Approvata la Carta delle Fondazioni
Roma, 4 aprile 2012. L’Assemblea ordinaria dell’Acri, riunitasi per il rinnovo degli Organi, ha confermato Giuseppe Guzzetti come Presidente dell’Associazione (per il quinto mandato triennale) e approvato all’unanimità dai 136 membri la Carta delle Fondazioni. «Il 4 maggio 2011 – ha detto Guzzetti - l’Assemblea dell’Acri aveva varato la scelta di definire linee guida per un orientamento comportamentale comune, capaci di dare sistematicità alle migliori pratiche già sperimentate e pienezza di attuazione allo spirito delle norme che regolano le Fondazioni. Oggi, dopo neanche dodici mesi, questo strumento ha preso corpo, a valle di un processo di elaborazione ispirato alla più ampia partecipazione». La Carta di autodisciplina sarà ufficialmente presentata al congresso del centenario Acri il 7 e 8 giugno a Palermo.
La Carta è un riferimento volontario, ma vincolante che permette di avere standard uniformi a tutte le fondazioni. Il primo ambito riguarda la governance. E queste nuove regole arrivano proprio in un momento cruciale, perché entro il 2016 l’80% delle fondazioni cambieranno presidente e consiglieri, molti dei quali al secondo mandato e quindi non più eleggibili. Le procedure di designazione e di nomina degli amministratori dovranno essere pubbliche e trasparenti, gli organi dotati di «un’adeguata presenza di genere», le incompatibilità in entrata e in uscita valutate secondo criteri precisi. Infatti, nella carta si legge che «al fine di salvaguardare la propria indipendenza ed evitare conflitti di interesse, la partecipazione agli organi delle Fondazioni è incompatibile con qualsiasi incarico o candidatura politica (elettiva o amministrativa). Le Fondazioni individuano le modalità ritenute più idonee per evitare l’insorgere di situazioni di conflitto di interessi, anche ulteriori rispetto alle predette fattispecie. Individuano inoltre opportune misure atte a determinare una discontinuità temporale tra incarico politico svolto e nomina all’interno di uno dei loro organi. La disciplina di eventuali ipotesi di discontinuità tra cessazione dalla Fondazione e assunzione successiva di incarichi politici (elettivi o amministrativi) è rimessa alla sottoscrizione di ‘impegni morali’ o alla stesura di un ‘codice etico’». Inoltre la Carta suggerisce che il rinnovo degli organi sia scaglionato nel tempo per evitare discontinuità nell’attività istituzionale.
L’attività istituzionale deve essere indipendente, trasparente e documentata. «Nel processo di selezione delle iniziative attraverso bandi le Fondazioni procedono a una valutazione di merito sia assoluta sia comparativa rispetto ad altre iniziative di analogo contenuto. Similmente, i ‘progetti propri’ sono realizzati a seguito della valutazione di possibili soluzioni alternative per perseguire con maggiore efficacia ed efficienza gli obiettivi programmati». Le Fondazioni sono quindi chiamate a usare le proprie risorse secondo criteri di economicità, a stabilizzare le erogazioni nel tempo e a realizzare un’equilibrata destinazione dei proventi tra impegni annuali, pluriennali e continuativi, senza tralasciare di mobilitare e catalizzare le risorse di terzi.
L’ultimo capitolo riguarda le linee guida per la gestione del patrimonio, che escludano «investimenti che presentino connessioni con situazioni di violazione dei diritti dell’uomo e delle norme di tutela dell’ambiente e del patrimonio storico, artistico e culturale» e aprano agli investimenti correlati alla missione. Infine, il rapporto con le società bancarie di riferimento persegue l’obiettivo di contribuire allo sviluppo economico senza ingerire nella gestione operativa.
Ora le Fondazioni, ognuna nel rispetto della propria autonomia, potranno recepire i principi negli statuti.
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