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​Il capitale artistico

  • Pubblicato il: 23/10/2014 - 00:00
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Articolo a cura di: 
Stefano Luppi

Venezia. La 56esima «Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia» che si terrà in Laguna dal 9 maggio al 22 novembre 2015 si intitolerà «All the World’s Futures»:ieri 22 ottobre il presidente della Fondazione Paolo Baratta e il curatore della Biennale Okwui Enwezor hanno incontrato i rappresentanti di 53 Paesi esteri partecipanti alla manifestazione.
Enwezor nel corso dell’incontro ha lungamente motivato le scelte del tema. «Le fratture che oggi ci circondano e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale, ha spiegato lo studioso, rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi accumulatesi ai piedi dell’angelo della storia nell’Angelus Novus. Come fare per afferrare appieno l’inquietudine del nostro tempo, renderla comprensibile, esaminarla e articolarla? I cambiamenti radicali verificatisi nel corso degli ultimi due secoli hanno prodotto nuovi e affascinanti spunti per artisti, scrittori, cineasti, performer, compositori e musicisti. Ed è riconoscendo tale condizione che la 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia propone All the World’s Futures, un progetto dedicato a una nuova valutazione della relazione tra l'arte e gli artisti nell’attuale stato delle cose. Al posto di un unico tema onnicomprensivo, All the World’s Futures è permeato da uno strato di filtri sovrapposti, intesi come una costellazione di parametri che circoscrivono le molteplici idee che verranno trattate per immaginare e realizzare una diversità di pratiche. La 56. Esposizione utilizzerà come filtro la traiettoria storica che la Biennale stessa ha percorso durante i suoi 120 anni di vita, un filtro attraverso il quale riflettere sull’attuale stato delle cose e sull’apparenza delle cose. In che modo artisti, filosofi, scrittori, compositori, coreografi, cantanti e musicisti, attraverso immagini, oggetti, parole, movimenti, azioni, testi e suoni, possono raccogliere dei pubblici nell’atto di ascoltare, reagire, farsi coinvolgere e parlare allo scopo di dare un senso agli sconvolgimenti di quest’epoca? Quali materiali simbolici o estetici, quali atti politici o sociali verranno prodotti in questo spazio dialettico di riferimenti per dare forma a un’esposizione che rifiuta di essere confinata nei limiti dei convenzionali modelli espositivi? In All the World’s Futures, lo stesso curatore insieme agli artisti, agli attivisti, al pubblico e ai partecipanti di ogni genere saranno i protagonisti centrali nell’aperta orchestrazione di questo progetto. Al centro della Mostra c’è la nozione di esposizione come palcoscenico nella quale verranno esplorati progetti storici e antistorici. All’interno di questa struttura gli aspetti della 56. Esposizione privilegeranno nuove proposte e lavori specificatamente concepiti dagli artisti, cineasti, coreografi, performer, compositori e scrittori invitati per lavorare individualmente o in collaborazione».
Il curatore si dilunga poi sui «filtri» menzionati: «Vitalità: sulla durata epica. All the World’s Futures è una manifestazione, sia temporale sia spaziale che è incessantemente incompleta, strutturata da una logica dello svolgimento, un programma di eventi che può essere esperito nel punto d’incontro tra vitalità ed esibizione. Sarà una drammatizzazione dello spazio espositivo come un evento dal vivo in continuo svolgimento. Così facendo All the World’s Futures proporrà delle opere che esistono già, ma chiederà anche dei contributi che saranno realizzati appositamente ed esclusivamente per questa Mostra. Il giardino del disordine: questo Filtro, collocato nei Giardini e nel Padiglione Centrale nonché nelle Corderie, nel Giardino delle Vergini dell’Arsenale e in altri spazi selezionati a Venezia, utilizza lo spazio storico dei Giardini della Biennale come una metafora attraverso la quale esplorare l’attuale stato delle cose. La Biennale Arte 2015 ritorna sull’antico territorio di questo ideale per esplorare i cambiamenti nell’ambiente globale, per leggere i Giardini, con il suo malridotto insieme di padiglioni, come il sito ultimo di un mondo disordinato, di conflitti nazionali e di deformazioni territoriali e geopolitiche. Gli artisti sono stati invitati ad elaborare delle proposte che avranno come punto di partenza il concetto di giardino, realizzando nuove sculture, film, performance e installazioni per All the World’s Futures. Il Capitale, una lettura dal vivo: oltre al caos e al disordine propri dell’attuale stato delle cose, esiste una preoccupazione dilagante che è al centro della nostra epoca e modernità. Fin dalla pubblicazione dell’imponente opera di Marx Il Capitale: Critica dell’economia politica nel 1867, la struttura e la natura del capitale ha suscitato l’interesse di filosofi e artisti, ispirando teorici della politica, economisti e strutture ideologiche in tutto il mondo. Una parte centrale di questo programma di letture dal vivo è Das Kapital, un imponente progetto bibliografico frutto di una meticolosa ricerca, concepito dal direttore artistico nel Padiglione Centrale. Con questa prospettiva, All the World’s Futures, attraverso le sue costellazioni di Filtri, scaverà a fondo nello stato delle cose e metterà in discussione l’apparenza delle cose passando da un’enunciazione gutturale della voce alle manifestazioni visive e fisiche, tra opere d’arte e pubblico».
Il presidente Paolo Baratta ha chiosato: «La prima Mostra Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia riformata ebbe luogo nel 1999 e fu in quell'anno, all'inizio di una nuova fase della propria vita, che dovette reagire a molte osservazioni critiche: una mostra organizzata per padiglioni sembrava una formula obsoleta o comunque invecchiata nell'epoca della conclamata globalizzazione. Non rinnegammo cioè la Biennale per padiglioni, ma aggiungemmo a essa in via definitiva una nostra grande Mostra Internazionale autonoma. Predisponemmo nuovi grandi spazi e nominammo un curatore per questo progetto ambizioso. Una grande Mostra Internazionale, e non più sezioni internazionali aggiunte volta a volta alla mostra del curatore del Padiglione Italiano. Un curatore internazionale per la nostra Mostra Internazionale e mai più comitati o commissioni. Il modello funzionò, e in questa nuova vitale formula duale il numero dei paesi che chiesero di partecipare aumentò. Sono trascorsi 15 anni da quella riforma e dall'avvio di questa nuova storia. Ed è grazie a quella scelta strategica che oggi un curatore come Okwui Enwezor, come i suoi più recenti predecessori, può proporci, non una sezione, ma un progetto di Mostra Internazionale ispirata dall'ambizione di offrire al mondo una cassa di risonanza del mondo. 
In quell'occasione ai Giardini fu affiancato l'Arsenale e oggi, dopo 15 anni, il numero di paesi partecipanti nelle due sedi si eguaglia: 28 partecipazioni nazionali ai Giardini e altrettante all’Arsenale, in occasione della 14.a Mostra Internazionale di Architettura. Questa più precisa responsabilità assunta dalla Biennale ha fatto evolvere il dialogo con i padiglioni e i paesi partecipanti. Il pluralismo di voci che ne risulta è un unicum della Biennale di Venezia. La Biennale è una Mostra d'Arte, non una mostra mercato. Non basta un neutrale aggiornamento dell'elenco degli artisti più o meno giovani e noti. L'arte e la presente realtà ci sfidano a compiti più complessi. Abbiamo, in passato, definito in vari modi la Biennale. Oggi, di fronte ai pericoli di scivolamenti conformistici verso il noto, il consueto e il sicuro, l'abbiamo denominata la Macchina del desiderio. Mantenere alto il desiderio di arte. A sua volta, desiderare l'arte è riconoscerne la necessità. È, cioè, riconoscere come necessità primaria e primordiale l'impulso dell'uomo a dare forma sensibile alle utopie, alle ossessioni, alle ansie, ai desideri, al mondo ultra sensibile. Una Biennale è cosa complessa. Qualunque sia il punto di partenza del curatore - filosofico, politico, antropologico - la sua selezione dovrà davvero presentarci creazioni necessarie e vitali alla nostra percezione. E l'introduzione di Biennale College aumenta il nostro impegno verso le nuove generazioni di artisti. L'edizione in corso di Architettura ha avuto al suo interno presenze aggiunte dei settori Danza Teatro Musica e Cinema, la prossima Biennale d'Arte conterrà al suo interno varie forme dell'arte, ma come parti integrante della Mostra». 
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