SCOSSE DI COMUNITÀ. PER UNA RI-COSTRUZIONE
Dopo il recente sisma, la situazione particolarmente critica sta mobilitando in Umbria l'intervento di numerose comunità e fondazioni. Un territorio profondamente colpito, a livello sociale ed economico, ma anche nella sua identità. Fondamentale l'attivazione di processi perché la ricostruzione possa trasformarsi in opportunità
Alasdair MacIntyre, Dopo la virtù, 1988, p. 313
Umbria, Assisi, 26 settembre 1997. Umbria, Norcia, 30 ottobre 2016.
Per due volte negli ultimi venti anni l'Umbria viene colpita nel suo patrimonio e nella sua identità. La Basilica di san Francesco, prima, la Basilica di san Benedetto, poi. Simboli di due carismi che hanno avuto origine nella stessa terra diffondendosi poi nel continente europeo e oltre.
«La storia, quella economica compresa, è anche il risultato dell'azione di carismi (...). Tra i più grandi ci sono senz'altro due carismi umbri: quelli di Benedetto di Norcia e Francesco d'Assisi. (...) Non molti carismi, invece, oltre a quelli di Benedetto e Francesco, hanno prodotto un impatto anche nel pensiero economico del proprio tempo e di quello successivo (un discorso a sé andrebbe fatto per i carismi rifondatori del Cinquecento). Il monachesimo ha creato il lessico economico della rivoluzione commerciale dell'Europa attorno all'anno Mille e le premesse teologiche e culturali per la nascita dell'economia mercantile; il francescanesimo, dal canto suo, ha dato vita alla prima vera e propria scuola di pensiero economico (Ockam, Scoto, Olivi...), che ha fornito le categorie per interpretare la civiltà comunale e cittadina, prima, e quella rinascimentale, poi, oltre ad aver creato le prime banche popolari moderne, i Monti di Pietà, come risposta alla crisi creditizia e all'usura del tempo»[1].
È un intero paesaggio ad essere ferito, un paesaggio identitario, dove l'integrazione tra storia, uomo e natura raggiunge livelli di rara armonia. Un «labora» che ha generato micro-comunità di produttori ed eccellenze artigianali ed enogastronomiche. La lenticchia di Castelluccio come il birrificio dei monaci benedettini, la produzione di zafferano come quella di salumi, quest'ultima entrata nel vocabolario comune proprio come «norcineria». Un paesaggio la cui bellezza intatta è diventata più volte scenografia di campagne pubblicitarie, di richiamo anche per quel turismo slow, perché qui il tempo non lo si combatte, lo si attraversa. È a rischio persino la celebre «fiorita», un arcobaleno di fiori che ogni anno, tra fine maggio e luglio, colora la piana di Castelluccio di Norcia. A rischio perché i collegamenti con il paese sono interrotti, il che rende difficile la semina della lenticchia, la cui fioritura si unisce a quella di piante spontanee.
È l'eco di un'identità che si propaga insistentemente, richiamando l'attenzione e la mobilitazione di singoli cittadini e di comunità eterogenee. Numerose associazioni di volontariato, ma anche l'Associazione delle guide turistiche dell'Umbria che ha contribuito alla raccolta fondi offrendo visite guidate gratuite, il giovane team che ha progettato il sito web www.terremotocentroitalia.info, utile strumento di raccolta e diffusione di informazioni in fase di emergenza, «Carry on Sibilla», progetto di sostegno alla ripresa economica e al turismo in quota sui Sibillini, tramite la raccolta e la messa all'asta di illustrazioni, foto e grafiche di opere dedicate alla Sibilla e ai Sibillini. E poi il mondo dello sport e quello della musica, con l'iniziativa di singoli artisti e di istituzioni. Umbria Jazz ha già proposto una tre giorni di concerti a ridosso del sisma, la presenza di un mercato di produttori provenienti dalle zone terremotate in occasione della sua winter edition a Orvieto, e un concerto di Pat Metheny a Norcia nel maggio prossimo.
Dalle Fondazioni bancarie, con un'iniziativa di ACRI, una raccolta fondi era già partita in seguito alle prime scosse del 24 agosto, con l'obiettivo di raggiungere i 3 milioni di €. Anche la Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio Umbre (che comprende le sei Fondazioni di Città di Castello, di Foligno, di Orvieto, di Perugia, di Spoleto, di Terni e Narni) aveva già stanziato un contributo di 300.000€ per la realizzazione della scuola prefabbricata di Norcia, prima delle gravi scosse di ottobre. In attesa dei prossimi passi per il sostegno post-emergenziale, al vaglio ci sono interventi per il sostegno alle imprese, anche da parte di Confindustria.
A mobilitarsi, anche fondazioni di regioni limitrofe, tra le quali Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con il Nelson Mandela Forum, che, in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure e in accordo col Segretariato regionale per l’Umbria del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria ha promosso il progetto «Firenze per la salvezza del patrimonio artistico dell’Umbria». Un team di giovani restauratori diplomati presso l'Opificio, selezionati tramite bando, andrà ad operare nel bunker antisismico situato nei pressi di Spoleto, costruito anni fa dalla Regione Umbria per la conservazione delle opere danneggiate dal sisma.
Sempre a Spoleto, l'arte diventa re-azione. Alla Rocca Albornoziana, sede del Museo Nazionale del Ducato, dal 17 dicembre prende avvio «Lightquake 2017», collettiva di artisti della luce ma anche strumento di raccolta fondi in favore della ricostruzione e del restauro di alcune opere d’arte danneggiate dai recenti eventi sismici, grazie ad una campagna di crowdfunding che partirà nel mese di gennaio. Il progetto, ideato da Rosaria Mencarelli, neo-direttrice del Museo, e realizzato in collaborazione con il Comune di Spoleto e il Politecnico di Milano-Scuola del Design, con il patrocinio dell'Assemblea Legislativa della Regione Umbria, vuole essere «una scossa di luce per infondere energia positiva, per spezzare il buio della distruzione e riaccendere la vita e la creatività in una terra ricca di capolavori e di eccellenze artistico-artigianali». A inaugurare il tutto, l'installazione «Light in the Stone» di Sebastiano Romano, perché «così come un tempo una finestra illuminata da una candela aiutava il viandante a orientarsi nel buio, quest’opera di luce, visibile da diverse zone della città, sarà in lontananza il faro da seguire per trovare la via, simbolo di speranza dopo la distruzione». A Palazzo Collicola, su sette delle varie lesioni superficiali generate dal sisma del 24 agosto, è intervenuto Vincenzo Pennacchi, con alcune «suture poetiche». Come spiega nella presentazione del progetto Gianluca Marziani, direttore del centro per l'arte contemporanea ospitato all'interno dell'edificio settecentesco, «serviva ripartire con una riflessione non solo risolutiva ma, soprattutto, elaborativa, capace di spostare l’analisi sullo “spunto d’azione” e non sul semplice “problema”. (...) Mi piace definirlo un intervento MOMENTANEAMENTE PERMANENTE, una cucitura pittorica che connette la memoria archeologica del nostro Paese con la sorpresa della soluzione inaspettata, geniale, catartica. (...) Volevo che le crepe d’intonaco diventassero il terreno di una cucitura iconografica e morale, una sutura viva nel corpo della consunzione naturale».
E se anche l'Europa ha confermato la propria volontà di intervenire in favore della Basilica del suo patrono, oltre a garantire una copertura finanziaria tramite il Fondo europeo di solidarietà e i Fondi Strutturali, una riflessione sorge, o forse dovrebbe sorgere, spontanea: al sostegno economico necessario per la ricostruzione materiale potrebbe affiancarsi l'attivazione di processi di costruzione di un nuovo ecosistema civico, sollecitando il capitale emozionale, identitario, sociale e culturale delle popolazioni colpite, contribuendo peraltro ad una resilienza di comunità. D'altronde, «la grandezza di Benedetto sta nell'aver reso possibile l'istituzione del monastero centrato sulla preghiera, sullo studio e sul lavoro, nel quale e intorno al quale le comunità potevano non solo sopravvivere, ma svilupparsi in un periodo di oscurità sociale e culturale»[2].
Perché non sia semplice ricostruzione fisica di spazi pubblici e privati e del patrimonio culturale, ma interpretazione ed elaborazione di un paesaggio identitario, espressione non solo di un passato ma di un presente che integra le proprie ferite in un processo evolutivo e costruttivo della propria identità.
Superata la fase di emergenza, quali scenari di intervento e quali processi da attivare con le comunità colpite dal sisma?
Lo abbiamo chiesto a Luca Dal Pozzolo, architetto, docente universitario, fondatore di Fondazione Fitzcarraldo e direttore dell'Osservatorio Culturale del Piemonte, e a Christian Iaione, docente universitario alla LUISS Guido Carli e direttore di LabGov, pionere dei beni comuni. Due sguardi diversi, un obiettivo comune.
stay tuned!
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