«Alcuni soprintendenti sono dei veri eroi»
Milano. Nello studio della grande casa, nel cuore di Milano, gli appuntamenti si susseguono a ritmi serrati e, mentre parliamo, arriva più d’una telefonata da personalità del mondo della cultura, in cerca della sua opinione. Per essere un presidente onorario, Giulia Maria Crespi, la fondatrice del Fai, è sicuramente un presidente in piena attività, saldamente in trincea. E il piglio è quello indomabile di sempre.
Signora Crespi, molto è cambiato in Italia in questi ultimi mesi: lei vede qualche schiarita per le emergenze del nostro patrimonio artistico e ambientale?
A causa del malgoverno degli ultimi anni l’Italia è precipitata molto in basso. Occorre una radicale revisione, ricordando sempre che si stanno mettendo ora le fondamenta per i prossimi anni e che gli sbagli di oggi si pagano sempre domani. Attraverso «Il Giornale dell’Arte» vorrei perciò rivolgere degli appelli ai ministri per i Beni culturali, dell’Ambiente, dell’Agricoltura e del Turismo. E anche al presidente del Consiglio Mario Monti.
Iniziamo dal ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi.
Al ministro Ornaghi, che è persona di grande cultura, vorrei chiedere di valutare seriamente la questione delle Soprintendenze che, oltre a ricevere finanziamenti ogni anno più esigui, vedono progressivamente deteriorarsi la loro struttura. L’impressione è che in passato si sia scientemente deciso di lasciarle morire, per soffocamento e consunzione.
Come ovviare?
Dando loro più fondi innanzitutto, ma anche riconfermando i soprintendenti di valore, alcuni dei quali (penso al caso di Gino Famiglietti, che era qui in Lombardia e che ora è confinato in Molise) sono stati allontanati, rimossi, umiliandone la professionalità. Non solo: mancano funzionari e assistenti, geometri e architetti. Le pratiche giacciono così per lungo tempo sulle scrivanie e le Soprintendenze per questo vengono denigrate dai cittadini. In realtà i funzionari non hanno gli strumenti per operare. Mancano di tutto: auto, benzina, telefonini. Sono letteralmente amputati. Certo, il momento è drammatico, ma credo sia indispensabile restituire valore al loro operato, dal momento che molti di loro sono veri eroi, che lavorano per passione e che si sentono abbandonati.
Al ministro per l’Ambiente Corrado Clini che cosa vorrebbe chiedere?
A lui vorrei rivolgere un appello affinché svincoli i parchi nazionali dalla gestione dei politici locali, che per far quadrare i bilanci spesso tendono a ridurne i confini, a permettere in certe zone la caccia, a consentire pratiche agricole come le biomasse. Un’altra riflessione deriva dal disastro della Costa Concordia, dopo il quale si è finalmente iniziato a parlare del pericolo rappresentato anche per Venezia da queste immense navi: si suggerisce di non farle più passare per la Giudecca ma, come da tempo sostiene Salvatore Settis, non dovrebbero nemmeno entrare in laguna! Se si verificasse una perdita di carburante o uno scontro con una banchina, Venezia sarebbe finita. Lo stesso ovviamente vale per i Faraglioni di Capri e in generale per tutte le nostre coste. E, parlando di coste, vorrei poi rammentare che la legge Galasso, che regolamentava le costruzioni costiere, è stata di fatto cancellata: andrebbe riportata in attività.
E a Mario Catania, ministro per l’Agricoltura?
A lui vorrei rammentare che sui tre quarti del nostro territorio incombe il pericolo del dissesto idrogeologico, che potrebbe però in gran parte venire frenato da una saggia e sana agricoltura. L’agricoltura tutela infatti l’ambiente (oltre a contribuire alla bellezza del paesaggio italiano, che sin dal Medioevo è disegnato, come una trina, dai filari, dai muretti, dalle scansioni dei campi). C’è però in questo settore un’emergenza gravissima, rappresentata dall’Imu. E qui mi rivolgo al presidente Monti: l’Imu graverà infatti su tutto ciò che un’azienda agricola ha di costruito, dal pollaio al fienile, al ricovero per gli attrezzi. Ne conseguirà che le piccole aziende, per sopravvivere, dovranno chiudere oppure destinare i terreni ai pannelli solari o alla produzione di biomasse, con effetti devastanti sul paesaggio, sulla terra, sull’occupazione, sulla biodiversità, sulla salute, sul turismo.
Salvaguardia del paesaggio e tutela dei beni culturali stanno alla base del turismo. Che cosa vorrebbe chiedere al ministro per il Turismo, Piero Gnudi?
Che commissioni uno studio approfondito sul turismo in cui si affronti il tema dei circuiti culturali: le città d’arte stanno esplodendo ma intorno a esse, in tutt’Italia, ci sono tali bellezze! E che la promozione turistica coinvolga anche il cibo, l’olio, il vino, l’artigianato, ricordando sempre che l’Italia è troppo fragile per sostenere un turismo di massa (in cui rientrano anche le grandi navi da crociera e il turismo mordi-e-fuggi dei grandi bus) e che va perciò incentivato solo un turismo di qualità.
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