«L’Arte e l’Ambiente nella cura dei pazienti in ospedale»
Milano. La Fondazione Bracco prosegue il suo impegno nella relazione tra arte e medicina. Nella cornice della Sala Cenacolo del Museo della Scienza e della Tecnologia «Leonardo da Vinci» si è discusso delle linee guida sull’umanizzazione degli ospedali che il Ministero della Salute presenterà a breve.
Il Prof. Romano del Nord, Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca Sistemi e tecnologia per l’edilizia sanitaria, che si occupa ormai da trent’anni, come progettista e accademico, di spazi ospedalieri, interviene al secondo Simposio Internazionale «L’Arte e l’Ambiente nella cura dei pazienti in ospedale» organizzato da Fondazione Bracco.
Il suo contributo porta alla fisicità del costruito e alle tecniche che ad esso sono sottese, tema inestricabilmente connesso ai percorsi di umanizzazione degli spazi e all’introduzione di terapie innovative.
Un ambiente come quello ospedaliero, progettato principalmente per assolvere a funzioni specifiche (quasi una “macchina per guarire il malato”), talvolta pare dimenticare il punto di vista di vista del fruitore, sia esso un paziente, ma anche un operatore, nella misura in cui il peso psicologico della professione medica, soprattutto in alcuni ambiti, è un dato rilevato (stress ambientale e/o di stress occupazionale).
Analogamente questo tipo di ambiente può rivelarsi non idoneo, o comunque non facilitante, quando si tenti di porre in essere esperienze di arte terapia. Ciò premesso occorre un ripensamento della pratica progettuale in ambito ospedaliero, che certo deve mirare ad un’imprescindibile funzionalità, ma non dimentica di quella dimensione sociale che rende l’ospedale luogo emotivo oltre che spazio di somministrazione di cure.
«La ricerca internazionale basata sull’evidence based design ha dimostrato che alcuni fattori legati alla dimensione architettonica dell’ambiente possono influenzare positivamente il processo di guarigione. » Riconoscere l’ambiente quale supporto protesico al processo di cura, significa operare fattivamente per porre il paziente nelle migliori condizioni psicologiche ed emotive per sopportare la difficile condizione della malattia e, in una visione multidimensionale del benessere del paziente, ogni disciplina è chiamata a dare un proprio contributo. « Lo spazio non è mai neutro per il paziente, ma è carico di emozioni e ciò comporta per il progettista l’imperativo di confrontarsi con discipline altre, quali ergonomia, prossemica, sociologia, psicologia ambientale, per un progetto che lavori a diverse scale, dagli aspetti psicoemotivi del paziente, all’integrazione urbana (visiva, semantica, funzionale…)».
Il Prof. Del Nord prima di illustrare nel dettaglio progetti noti e di riferimento per la disciplina, come l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, ci ricorda quanto siano antiche le radici del rapporto di interdipendenza tra spazio e salute, citato già nel trattato di Ippocrate.
«La storia ci insegna che la medicina era considerata una professione strettamente legata all’ambiente, nel mito del divino Asklipios l’ambiente fisico e psicosociale era visto come un importante fattore dell’arte della guarigione. Gli Asklipeia furono i primi luoghi di cura, che per circa dodici secoli, offrirono trattamenti terapeutici nel territorio ellenico. Gli spazi, simili alle odierne città della salute, erano inseriti nel contesto civico ed erano dotati di aree chirurgiche, reparti, alloggi per il personale e per i familiari dei malati. Indispensabile era ritenuta la presenza dell’arte, rappresentata non solo dalle numerose sculture che rimandavano al divino, ma anche da luoghi specifici, quali: il teatro, lo stadio, la palestra ed il cosiddetto “spazio dei sognatori” ovvero un luogo di astrazione e concentrazione sul divino, strutturato come uno spazio chiuso, dotato di un’unica apertura orientata verso il tempio. Nei secoli il progresso medico ha portato ad enfatizzare l’innovazione tecnologica, piuttosto che un recupero legato al concetto ecologico ed antropologico della salute ». « Oggi la malattia ha assunto nuove connotazioni e richiede una visione olistica delle relazioni tra corpo, psiche e ambiente. In questo scenario il paziente deve essere aiutato a riappropriarsi del proprio processo di guarigione, recuperando e valorizzando gli aspetti emozionali, intellettuali e sensoriali».
Il Prof. Del Nord è stato incaricato dal Ministero della Salute a redigere una serie di linee guida, per progettisti e decisori, da rispettarsi per raggiungere livelli di umanizzazione degli spazi ospedalieri, coerenti con le ricerche scientifiche più recenti in merito.
Il volume dal titolo “L’Umanizzazione degli spazi di cura” (Ediz. Ministero della Salute), a breve distribuito alle Regioni e alle singole strutture ospedaliere, si configura quale strumento di lavoro alla stregua di un manuale, in esso i contenuti della ricerca sono organizzati in una serie di schede, in cui ogni ambiente tipico della struttura ospedaliera (degenze, attese, accettazione, …) viene trattato in dettaglio per quanto attiene il quadro esigenziale ed i requisiti che il progetto deve avere per soddisfare tali esigenze. Detti requisiti sono tradotti poi in specifici orientamenti progettuali e corredati da esempi di progetti esemplari, su scala internazionale, a cui ispirarsi.
Romano Del Nord, Professore Ordinario di tecnologia dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze, dal 1991 è Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca “Sistemi e tecnologia per l’edilizia sanitaria” TESIS cui afferiscono le Università di Firenze e Roma “La Sapienza”. Responsabile scientifico dell’International Academy of Design and Health. Coordinatore del Master “Design and Health” Responsabile scientifico dei progetti (MIUR) “L’ospedale universitario come centro di eccellenza per la produzione e la diffusione della cultura biomedica avanzata”, “Controllo dello stress nelle strutture sanitarie”, “Architetture per l’Alzheimer”. Per conto del Ministero della Salute ha sviluppato una ricerca sui “criteri di progettazione per l’umanizzazione delle strutture ospedaliere”.
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