Rinascono le OGR con un distretto della creatività
La Fondazione CRT ha presentato le nuove OGR, un progetto per Torino incentrato sull’innovazione artistica e tecnologica, perno della collaborazione con le eccellenze culturali e della ricerca piemontese. Le OGR, la grande architettura industriale di 20.000 mq un tempo adibita a Officine Grandi Riparazioni ferroviare il cui recupero ha richiesto un investimento di 90 milioni di euro, uno dei più ampi cantieri di riconversione di archeologia post-industriale, apriranno al pubblico il 30 settembre, data di inizio del Big Bang, una festa che proseguirà nelle prime due settimane di ottobre, a cui faranno seguito una continua rotazione di eventi
Torino. Lunedì 6 marzo 2017, al Teatro Carignano, nello sfondato nero di un'austera scenografia, la Fondazione CRT ha alzato il sipario per presentare il progetto OGR, sul quale era calato dall'avvio del cantiere un riserbo sabaudo per poter lavorare, come dichiarato, con la giusta tranquillità. Mentre procedeva la ristrutturazione del grande edificio a forma di H - 16 metri di altezza, 20.000 mq di superficie - con un investimento di 90 milioni di euro, la Fondazione si è misurata con la definizione di contenuti e visione: non ne è stato fatto mistero, compito estremamente arduo. Coerentemente con i fini di un ente filantropico, sottolinea il Segretario Generale Massimo Lapucci, la scelta è ricaduta sulla cura delle relazioni sociali, affidata alle arti e all'innovazione. Un progetto a lungo termine che consentirà di rivedere il sostegno agli attori culturali del territorio, non più limitato alle erogazioni di contributi, ma esteso alla possibilità di integrare le produzioni offrendo le potenzialità di una straordinaria cassetta degli attrezzi e l'inserimento in un circuito internazionale. Nelle due maniche delle OGR e nel transetto che le unisce saranno dislocate a nord un centro per le arti visive e performative, che ospiterà in continua rotazione mostre, concerti –dalla musica classica a quella elettronica–, spettacoli teatrali e di danza. A sud lo hub dell'innovazione con laboratori, start up e imprese innovative, dai Big Data al gaming. Una contiguità pensata per far circolare le idee tra ricerca creativa, umanistica e tecnologica. Al centro uno spazio per l'enogastronomia all'insegna dell'eccellenza piemontese.
Dal 30 settembre al 14 ottobre, due settimane di festa apriranno le porte della manica nord delle OGR (per quella sud bisognerà aspettare il nuovo anno) invitando tutti, con accesso libero e gratuito, a visitare gli spazi, assistendo nella giornata inaugurale a concerti appositamente pensati per l’evento –con la curatela di Sergio Ricciardone e la presenza di artisti nazionali e internazionali– diffusi anche in streaming e riproposti nei giorni seguenti all’interno dello spazio in una infrastruttura digitale site-specific.
La vocazione sociale e culturale trova forma nell’allestimento ideato dall’artista Patrick Tuttofuoco: un paesaggio futuristico ispirato dalle opere della collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, realizzato insieme ai giovani ospiti della CasaOZ, esplorabile dai visitatori e animato per i bambini dai laboratori curati dal network dei dipartimenti educazione dei musei del territorio, Zonarte, da sempre sostenuto dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea della CRT.
L’impronta della collaborazione con gli attori del territorio, che connota l’operare delle OGR sin dal Big Bang, si ritrova nelle iniziative a seguire illustrate dal Direttore Artistico Nicola Ricciardi. La prima in occasione di Artissima 2017 quando inaugurerà una mostra organizzata con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che quest’anno festeggia i 25 anni della collezione, con la curatela di Tom Eccles, direttore del Center for Curatorial Studies del Bard College di New York –presso il quale Ricciardi ha conseguito un Master in studi curatoriali–, Mark Rappolt, redattore capo di Art Review e l’artista Liam Gillick. Mostra incentrata sulla contaminazione reciproca tra opere d’arte contemporanea e opere del passato provenienti dal Museo Egizio, Palazzo Madama, MAO, GAM e Castello di Rivoli.
Negli stessi giorni alle OGR si terrà la prima edizione di Museo Ventuno –una piattaforma di ricerca sui musei del XXI secolo promossa da AMACI– e nel “Duomo” –luogo raccolto di approfondimento– il simposio “I musei alla svolta post-internet”.
Club To Club proporrà alcuni degli appuntamenti del festival di musica avant-pop nell’atmosfera architettonica delle OGR di cui poco è stato svelato, al netto di render che si fa fatica a interpretare come altro da un asettico e ammiccante uso di software 3D, ancora lontano dalla qualità di un design architettonico pensato, che è lecito aspettarsi per un progetto così ambizioso.
Progetto che, come rimarcato dal Presidente Giovanni Quaglia, è frutto dell’impegno di tutti i soggetti coinvolti –una professionalità plurima che ha consentito la migliore gestione delle risorse– a partire dalle divisioni interne della Fondazione CRT per giungere alle istituzioni del territorio: il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino, la Città metropolitana di Torino, i Vigili del Fuoco, oltre ai progettisti (singolarmente non citati) e all’impresa Zumaglini & Gallina. La pluralità di soggeti la incontriamo ancora nella venture philanthropy, logica alla base degli interventi fatti e delle future attività, incluso il coinvolgimento delle imprese locali come partner protagonisti delle attività di ricerca, con la precisazione che in quest’ottica si è disposti ad attendere pur di individuare i migliori e giusti interlocutori.
Per ora è certo che, con il supporto dell’Ambasciata degli Stati Uniti, le OGR ospiteranno in esclusiva i ricercatori under 35 del programma Best (Business Exchange and Student Training) al rientro in Italia dopo l’esperinza formativa e di training nella Silicon Valley.
A regime si prevede che OGR darà lavoro a 150 persone. Si sono rimarcate le opportunità concesse dalla vicinanza a Milano raggiungibile in treno in 50 minuti tramite Porta Susa che dista poche centinaia di metri.
Bisogna però saper guardare ai cambiamenti della città, che succubi rispecchiano quelli che attraversano i continenti, per poter essere casa dei cittadini, e ospiti di e in geografie ampie. Bisogna saper guardare lontano come sapientemente fecero Maurizio Cilli e Maurizio Zucca che nel 1996 salvarono le OGR dalla demolizione attraverso un gesto di cura e vita dell'edificio e della cittadinanza, portando in un solo giorno – il 25 maggio– più di diecimila persone ad attraversare gli spazi, a sentire la potenza dell'architettura industriale in muratura del tardo ottocento e la liberazione di immaginario desiderante per il tempo presente e a venire. Indicò una via. Gli allora Sindaco Valentino Castellani e Assessore alla Cultura Ugo Perone raccolsero il testimone e in breve la struttura fu tutelata. È stato ricordato dal Presidente Quaglia il costante interesse della Città di Torino per la riconversione culturale delle OGR e l'appello rivolto nel 2012 alla Fondazione CRT da parte del Sindaco Chiamparino perché se ne facesse carico. Un impegno che la Fondazione ha fatto suo, ora manca poco perché si possa fare esperienza del come.
Bisogna stare all’erta, con la consapevolezza che se non si è capaci di prefigurare e dare forma a ciò che è a venire, si è in difetto nell’onorare con i fatti le metafore offerte da un nome che preesiste e che suggerisce ruolo e progettualità future: O officine (della cultura e dell'innovazione) G grandi (per produzioni che tornano a pensare in grande, in controtendenza rispetto alla recente linea imposta dalla crisi economica che ha influito, ristretto, anche le dimensioni delle opere) R riparazioni (sociali attraverso la ricerca artistica e l’innovazione).
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Ph | Max Zarri