Anche i progetti culturali devono essere sharing
Anche questo studio evidenzia come la cultura deve diventare uno strumento in grado di rafforzare l’identità sociale e il senso di appartenenza, un driver per lo sviluppo economico, un fattore utile a migliorare la collaborazione tra soggetti diversi, pubblici e privati.
Milano ha già il capitale sociale e reputazionale necessario per un rilancio culturale e creativo. In un’epoca in cui tutto è sharing questo capitale potrebbe svilupparsi e rafforzarsi grazie alla cultura che contribuisce ad alimentare il livello di collaborazione, lo scambio, la contaminazione tra soggetti diversi. Come indica lo studio, sarebbe utile creare un forum, un luogo di programmazione strategica dove esperti di differenti settori possono contribuire alla creazione di messaggi coerenti per presentare Milano e la città metropolitana. Non solo un luogo di pensiero, naturalmente, ma uno strumento operativo per lanciare un’azione di sistema in grado di coinvolgere organizzazioni di tutti i tipi: imprese, associazioni non profit, altri attori sociali che possono partecipare con risorse e competenze. Con il coinvolgimento - e quando possibile il coordinamento - degli enti territoriali.
Senza contare che sviluppare iniziative culturali condivise anche nelle aree periferiche significa operare consapevolmente su quelli che alcuni sociologi definiscono “non-luoghi” in cui cresce il disagio sociale. Un disagio che progetti culturali possono contribuire a curare proprio con azioni non estemporanee di coinvolgimento dei cittadini.
Investire in cultura diventa quindi una scelta strategica: non lo dice solo chi opera nel settore ma anche tutti coloro che hanno a cuore il futuro delle metropoli e del Paese.