10 anni (+100) e non sentirli
Situata nello storico quartiere San Lorenzo di Roma, la Fondazione Pastificio Cerere compie 10 di attività e, con Marcello Smarrelli alla guida, guarda al futuro. Un futuro di scenari internazionali ma fortemente radicato nel territorio. Parole d’ordine sperimentazione, formazione, ricerca
Mentre il Pastificio Cerere compie 110 anni, l’omonima Fondazione celebra i 10 anni di attività. Ospitata dall’imponente struttura di archeologia industriale nello storico quartiere San Lorenzo di Roma che già a partire dagli anni ’70, dimessa la produzione, fu rifugio spontaneo degli artisti del «Gruppo di San Lorenzo», oggi l’edificio mantiene la sua vocazione «generativa» - Cerere non a caso è dèa dei raccolti e della nascita – e, nell’attività della fondazione, si fa vettore di un’interessante ricerca sulle arti e sui fermenti culturali contemporanei.
Vocazione internazionale e attenzione al territorio sono i fondamenti di un’azione che fa della sperimentazione, della formazione e della ricerca i suoi punti di forza in una Roma che sembra avere sempre più timore della cultura.
In una città in cui i baluardi di una cultura indipendente e informale vengono sgomberati, in cui tutto deve essere pacatamente mainstream, gli spazi dedicati all’arte e alle pratiche culturali hanno una grande responsabilità, quella di attivare un pensiero critico, di far fermentare le trasformazioni – sì, anche dando voce ai conflitti latenti – e essere parte attive di una volontà di cambiamento.
Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione Pastificio Cerere, nel passaggio alla nuova decade, ci racconta come l’arte e la loro azione rispondono ai tempi che mutano.
Un compleanno importante per la Fondazione Pastificio Cerere. Un tempo favorevole per fare un bilancio. Quali evoluzioni in dieci anni di attività? Quali le tappe principali di questo percorso e quale ricaduta sul territorio?
La Fondazione Pastificio Cerere nasce nel 2005 per volontà del suo presidente Flavio Misciattelli con l’intento di preservare il grande patrimonio culturale del Pastificio Cerere e con l’obiettivo di promuovere e diffondere l’arte contemporanea. Sotto la mia direzione artistica le attività della Fondazione si sono sempre più indirizzate alla formazione e alla sperimentazione, proponendosi come un luogo aperto alla città, agli artisti, alle istituzioni.
La vocazione didattica caratterizza questo luogo e il mio percorso professionale: seguendo la comune inclinazione abbiamo messo in atto progetti formativi che coinvolgono artisti, curatori e pubblico. Ad esempio, il programma di residenze 6Artista, a cui era stato affiancato il progetto Curatore in residenza, era nato nel 2009 dal desiderio di sopperire a una mancanza evidente a Roma dove, a fronte di un grande numero di residenze per artisti stranieri, erano rare le possibilità per gli italiani.
Abbiamo così creato una via alternativa a quella istituzionale per incentivare i contatti tra i giovani artisti e il sistema dell'arte contemporanea, che si è poi rivelato apripista di altre esperienze analoghe. Tra gli artisti abbiamo ospitato Adelita Husni-Bey, Margherita Moscardini, Tomaso De Luca e tra i curatori Vincenzo de Bellis e Michele D’Aurizio.
Un'altra tappa importante è stata l'esperienza di CINTA – Centro Italiano Nuove Tecnologie e Arte, un progetto pilota nato nel 2014 e realizzato in collaborazione con la Regione Lazio. L’obiettivo era quello di offrire un terreno fertile di sperimentazione su cui approfondire sistematicamente la ricerca in campo artistico, culturale e imprenditoriale, favorendo la formazione di un pubblico eterogeneo su temi sempre più rilevanti nell’ambito dei mutevoli scenari contemporanei. Si è aperto con All is New in Art, un ciclo di otto lezioni in cui sono state affrontate diverse aree tematiche in rapporto alle nuove tecnologie: fotografia, formazione, architettura, arte, comunicazione, design, fundraising culturale e impresa creativa.
Vi situate in un quartiere complesso, storicamente luogo di grande fermento. Come affrontate la transizione in corso? Tanto più in un momento di crisi l’arte dovrebbe avere la responsabilità di fornire una visione critica della realtà, ibridando e contaminandosi con altri campi...
L’ubicazione all'interno dell'ex pastificio, uno spazio fortemente connotato dall’arte, ci rende un unicum a livello europeo. Inoltre, la sua vicinanza all’università favorisce un dialogo particolare con gli studenti che vivono il quartiere. Possiamo organizzare visite agli studi degli artisti, rispondendo alle numerose richieste di docenti, collezionisti, curatori, ma anche di un pubblico di non addetti. Infatti, stiamo continuando a lavorare sull'audience development nell'ottica di diversificare il più possibile la nostra offerta culturale tenendo conto del target che vive il quartiere di San Lorenzo.
Il legame tra la Fondazione Pastificio Cerere e il territorio trova conferma nella scelta di organizzare negli anni una serie di iniziative specificatamente incentrate sul linguaggio dell’architettura.
Con Pastificio_arch, un progetto curato per il 2013 e il 2014 dallo studio STRATO, è stata rivolta particolare attenzione al tema dello spazio urbano strettamente legato al vissuto, ai bisogni e ai desideri dei suoi abitanti: per la durata di un giorno la superficie standard occupata da un’auto è stata trasformata dai progetti di Pastificio_arch e restituita al quartiere. Gli studi di architettura invitati da STRATO (HANASI DESIGN, 2A+P/A, T SPOON environment architecture) sono stati chiamati ad agire direttamente sul territorio e realizzare concretamente un’opera per favorire un’indagine sugli aspetti sociali e antropologici dello spazio. Sempre nel 2013, con Verdecuratoda...voi abbiamo proposto il tema dell’ecologia in chiave contemporanea coinvolgendo lo spettatore in un atto responsabile verso l’ambiente: l'artista Ettore Favini ha posizionato all’interno dello spazio espositivo una scultura-distributore da cui si potevano prelevare, con una moneta da 1€, sfere contenenti semi di piante utili alla vita, alla riproduzione e all'alimentazione delle farfalle. Oltre ad avviare la forestazione urbana di specie verdi, il progetto si proponeva di riportare le farfalle in città, restituendo alle aree urbane questo importante indicatore dello stato di salute dell'aria. Il messaggio era chiaro: un atto compiuto da un singolo su scala locale può dare vita ad un macro cambiamento.
Sempre nell'ottica del coinvolgimento e considerando i tanti giovani che vivono il quartiere di San Lorenzo, lo scorso luglio abbiamo presentato il progetto ideato dall’artista Gianni Politi, dal titolo I miei amici hanno più talento di me: una rassegna di quattro serate completamente dedicate all'interazione tra arte e musica attraverso una selezione eclettica dei più influenti giovani professionisti della scena contemporanea. Durante gli appuntamenti la Fondazione è stata eccezionalmente aperta fino alle ore 23 per accogliere anche il pubblico più inusuale. L’iniziativa - inserita nella programmazione di ESTATE ROMANA 2015 e realizzata con il sostegno di Roma Capitale - ha avuto come obiettivo quello di esplorare i labili confini tra le diverse forme di espressione e di aprire nuove prospettive di contaminazione, integrandosi perfettamente nella mission della Fondazione, da sempre impegnata a sostenere la creatività e i talenti emergenti attraverso iniziative di formazione, promozione e ricerca.
Lo stesso edificio di archeologia industriale, con la sua severità, costituisce una soglia importante tra il dentro e il fuori. La grande sfida di un centro di ricerca e sperimentazione sull’arte contemporanea oggi, credo sia proprio quello di innescare processi di comprensione della complessa realtà che viviamo e produrre nuovi visioni, immaginando nuovi mondi praticabili. Non solo per un pubblico di nicchia. O meglio, magari facendo in modo che la nicchia di innovazione si consolidi per incidere in maniera trasformativa sul sistema.
Un processo che, nel vostro caso, si sviluppa attraverso progetti formativi e programmi di residenze dedicati a giovani artisti e curatori. La formazione svolge un ruolo cruciale nelle attività dalla Fondazione, una modalità «politica» che smorza l’autoreferenzialismo cui spesso certa arte incorre. Quali i vostri progetti in corso e le prospettive future? E quale la tua visione come direttore artistico?
Per quest’anno, fino a metà del 2016, ci stiamo concentrando sulle celebrazioni dei 10 anni di attività della Fondazione e dei 110 anni dalla costruzione del Pastificio Cerere. Da febbraio 2015 si è aperto il ciclo di sei mostre dedicate agli artisti che hanno reso celebre questo luogo appartenenti al cosiddetto «Gruppo di San Lorenzo»: Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella, Marco Tirelli. Quest'ultimo è il protagonista della mostra attualmente in corso fino al 22 luglio 2016.
Sempre all'interno delle celebrazioni, abbiamo promosso il progetto Where is Dawn now?, ideato dall’artista Leonardo Petrucci e realizzato in collaborazione con INAF-IAPS, ASI e NASA. Dawn è il nome di una sonda lanciata nello spazio dalla NASA alla scoperta di Cerere e, in concomitanza con questo evento astronomico, nella corte del Pastificio è stata presentata la prima fotografia con la grande forma sferica del pianeta nano. Si tratta di un work in progress che sta accompagnando tutta la durata del ciclo dedicato agli storici residenti: seguendo l'esplorazione della sonda, l'installazione è stata aggiornata con un'immagine sempre più vicina e dettagliata del corpo celeste.
A marzo invece, abbiamo ospitato la prima tappa di Veure, progetto espositivo dedicato all’artista catalano Robert Llimós, protagonista e interprete di alcuni dei più importanti movimenti artistici contemporanei. La mostra – realizzata grazie alla Nando Peretti Foundation, Delegació a Catalunya - nasce con l’obiettivo di approfondire la poetica dell’artista e il carattere multiforme della sua produzione. Nella seconda tappa prevista per giugno a Barcellona, i lavori saranno inseriti nel loro habitat originario – l’atelier dell’artista – creando un percorso retrospettivo che si estenderà idealmente fino al porto della città, dove è possibile ammirare l’opera pubblica più importante di Llimós, la sagoma sognante del Miraestels (2006).
Da settembre, inoltre, partirà il programma Made and told. Il Made in Italy raccontato dai giovani, un progetto promosso dal MIUR - Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e realizzato dall'Istituto Superiore Leon Battista Alberti in collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere e Melting Pro. Il progetto – che si inserisce nel contesto più ampio del Piano nazionale per la promozione delle industrie culturali e creative – si prefigge di accompagnare la scuola italiana nella comprensione del Made in Italy ricercandone le radici storiche, economiche, culturali e territoriali che fanno di questo marchio un unicum al mondo. L'obiettivo generale del progetto, infatti, è la valorizzazione del Made in Italy attraverso l’utilizzo di un modello formativo che alterna workshop con gli artisti del Pastificio e laboratori di storytelling digitale.
Infine, sicuramente c'è l'intenzione di continuare a guardare fuori: ritengo che i fondi messi a disposizione dall'Unione Europea siano una grande opportunità per affrontare in modo strategico questo periodo di crisi economica e fare dell'impresa culturale uno strumento di crescita.
Rispetto alla governance. Quale il vostro modello di gestione e sostenibilità?
Uno degli obiettivi principali della mia direzione artistica è stato quello di creare partnership con enti, istituzioni pubbliche e private romane ed internazionali, allo scopo di mettere a sistema forze culturali e economiche, per lo sviluppo e la diffusione dell'arte.
Ad esempio, nel 2014 abbiamo prodotto la mostra Hard Copy, un progetto site specific realizzato da Johann Arens, Daniele Genadry e Jürgen Ots, giovani artisti in residenza a Roma presso la British School at Rome e l’Academia Belgica, partners del progetto. Inoltre, abbiamo avviato un’importante collaborazione con l'Istituto Polacco di Roma con un progetto dal titolo In Polonia, cioè dove?. Si tratta di un ciclo di mostre che ha offerto uno sguardo sull’arte polacca attraverso gli occhi di alcuni curatori italiani invitati ad approfondire la loro conoscenza della scena artistica di questo paese così all’avanguardia per il contemporaneo.
Continua la collaborazione con la Fondazione Peretti, con cui abbiamo un rapporto di grande affinità: oltre alla mostra di Llimós, abbiamo realizzato nel 2013 un’ampia retrospettiva dedicata alla celebre ritrattista Ghitta Carell che, con oltre 150 fotografie ha contribuito a riconsiderare la figura dell'artista all’interno della vitalità della fotografia italiana.
Una domanda che ricorre nelle interviste del Giornale delle Fondazioni. La stiamo facendo ad artisti, curatori, critici per restituire una visione eterogenea sul ruolo dell’arte oggi .
A cosa serve l’arte?
L’arte contemporanea, in quanto attivatrice di pensiero, contribuisce a rompere i paradigmi tradizionali del sapere comune, permettendo alle persone che si avvicinano ad essa di prendere confidenza con uno stato mentale ed emotivo che porta al manifestarsi di una possibilità inattesa. Questo rende l’arte uno strumento particolarmente adatto a creare contesti esperienziali aperti e innovativi, cosa di cui l’Italia ha un estremo bisogno essendo soprattutto la creatività e le idee le sue materie prime.
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Foto credits: Andrea Musicò
Marcello Smarrelli
Nato a Roma nel 1962, è storico dell’arte, critico e curatore.
Dopo aver conseguito la laurea in Storia dell’Arte presso l’università La Sapienza di Roma e la specializzazione in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Siena, si è dedicato allo studio dei rapporti tra estetica e pedagogia. È stato docente di Storia dell’Arte e Storia del Design presso l’Università degli Studi di Roma la Sapienza, Facoltà di Architettura.
Dal 2011 è Direttore Artistico della Fondazione Pastificio Cerere.
Dal 2007 è Direttore Artistico della Fondazione Ermanno Casoli.
È ideatore e curatore del programma per giovani artisti 6ARTISTA realizzato in collaborazione con Civita e Fondazione Pastificio Cerere.
Dal 2009 al 2015 è stato membro della Fondazione italo-francese a sostegno dell'arte contemporanea in Italia "Nuovi Mecenati". Ha ideato e curato numerosi workshop di formazione nelle aziende, progetti d’arte pubblica e molte mostre in spazi pubblici e privati, i suoi interventi critici sono pubblicati in molti cataloghi e riviste specializzate. È stato membro di importanti giurie per l’assegnazione di premi per l’arte contemporanea (Curatore del Premio Ariane de Rothschild, critico selezionatore Premio della Fondazione Prince Pierre de Monaco, Premio Furla, Premio per la Giovane Arte Italiana, giuria Talent Prize, presidente giuria Menabrea Art Prize). È stato collaboratore di varie riviste d’arte contemporanea, tra cui Tema Celeste, Flash Art, Exibart, Artribune. È stato consulente per l’arte contemporanea per molte istituzioni tra cui l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, l’ambasciata di Francia a Roma, l’accademia di Francia a Roma – Villa Medici, l’Istituto di Cultura Italiano a Parigi, Civita.
Nel 2014 il progetto E-STRAORDINARIO, il format ideato per la Fondazione Ermanno Casoli, basato sulla cooperazione tra artisti e impresa per la formazione aziendale, si è classificato primo al Premio Cultura+Impresa.