AAA creativi cercansi: cosa rivelano gli annunci sul web
Diversi studi mostrano che l’economia creativa è in crescita e ha un grande potenziale di sviluppo, vista la crescente necessità di mobilitare idee creative e innovazione per competere in un mondo globalizzato. Ma una domanda continua a porsi: stiamo formando adeguatamente i « professionisti della creatività » ? il centro di ricerca Nesta ha identificato le principali competenze richieste ai creativi per capire come migliorare la produttività e la competitività dell’economia creativa.
In risposta all’ Industrial strategy del Regno Unito, il centro di ricerca Nesta ha identificato le principali competenze richieste ai creativi per capire come migliorare la produttività e la competitività dell’economia creativa. Il governo britannico ha, infatti, invitato i settori creativi a lavorare lungo i dieci pilastri della strategia industriale, tra cui lo sviluppo delle competenze. Il divorzio dall’Unione europea rende la comprensione dei bisogni dei settori creativi particolarmente urgente, dato che questi impiegano molti stranieri per sopperire alla mancanza di determinate competenze. Nell’editoria britannica, per esempio, nel 2015 gli europei rappresentavano il 9,5% della forza lavoro e i non-europei il 4%. Nel settore delle tecnologie dell’informazione, software e servizi di computeristica, la quota di europei e di non-europei ammontavano rispettivamente al 5,5% e 8,4%.
I risultati della ricerca di Nesta offrono diversi spunti di riflessione su come migliorare la performance dell’economia creativa.
Innanzitutto, è evidente che le competenze richieste dai datori di lavoro per le occupazioni creative[1] non sono solo prettamente « creative ». A partire dall’analisi degli annunci di lavoro pubblicati sul web, l’algoritmo utilizzato da Nesta identifica, infatti, cinque principali gruppi di competenze richieste: 1) gestione/vendita/servizio al cliente, 2) design e creazione, 3) tecnologia, 4) marketing, e 5) insegnamento. Nei gruppi 2 e 4 si ritrovano le competenze tipiche di molti settori creativi (per esempio, produzione di video e musica o design), mentre gli altri gruppi contengono competenze che potremmo definire « complementari » all’attività creativa. In fondo, ha senso pensare che nuove tecnologie e competenze manageriali siano sempre più richieste per migliorare la performance delle professioni creative.
In effetti, nei gruppi di occupazioni creative in cui queste competenze sono già più presenti - come quello tecnologico e di pubblicità e marketing - il livello di occupazione e tasso di crescita sono nettamente superiori a quelli degli altri gruppi considerati, secondo i dati del Ministero britannico della Cultura, Media e Sport (DCMS). Il gruppo tecnologico prende il primo posto, rappresentando il 28% dell’impiego nelle occupazioni creative, con una crescita del 31% tra il 2011 e il 2015. In termini di crescita, seguono il design (+25%) e la pubblicità (+22%). Musica, spettacolo e arti visive, e film, radio e fotografia registrano anche una crescita notevole (21%) ma, insieme al design, hanno grossi margini di miglioramento rispetto al numero totale di occupati. L’editoria (-1%), i musei, le gallerie e le biblioteche (-2%) e soprattutto l’artigianato (-9%) - che probabilmente potrebbero meglio integrare le competenze « complementari » - hanno invece subito una contrazione. Resta da capire come queste competenze si traducano in termini di produttività - particolarmente difficile da misurare nel settore dei servizi, ma su cui Nesta sta lavorando.
Come è facile intuire, però, il mix di competenze richieste varia molto da un gruppo all’altro. L’infografica Creating & design intensive occupations sviluppata da Nesta mostra per esempio che circa il 40% degli annunci per gli architetti richiede soltanto competenze dal gruppo 1) gestione/vendita/servizio al cliente. Nel gruppo pubblicità e marketing, circa il 60% degli annunci richiedono sia competenze di marketing sia di gestione/vendita/servizio al cliente. I lavori nei musei, gallerie e biblioteche, invece, mostrano la più ampia combinazione di competenze creative e complementari.
La combinazione di competenze diverse sembra necessaria anche nell’ambito di occupazioni « non-creative ». L’analisi degli annunci mostra infatti che molte delle competenze creative del gruppo 2) design e creazione sono richieste anche agli ingegneri, in particolare quelli di design e sviluppo, elettronici e meccanici. Se si guarda all’utilizzo della parola « creatività » negli annunci, lo spettro delle occupazioni che richiedono un approccio creativo si amplia molto, includendo tra gli altri anche i manager responsabili di ricerca e sviluppo, vendita, mostre e conferenze, nonché parrucchieri e insegnanti.
Questa ricerca è estremamente interessante perché ci aiuta a capire, con dati alla mano, per quali occupazioni sono richiesti profili altamente specializzati o piuttosto « multidisciplinari », offrendo così uno spunto concreto per l’adeguamento dei percorsi formativi. I risultati dello studio mostrano quindi il valore di fonti di dati alternative, come le offerte di lavoro online, per informare le politiche educative e del lavoro ma anche le strategie di investimento dati i limiti delle statistiche ufficiali, soprattutto per i settori creativi. Un insegnamento anche per l’Italia se davvero vorrà investire in questi settori. Senza una riflessione adeguata sulle competenze necessarie ai professionisti della creatività, nessun investimento potrà dare risultati tangibili e duraturi.
Valentina Montalto è una ricercatrice specializzata in economia della cultura e sviluppo locale. Attualmente lavora allo sviluppo del “Cultural and Creative Cities Monitor” (C3 Monitor) - uno strumento di valutazione che permette di monitorare e comparare la performance di circa 170 città culturali e creative in 30 paesi europei - presso il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea. In precedenza, ha lavorato come project manager/ricercatrice senior con KEA, società di ricerca e consulenza nel settore della cultura e delle industrie creative con sede a Bruxelles.
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