Appuntamento sulla neve
Piacenza. Anche se oggi il nome del pittore piacentino Stefano Bruzzi (1835-1911) sfugge all’attenzione dei più, durante la sua esistenza fu un artista dal notevole successo commerciale e artistico, particolarmente apprezzato per le sentimentali ambientazioni sull’Appennino emiliano di scene di agresti. La sua città di origine lo ricorda attraverso due mostre aperte sino al 19 febbraio: «Stefano Bruzzi. La poetica della neve», alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, e «Stefano Bruzzi. Un macchiaiolo tra Piacenza e Firenze», presso la sede della Fondazione di Piacenza e Vigevano, curate rispettivamente da Andrea Baboni e Leonardo Bragalini. Le due rassegne incrociano le tematiche biografiche, anche se la prima focalizza maggiormente l’attenzione sui dipinti di soggetto invernale, a partire dal periodo giovanile trascorso a Roma dal 1854, dove entra in contatto con Nino Costa e Arnold Böcklin. Dopo i quattro anni romani Bruzzi per un ventennio dimorò a Roncolo di Groppallo sull’Appennino piacentino, prima di trasferirsi a Firenze nel 1875 ed entrare in contatto con Fattori, Signorini, De Tivoli, Palizzi, Induno, Cabianca e gli altri macchiaioli. Di questo percorso racconta in particolare l’allestimento alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, attraverso 50 dipinti e alcuni bozzetti del periodo 1855-80 compresi la «Mietitura a Le Perteghette», «Cadon le foglie» e vedute romane e toscane. I dipinti esposti alla Ricci Oddi datano dal 1865 ai primi anni Ottanta e raffigurano scene di genere con pastorelli, pecore, contadini e spaccalegna nella fatica del lavoro quotidiano, immersi in candidi paesaggi invernali. Qui sono esposte anche importanti opere ritrovate come «Prime giornate di bel tempo», esposta a Milano presso la Società per le Belle Arti di Brera nel 1872, lo «Spaccalegna» (1873; nella foto) e «La mandria sperduta», presentato all’Esposizione Nazionale di Milano nel 1881.
da Il Giornale dell'Arte numero 316, gennaio 2012