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«Trasformiamo in reddito la ricchezza dell’arte». Una conversazione con Giovanni Gentile, Presidente di Florens

  • Pubblicato il: 21/10/2011 - 22:25
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Valeria Cantoni
Giovanni Gentile

Florens, la manifestazione biennale che ha animato Firenze in un laboratorio internazionale sui beni culturali con oltre 200 mila presenze, con 150 eventi e 372 relatori, ritornerà dal 2 all’11 novembre 2012, dandosi un assetto giuridico stabile in Fondazione. Come rendere la cultura in Italia un progetto industriale? Quale futuro nella relazione pubblico - privato in merito alla valorizzazione e alla professionalizzazione dei beni culturali? Abbiamo chiesto a Giovanni Gentile, Presidente di Florens, di darci il suo punto di vista.
Affiancato nel cda, tra gli altri, da Leonardo Ferragamo, Alessandro Laterza, Vittorio Meloni di Intesa Sanpaolo, Giovanni Gentile ci spiega che la Fondazione Florens ha le sue radici in quello che era il desiderio che ha guidato «Florens 2010» la Settimana Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali che si è tenuta a Firenze nel novembre 2010: coniugare la cultura e l’impresa, dare vita a una golden economy che battesse nuove strade e trasformasse in reddito la ricchezza dell’arte. La Fondazione ha tra i suoi fondatori Confindustria Firenze, CNA Firenze, Intesa Sanpaolo e Banca CR Firenze, i quali si sono dati l’obiettivo di creare a Firenze un laboratorio permanente internazionale di confronto sui temi dei beni culturali e ambientali quali strumenti chiave di sviluppo economico e benessere sociale, oltre a promuovere un nuovo modello per la valorizzazione del patrimonio culturale e diffondere una visione unitaria e sinergica tra cultura, ambiente, tecnologia ed economia, anche grazie alla collaborazione con la Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino e con l’Università di Firenze.
La Fondazione intende sviluppare una rete di idee e di esperienze trasversali ai vari campi del sapere, delle attività economiche collegate al settore culturale per gettare un ponte tra la dimensione locale e quella globale, candidando Firenze a città leader per l’economia della cultura.
L’edizione del 2012 del laboratorio sarà diretta dall’archeologo Andrea Carandini, dall’economista Walter Santagata e dall’esperto di pianificazione e storia del paesaggio Mauro Agnoletti. Verrà presentata sabato 29 ottobre a Palazzo Vecchio con “Dal Grand Tour al Global Tour. Produrre cultura: patrimonio, paesaggio, industria creativa. Dialogo verso Florens 2012”, un incontro al quale interverranno, oltre ai membri della commissione scientifica, Roberto Cecchi, Segretario generale del Ministero per i Beni e le attività culturali; Andrew Wallace-Hadrill, professore di Studi romani del Sidney Sussex College, Università di Cambridge; Giuseppe Blasi, Direttore generale della Competitività per lo sviluppo rurale del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali; Parviz Koohafkan, direttore della Divisione Terra e Acqua della FAO; Massimo Marrelli, Rettore dell’Università degli studi di Napoli Federico II; Andy C. Pratt, professore di Cultura, media e industria creativa al King’s College di Londra.
«La cultura è uno dei fondamentali del nostro sistema economico e la crisi, che ha imposto cambiamenti radicali nei paradigmi produttivi, non ha mai messo in discussione questo contenuto strutturale del nostro made in Italy. Il primo obiettivo che ci siamo posti con Florens - spiega Giovanni Gentile - è stato di rendere ancora più stretta la collaborazione fra arte, cultura e imprese per far fiorire - da cui il nome stesso di Florens - nuove occasioni di sviluppo. Cultura, gusto del bello, le nostre tipicità non riproducibili altrove sono oggi fattori strategici per un riposizionamento competitivo vincente sui mercati globali. Penso a tutta la filiera che ruota attorno ai beni culturali e ambientali dove abbiamo eccellenze mondiali: dalle tecnologie del restauro, all'editoria e ai media, all'industria turistica. Il rilancio dell'economia italiana - continua Gentile - passa dalle sinergie che riusciremo a mettere in campo fra imprese e cultura, fra privato e pubblico, fra conservazione, valorizzazione, produzione e consumo dei beni culturali. È la chiave della golden economy proposta da Florens: una reinterpretazione di tutta l'economia legata al meta-settore dei beni culturali, che deve diventare una nuova strategia di politica industriale per l'Italia».

Qual’è il futuro della relazione tra istituzioni culturali e imprese?
Si muove lungo un percorso obbligato, che va, tuttavia, sostenuto e incentivato anche a livello fiscale, perché non si parla solo di mecenatismo o di sponsorizzazioni, ma di sinergie per un nuovo modello di sviluppo. Un’analisi input-output presentata da Florens ha dimostrato l’impatto della cultura sullo sviluppo: 100 euro di incremento di Pil nel settore culturale ne generano 249 nell'intero sistema economico, 62 euro nella sola industria manifatturiera. L'Italia sembra trascurare questo aspetto. Florens è nata per essere un laboratorio internazionale di confronto e di proposta su questi temi, che non riguardano solo la cultura in senso stretto, ma le politiche di rilancio del Paese.

Quali sono le strategie della Fondazione Florens in tema di fundraising?
La prima Settimana Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali, che ha visto una partnership del tutto inedita per Firenze fra diversi livelli di governo e fra pubblico e privato alla quale hanno collaborato le più importanti istituzioni nazionali, regionali e locali: i Ministeri dell'Ambiente e dei Beni culturali, la Regione Toscana, la Provincia e il Comune di Firenze, il mondo camerale e le associazioni di categoria, imprese, la Banca CR Firenze e Intesa Sanpaolo, l'Ente CariFirenze. Come Fondazione lavoreremo per rafforzare quel modello partecipativo e la compagine dei promotori e degli sponsor, pubblici e privati, che già hanno lavorato alla prima edizione di Florens, coinvolgendone di nuovi, già nella fase di progettazione, anche a livello internazionale.

Quale genere di imprese contribuisce maggiormente alla vita della vostra Fondazione? Piccole-medie imprese o le grandi multinazionali?
Una platea molto ampia di imprese e istituzioni che contribuiscano tutte in maniera strategica. Non solo economicamente, ma penso con contributi immateriali di idee, proposte e progettualità, di cui abbiamo bisogno per dare seguito alle nostre attività.

Secondo lei per quale motivo Intesa Sanpaolo ha deciso di essere co-fondatore della Fondazione Florens?
Ritengo abbia intuito da tempo che l’investimento in cultura punta alla crescita dei territori, ma che, allo stesso tempo, siano proprio i nostri intangibile assets a dare vigore alla crescita del Pil. Florens è anche un ambizioso progetto di riposizionamento industriale su cui le imprese e le istituzioni fiorentine e toscane hanno investito e Intesa Sanpaolo è un partner fondamentale di questo project financing pubblico-privato.

Cosa intende quando parla di cultura come progetto industriale?
La crisi in cui siamo immersi ha accelerato il ripensamento di tutti i modelli imprenditoriali e di consumo per individuare nuove vie di sviluppo produttivo. Il meta-settore a più alta intensità di crescita è oggi quello che lega arte, cultura ed economia. Il nostro futuro industriale sta nella reinterpretazione di tutto ciò che ruota attorno ai beni culturali. Ecco perché l’idea di Florens è nata dalle imprese. Certamente ci vogliono politiche industriali per lo sviluppo dell’industria culturale e creativa, occorrono agevolazioni fiscali degli investimenti in cultura, incentivi alle sponsorizzazioni, vanno favorite le partnership pubblico-privato e il project financing in campo culturale, istituito il riconoscimento per i mestieri d’arte, parte fondamentale dell’economia creativa delle società avanzate e del made in Italy. Insomma: c’è da rivedere sotto una luce totalmente nuova l’investimento in cultura e l’economia dei beni culturali e ambientali. L'agenda è chiara e il lavoro può partire già da oggi.

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