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Antoine D’Agata. La visceralità della fotografia

  • Pubblicato il: 29/06/2013 - 19:14
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Milena Zanotti
Antoine d'Agata

Milano. Allo Spazio Fondazione Forma per la Fotografia dal 27 giugno è protagonista Antoine D’Agata, con una mostra curata da Bernard Marcadé e Fannie Escoulen che arriva in Italia dopo le tappe di  Parigi e Den Haag, modulandosi alle esigenze di ogni spazio. «Il progetto è frutto della selezione di migliaia di fotografie,  storiche o  più legata all’attualità» afferma la curatrice. Visitando la mostra ci si imbatte in istantanee di luoghi che D’Agata definisce le «immagini del giorno’, ovvero Palestina, Libia, Auschwitz,  ma altresì nelle sue ‘immagini di notte», sui diseredati tossicomani e sull’universo della prostituzione. Il fuoco che anima entrambe le tipologie, tuttavia, è uno: la ferocia dell’alienazione contemporanea.
Tanto che è impossibile non essere toccati, uscire indenni da un viaggio che penetra nell’animo, effetto amplificato dalla modalità di approccio alle opere, pensate come un’installazione, per consentire di varcare i racconti poiché, con le parole di Bernard Marcadè «Queste immagini non sono rappresentazioni, ma letteralmente brandelli strappati – uno strappo – più che una costruzione o una composizione. D’Agata non compone un’immagine, la strappa alla realtà della propria vita. Le sue immagini sono lembi di carne. Una carne amata, triturata, violentata, drogata…».
Il presidente di Fondazione Forma, Roberto Koch, rimarca il perché di una scelta «Antoine D’Agata giunge, non a caso, dopo 8 anni di progetti, poiché uno degli artisti più intensi e controversi, un vero mito degli ultimi 5 anni per i giovani fotografi». Continua Koch «Come per la mostra inaugurata, accompagnata da suoni registrati che si sostanziano in voci, siamo interessati a promuovere la trasversalità di discipline, naturalmente connaturate alla fotografia, spesso inclusiva di video, musica ed installazioni».
Un’altra linea della strategia  di Fondazione Forma riguarda l’educazione  che si esplicita principalmente nel master in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, ormai al suo settimo anno di svolgimento e che prevede stages in collaborazione con altre realtà partners. L’esito del corso si concreta in un’esposizione, inaugurata in concomitanza con Anticorpi, dal titolo Trompe – l’Oeil e curata da Luca Andreoni e Francesco Zanot, attraverso fotografie e video prodotti dagli studenti.
Inoltre, la Fondazione, si fa promotrice, ogni due anni, del premio F, con la partecipazione di Fabrica, centro di ricerca sulla comunicazione del gruppo Benetton, che vuole valorizzare la giovane fotografia di documentazione, tramite emolumenti, la possibilità di esporre i lavori e la realizzazione di un catalogo. Roberto Koch aggiunge che «La Fondazione Forma si pone come vera casa della fotografia con vocazione pubblica, sebbene completamente sostenuta da contributi privati (BNP Paribas e COOP, rispettivamente main partner e partner, mentre per la comunicazione la collaborazione è con Corriere della Sera ed ATM).
Conseguentemente fondamentale è il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, in primis quelle di Milano, che tuttavia a tal riguardo, ‘dormono’, non comprendendo fino in fondo le enormi possibilità di un potenziale culturale, non  a caso posto nella città per eccellenza del design e della moda». E noi, naturalmente, auspichiamo che le istituzioni cittadine abbiano la lungimiranza di cogliere appieno tale messaggio e trasformarlo in una opportunità bella per la collettività tutta.