ad un’illuminazione di altissima qualità. Interveniamo quindi sui costi di gestione del sistema museale, dialogando con esperti nel settore, che ci aiutano con un contributo di mezzi o di progettualità, con un riflesso positivo sul bilancio della Fondazione.
Un’altra partnership per noi fondamentale è quella con Louis Vuitton che ha recentemente aperto un grande Store a Venezia dove all’ultimo piano è ospitato l’ Espace Culturel, uno dei cinque presenti nel mondo. Con LV organizziamo mostre molto mirate legate al contemporaneo che su Venezia si declina nel rapporto con la città e la sua storia. LV in cambio finanzia un programma di restauro biennale di opere, concordato con i nostri conservatori, parte delle quali saranno utilizzate per le mostre nel loro spazio culturale. Un ritorno per i Musei Civici oltre che nel restauro di opere anche nella comunicazione veicolata internazionalmente.
Avete valutato la possibilità di costituire un pool internazionale di finanziatori, esempio dei support friends?
Lavoriamo con regolarità sia con comitati internazionali per la salvaguardia di Venezia che con mecenati individuali. Nel primo caso il Comité Francais pour la Sauvegarde de Venise è un interlocutore di primo piano. Dopo una lunga e complessa operazione comune di restauro di ben nove sale di Palazzo Reale, abbiamo aperto il nuovo percorso negli appartamenti che ospitarono l’Imperatrice Elisabetta d’Austria durante le sue visite nella città lagunare.
Operiamo proficuamente con Venice International Foundation con cui abbiamo recentemente costituito un soggetto di diritto statunitense per sviluppare ulteriormente il fundraising. Con gli Stati Uniti abbiamo rapporti consolidati con le più importanti istituzioni museali internazionali, insieme alle quali realizziamo progetti espositivi e condividiamo prestiti di opere. Una collaborazione molto importante è con PMA - Philadelphia Museum of Art che porterà da febbraio 2014 un fantastico progetto espositivo :«Léger and the Modern City». Lo sviluppo ed il consolidamento di questi rapporti internazionali è certamente dovuto alla forte spinta impressa da Gabriella Belli.
Sono progettualità scientifiche condivise, anche nei costi?
La mostra avrà due location. Prima sarà a Philadelphia, e poi al museo Correr in Piazza San Marco, dalla metà di febbraio fino a giugno. Una partnership al 50% in tutto, dai trasporti alle assicurazioni. L'organizzazione, la curatela, sono condivisi, come il progetto scientifico di ricerca. La coproduzione ed una diretta partecipazione ai progetti scientifici sono le parole chiave date da Gabriella Belli all’operare della struttura museale e ai conservatori.
La Fondazione ha rapporti istituzionali con musei russi e cinesi con i quali stiamo lavorando oltre che per lo scambio di opere anche per creare progetti espositivi che nascono dal patrimonio museale civico e girano nel mondo. A tale proposito stiamo lavorando ad un progetto di una mostra itinerante dedicata alla storia di Venezia che dovrebbe essere presentata in più location in Cina nel 2015.
Cina e Russia sono aree di interesse sia culturale che economico. I Musei Civici sono una parte importante dell'immagine della città e quando ci presentiamo nel mondo siamo un valore aggiunto per il sistema e ne sentiamo tutta la responsabilità. In questo senso il coordinamento con il Comune di Venezia ed il sistema città è fondamentale. Lo abbiamo fatto lo scorso anno in Giappone, con un ritorno in termini di visitatori a Venezia.
Com’è il vostro organico?
Con il fatturato e il valore della produzione è cresciuto il lavoro e la necessità di rispondere con la struttura alla crescita del business. Oggi la Fondazione può contare su un organico di 80 dipendenti, di cui oltre la metà sono stati assunti dopo il 2008 e quindi non più ex dipendenti comunali. Questi ultimi rappresentano ancor oggi la conoscenza e la storia dei Musei Civici e ricoprono ruoli di coordinamento sia in ambito scientifico che tecnico amministrativo. Senza il loro apporto la Fondazione non avrebbe mai potuto nascere e decollare. Optarono all’epoca della costituzione della Fondazione per il passaggio ad un nuovo contratto che credo di poter dire abbia offerto soddisfazioni professionali.
Oggi la Fondazione investe sui giovani cercando, nell’azione di recruiting il miglior compromesso tra esperienza, potenzialità di crescita e professionalità che vengono dal mondo del privato. Noi siamo, ricordiamocelo, una fondazione privata, ma che viene dal pubblico e che con il pubblico si relaziona nell’operare quotidiano.
Quanto investe l'ente pubblico?
Non abbiamo alcun trasferimento pubblico. La Fondazione si auto sostiene. Il bilancio è sempre stato chiuso in utile. Non è affatto facile. Pur beneficiando del nome e della destinazione di Venezia e quindi di un flusso di turisti rilevante ci confrontiamo con la crisi economica globale e con i minori consumi che investono anche il mondo della cultura e dei musei in particolare.
Cerchiamo tuttavia di ottenere finanziamenti pubblici legati a progettualità specifiche rispondendo a bandi regionali, nazionali o comunitari grazie ad un gruppo di persone con una expertise progettuale molto avanzata. Non fondi pubblici per finanziare i costi di funzionamento quindi ma finanziamenti mirati a progettualità culturali. Recentemente abbiamo partecipato, ad esempio, ad un bando della Fondazione Telecom, con un progetto per valorizzare i musei delle isole minori (il Merletto a Burano). Tra i principali bandi abbiamo vinto insieme al Comune di Venezia quello promosso dalla Regione Veneto a valere su fondi europei FESR, per l'ampliamento del Museo del Vetro di Murano: un milione e seicento mila euro per l'ampliamento di ulteriori duemila metri quadri, destinati a mostre temporanee sulla produzione vetraria contemporanea. Nel 2011, abbiamo vinto un bando, sempre a valere su fondi comunitari di 120mila euro per la galleria dei cetacei al Museo di Storia Naturale. Un progetto museografico concluso nel 2012.
Abbiamo poi risposto recentemente ad un bando della Commissione Europea Direzione Generale Relazioni Esterne, per attività di formazione di know how in Algeria: un progetto triennale che abbiamo presentato insieme all'Università Ca' Foscari di Venezia ed un soggetto belga, sulla gestione dei beni culturali e dei siti archeologici. Esperti di settore andranno in Algeria in siti già individuati dalla Commissione Europea ed aiuteranno gli attori locali nel predisporre Business Plan e piani di tutela e conservazione. E’ un’opportunità importante per tanti giovani operatori italiani che potranno quindi fare esperienza nel quadro di un progetto internazionale di alto profilo.
Abbiamo inoltre avviato un rapporto di collaborazione con la Qatar Museum Authority relativamente allo sviluppo di progetti comuni, probabilmente sull'arte islamica, qui a Venezia, e poi in Qatar.
Come vi muovete sul governo dei costi variabili?
Un costo importante è dato dai servizi museali, ovvero quelli che garantiscono la tutela del patrimonio nelle sale, l’accoglienza dei visitatori e l'accesso ai musei, la pulizia e la sicurezza delle sedi e degli uffici. Già alla fine degli anni ‘90 il Comune esternalizzò il servizio. La Fondazione ha bandito una gara europea nel 2009, ed ha assegnato il servizio ad un pool di operatori. Nel 2009 abbiamo modificato le condizioni di gara fin a quel momento applicate. Fermo restando l’obiettivo primo della massima tutela delle opere e dell’alta qualità dei servizi al pubblico, siamo intervenuti sul riconoscimento dei costi sostenuti dell’appaltatore per i servizi erogati, introducendo un sistema per fasce, crescente in rapporto al crescere della bigliettazione, ma percentualmente in diminuzione dopo un certo fatturato. Il tutto ha permesso di contenere i costi per servizi e garantire al contempo la qualità.
La manutenzione ordinaria e straordinaria delle collezioni e degli edifici a chi spetta?
La fondazione ha l’onere della manutenzione ordinaria degli edifici, delle sedi e degli impianti e certamente anche delle collezioni. Diversamente la manutenzione straordinaria spetta al Comune di Venezia. La nostra struttura tecnica lavora a stretto contatto con gli Uffici tecnici comunali nell’individuare le priorità sulle quali intervenire. Relativamente agli interventi nelle sedi la Fondazione ha fatto un grande investimento sui depositi, a Marghera, con il progetto VEGA Stock, uno storage di alta qualità per le opere delle nostre collezioni. Le opere non esposte sono ospitate in uno spazio tecnologicamente avanzato e sicuro, in un area di pregio come quella del Parco Scientifico e Tecnologico a Marghera: quattro grandi strutture di circa 4mila mq, che quest'anno abbiamo attrezzato con dei soppalchi, e che ospitano opere di Ca' Pesaro, di Palazzo Mocenigo e parte del Correr.
Avete avuto molti premi. Cosa vi viene riconosciuto?
Abbiamo ritirato al Forum delle Pubbliche Amministrazioni, il premio Best Practice per la gestione del patrimonio immobiliare che dimostra la nostra attenzione - quasi maniacale- per la gestione e la tutela del patrimonio immobiliare nonché l’attenzione per il monitoraggio ed il contenimento dei costi di gestione.
Quante persone hanno avuto accesso ai vostri servizi?
Nel 2012, abbiamo avuto circa 2.100mila visitatori alle collezioni permanenti che salgono a più di 2.300mila con il pubblico delle mostre temporanee. Palazzo Ducale rappresenta circa il 60% del totale, ma le diverse sedi stanno crescendo anche sulla spinta delle mostre. Stiamo lavorando per far crescere tutte le sedi sia in termini di visitatori che di sostenibilità economica. Il Museo del Vetro di Murano ad esempio è diventato la terza sede, che insieme a Palazzo Ducale e al Museo Correr, potenzialmente può navigare autonomamente e auto sostenersi. E’ comunque un equilibrio delicato che non permette certamente di rilassarsi. In questo tutta la struttura e tutto il personale della Fondazione ha capito l’importanza di combinare attività di studio, ricerca e tutela con la promozione e attenzione al visitatore.
Quali relazioni avete oggi con il «sistema Venezia»?
Insieme alle altre istituzioni culturali cittadine, pubbliche e private abbiamo condiviso nel 2012 un progetto di comunicazione, nel naturale rispetto delle diversità e peculiarità. In tal senso lavoriamo, seguendo le indicazioni del Comune di Venezia, per condividere con i nostri colleghi un progetto di offerta culturale ampia e, nella naturale evidenza delle diverse priorità, integrata.
Operiamo poi con regolarità bilateralmente definendo accordi che valorizzano i ricchissimi e diversi patrimoni presenti in città. Tra questi ad esempio la partnership nel 2013 con la Fondazione Vedova per l'organizzazione di una mostra nelle nostre sedi in occasione della Biennale d'arte. Con la Fondazione di Venezia abbiamo uno scambio di materiali legati agli archivi fotografici per progetti espositivi, di ricerca, di catalogazione da realizzare alla Casa dei Tre Oci. E ci sono altri esempi molto concreti ad esempio con la Fondazione Bevilacqua La Masa.
Per l’audience engagement abbiamo avviato quest'anno una politica di fidelizzazione, lanciando la MUVE Friend Card. In poco tempo abbiamo coinvolto 600 Friends, in larga parte cittadini residenti nel comune o nel territorio circostante. Offriamo ai nostri cittadini progetti e servizi tailor made, in alcuni casi esclusivi, che portano le persone a conoscere un patrimonio unico, tutto da scoprire e molto spesso accompagnati in piccoli gruppi dai conservatori delle collezioni. L’obiettivo è avvicinare le persone al museo, farlo vivere non solo esplorandone i contenuti ma anche semplicemente respirandone l’atmosfera nei sui spazi pieni di fascino.
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