Arte e società: Dynamo Camp
«Non sono mai stato così orgoglioso di far parte del Gruppo KME come durante la mia esperienza di volontario a Dynamo Camp».
Spesso una breve affermazione può sintetizzare e restituire al meglio il senso profondo di un’esperienza che non diviene più soltanto personale.
Il senso da dare all’orgoglio, un concetto sicuramente un po’ vittoriano e troppo spesso utilizzato con accezioni negative, è nel motivo di soddisfazione di poter condividere in pieno un comportamento, una visione di sviluppo sociale che supera per chi lavora in azienda l’idea del solo fare business, e farlo bene, o il consolidamento del brand.
La dichiarazione è un feedback di un dipendente di un grande gruppo industriale europeo, la KME, leader mondiale nella produzione di semilavorati in rame e sue leghe con una quota di mercato pari a circa il 30% in Europa e oscillante tra il 6-7% a livello mondiale (fili rame esclusi), con 12 stabilimenti in Europa e uno in Cina, un totale di circa 6000 adetti e un fatturato di oltre 2,5 Mld.
Questa multinazionale, appartenente a Intek Group spa, da oltre sette anni intreccia i suoi destini con Dynamo Camp, del quale ha sostenuto con convinzione l’attività e continua a svilupparle economicamente e strategicamente. Inoltre partecipa attivamente con il coinvolgimento di donne e uomini del proprio personale, sono molte decine coloro che vi partecipano nell’ambito di attività di volontariato aziendale e nel proprio privato, ma l’obiettivo è di coinvolgerne sempre di più in questo impegno nel campo della solidarietà.
Ma la vera aspirazione di KME è quella di promuovere la crescita e l’azione dell’Associazione Dynamo Camp Onlus in particolare l’incremento dell’ospitalità gratuita a bambini e ragazzi, da qualche anno anche insieme alle famiglie, in un luogo magico nel cuore dell’Appenino Pistoiese, un’area di proprietà dell’azienda di oltre 900 ettari che include un’Oasi affiliata WWF.
KME insieme a Fondazione Dynamo, una fondazione di venture philantropy voluta da Intek Group nel 2003, sono i soci fondatori dell’associazione, con l’obiettivo di svilupparla e di coltivare una rete di partner per garantirne la sostenibilità finanziaria ed operativa in un orizzonte di medio e lungo termine.
Ma che cosa è Dynamo Camp che fino a questo momento è stato soltanto evocato?
È il primo Camp di Terapia Ricreativa in Italia che accoglie per periodi di vacanza e svago bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi e croniche con alle spalle lunghe degenze ospedaliere.
Dynamo fa parte del SeriousFun Children’s Network, una rete di strutture simili fondate a partire dal 1988 da Paul Newman e attivi in tutto il mondo.
Nel 2013, al settimo anno di attività, i numeri che hanno caratterizzato il progetto sono questi: 1163 bambini sono stati accolti in modo completamente gratuito per periodi di vacanza e svago secondo programmi di Terapia Ricreativa; 157 famiglie; 17 programmi lungo l’arco dell’intero anno; 54 patologie con prevalenza di patologie oncoematologiche, neurologiche e diabete; un network di riferimento di 72 ospedali e 50 associazioni di patologia in Italia e all’estero; uno staff di 49 dipendenti; 54 persone di staff stagionale; 20 medici e 25 infermieri presenti durante i programmi; 620 volontari che donano il proprio tempo, intelligenza e cuore.
Una macchina potente e ben organizzata impegnata a rispondere a un bisogno troppo spesso ignorato da chi non ne è coinvolto, ovvero la necessità di far sentire «semplicemente bambini» almeno una parte di quei 10.000 e più minori che soltanto in Italia sono affetti da patologie gravi o croniche e che per gli effetti della malattia e delle cure vivono un adolescenza amputata di spensieratezza e allegria.
Il Camp non è un presidio sanitario, anzi offre un’atmosfera e un’esperienza totalmente opposta mantenedone, però, in filigrana l’attenzione e la predisposizione alla cura necessari ai suoi ospiti (è dotato di una infermeria completamente attrezzata e da uno staff medico specializzato).
La Terapia Ricreativa, la base scientifica che ispira l’attività del Camp, si fonda sulla partecipazione a un'avventura, condivisione di esperienze indimenticabili con coetanei e riscoperta delle proprie capacità. L'esperienza si concentra sulla scoperta di nuove potenzialità e su nuove possibilità di apprendimento grazie alle molte attività che i ragazzi svolgono durante il loro soggiorno, sia all’aperto nella splendida cornice naturale dell’oasi sia con progetti speciali, tra i molti anche l’Art Factory, un laboratorio nato nel 2009 in cui alcuni artisti internazionali operano insieme ai bambini alla realizzazione di opere che rimangono a disposizione dell’associazione anche per la raccolta fondi. Infatti Dynamo Camp è finanziato in modo quasi interamente privato grazie alle donazioni di individui, imprese, fondazioni, e solo in minima parte di enti pubblici. Nel 2012 la raccolta fondi è stata sostenuta per il 28% da individui, 49% da aziende, 21% da Fondazioni e Associazioni e 2% dall’ente pubblico, nello specifico Regione Toscana e Provincia di Pistoia. L’associazione è impegnata tutto l’anno in una campagna di fundraising principalmente rivolta ai singoli attraverso molti canali e media nazionali.
La larga rete di imprese sviluppata in questi anni contribuisce attraverso un sostegno finanziario, condivisione di competenze, cessione di beni e volontariato aziendale. Laddove il supporto sia articolato, strategico e pluriennale, si tratta di Corporate Partnership, fin dall’inzio la KME, ed è ciò che Dynamo auspica dalla collaborazione con le aziende: questo può scaturire dalla condivisione fino in fondo del progetto e della missione.
Per contribuire alla sostenibilità e al suo sviluppo, Dynamo Camp ha creato Dynamo Academy, un’impresa sociale ad hoc e sta lavorando per la costituzione di altre imprese sociali.
Sarebbe riduttivo pensare a Dynamo Camp come a un luogo di sola cura, forse è meglio pensarlo come luogo di potenziamento del carattere, intendendo con quest’ultimo la capacità di ognuno di relazionarsi con il mondo e con gli altri, attraverso il contatto con la natura, la bellezza e l’esperienza della solidarietà. Questo vale per tutti, non solo per i giovani ospiti e le loro famiglie, ma anche per i molti volontari, il personale della KME e l’azienda stessa che ripensa la sua esperienza all’interno della cultura del dono.
© Riproduzione riservata