Chiusa la Biennale «degli zainetti». Ed è record: 475mila visitatori
Venezia. Quando si fa il consuntivo di una grande mostra pubblica i numeri sembrano contare più delle parole.
Venezia. Quando si fa il consuntivo di una grande mostra pubblica i numeri sembrano contare più delle parole.
La direttrice Sarah Cosulich Canarutto la vorrebbe ancora più raccolta, internazionale e sperimentale: «I collezionisti la amano così»
Massimiliano Gioni ha impresso alla mostra centrale della Biennale un taglio tra l'antropologico e il patologico
Perché il remake di «When Attitudes Become Form» alla Fondazione Prada mette una gran tristezza
Massimiliano Gioni, curatore dell’attuale Biennale di Venezia, nonostante la giovane età, non è un rottamatore. A dirla tutta, ammesso e non concesso che Berlusconi non abbia fatto cadere il Governo prima dell’apertura della Biennale, rovinandoci l’analogia, Gioni è l’Enrico Letta della situazione. La sua è una mostra delle larghe intese, ma in tal senso ha fatto anche più dell’attuale presidente del Consiglio.
Inizia al MaXXI una retrospettiva «schizofrenica», come la definisce il protagonista, con altre due sezioni a New York e a Los Angeles
Uno, ed è un pesce grosso, dice che preferisce non dare notizie sulle quotazioni dei suoi artisti «per salvaguardare la privacy dei nostri collezionisti»; altri non usano neanche la cortesia di rispondere; poi ci sono quelli che non rispondono, e non sono pochi, perché per loro il 2012 è stato l’anno della chiusura ufficiale dell’attività.
La Fondazione Torino Musei presenta la neodirettrice di Artissima
Visitatori record, bilancio in pareggio, autofinanziamento al 90%, boom di domande di partecipazione. Eppure il ministro Galan vuole sostituire Paolo Baratta, il presidente che ha rilanciato la Biennale di Venezia proprio nel momento in cui quasi tutti decretavano il pensionamento della più celebre mostra al mondo