ARTVERONA : QUANDO UNA FIERA SI FA SISTEMA TERRITORIALE OFFRENDO UNA VISIONE DI INNOVAZIONE E SPERIMENTAZIONE
Ospitata da Fondazione Bevilacqua La Masa la seconda tappa di avvicinamento alla prossima edizione, dal 14 al 17 ottobre, di ArtVerona. Nel 2015 si sono registrati di 150 espositori, 420 collezionisti, 1.150 artisti e 22mila visitatori. Nell’occasione è stato presentato il nuovo format ALCHIMIE CULTURALI, che si affianca ad OPEN SOURCE, esposto a Vinitaly il 10 aprile scorso
Venezia, 27 maggio 2016. L’attesa è palpabile in questa Venezia densa degli eventi della Biennale di Architettura inaugurata odiernamente per gli addetti del settore: siamo al secondo appuntamento di presentazione della 12ª edizione di ArtVerona/Art Project Fair, la fiera d’arte moderna e contemporanea che si terrà a Veronafiere dal 14 al 17 ottobre prossimi. Il luogo è di indubbio fascino: il Palazzetto Tito, sede della Fondazione Bevilaqua la Masa e collocato nel cuore universitario della città, nel sestriere Dorsoduro tra l’Accademia di Belle Arti e Cà Foscari. L’incontro segue la prima anticipazione dello scorso 10 aprile che si è tenuta a Verona nel contesto di Vinitaly, occasione nella quale si è presentato il progetto OPEN SOURCE.
Molte sono le voci e le novità emerse da una sinergia che vede alcune tra le più significative realtà venete alleate: Veronafiere, Bevilacqua La Masa, Regione del Veneto e Confindustria Veneto. E’ netta la percezione che sarà un’edizione dai molteplici stimoli, a partire dal nuovo format ALCHIMIE CULTURALI, ai piani di acquisizione delle opere d’arte, ai sempre più numerosi attori coinvolti in una Verona che si animerà di eventi attorno al tema del compositore austriaco Mozart. Ed ancora gli eventi di ArtVerona, variegati ed affidati a giovani curatori, citiamo qui atupertu – affidato ad Eva Comuzzi - che offre la possibilità al pubblico di incontrare gli artisti protagonisti in fiera nelle loro rispettive gallerie, oppure Artes | Xmq of pit, ready for the mosh! - terza tappa del progetto di ricerca centrato sulle tecniche artistiche, che quest’anno incarica Valentina Lacinio di un affondo sul medium fotografico, da cui si prenderà le mosse l'installazione corale dei 50 giovani artisti partecipanti.
Si è parlato di tutto ciò nella giornata del 27 maggio, il cui moderatore è stato Cristiano Seganfreddo direttore di Progetto Marzotto e qui curatore di ‘i7 - spazi indipendenti’ che ha introdotto l’incontro ponendo subito al centro la specificità di ArtVerona, la quale ha intrapreso un dialogo non solo istituzionale ma altresì operativo sui luoghi, per un progetto complessivo che «ha come ‘file rouge’ il tema contemporaneità, tradotta nello strumento della rigenerazione dei territori. ArtVerona, che nasce come progetto privato, ha un’accellerazione quando entra a far parte del meccanismo di Fiera di Verona, grande punto di riferimento nonché ‘hub’ nazionale».
Spetta al vicepresidente di Veronafiere, Guidalberto di Canossa, addentrarsi nel tessuto di ArtVerona, illustrandone al meglio lo spirito fondante, costruito sulla consapevolezza di «agire su un territorio ricchissimo di tradizioni. L’obiettivo è cogliere le occasioni, puntando sulla specificità dell’essere una fiera italiana. Ecco perché oggi ci troviamo a Venezia: allo scopo di coinvolgere il territorio di questa importante regione. Guidalberto di Canossa richiama l’esperienza fatta a Vinitaly con OPEN SOURCE «format che è l’esempio di come vorremmo operare nel futuro: ovvero coinvolgendo aziende, momenti economici, business e la passione dell’arte, come è accaduto con Cantine Antinori, collezionisti d’arte da 500 anni. Questo connubio è uno dei filoni sui quali investe ArtVerona. Oggi ci concentriamo sul secondo momento che stiamo costruendo in collaborazione con Fondazione Bevilacqua La Masa, ma anche con Regione Veneto e Confindustria Veneto, all’insegna di un percorso condiviso, che mira a supportare attivamente il sistema dell’arte italiano. Un impegno che ci vede a fianco di gallerie, musei, collezionisti non solo dal punto di vista espositivo, ma concretamente con il Fondo Acquisizioni di Fondazione Domus di Cariverona – creato nel 2014 del valore di 100mila euro, che prevede l’acquisto di opere di artisti presenti ad ArtVerona, con una specifica attenzione nei confronti degli artisti emergenti - e quello privato che raggiungono insieme i 150mila euro. Con Alchimie Culturali da quest’anno vogliamo coinvolgere anche il tessuto produttivo del territorio, certi che l’incontro tra imprese e arte possa liberare nuove energie creative a vantaggio di entrambi i settori ».
Elena Amadini, vicedirettore commerciale di ArtVerona, esordisce affermando che la fiera «possiede i tre skills delle fiere : è rappresentativa, innovativa ed è redditiva. E’ una manifestazione tutt’altro che autoreferenziale, poiché è capace di uscire dalle mura del suo quartiere e riesce ad intercettare le opportunità, le relazioni, i protagonisti e novità che possono essere messi in rete e, conseguentemente, generare valore aggiunto. I numeri parlano chiaro : nel 2015 è stata registrata la presenza di 150 espositori, 420 collezionisti, 1.150 artisti e 22mila visitatori, a conferma del suo percorso di continua crescita, quest’anno innalza ancora il livello della proposta. Il nostro obiettivo è investire per favorire il business legato all’arte, creando un ambiente ideale dove consolidare relazioni tra galleristi e collezionisti, generare nuove reti di imprenditori e professionisti, critici, giornalisti, curatori e direttori di musei. Un ruolo riconosciuto dalle istituzioni con le quali collaboriamo come ANGAMC-Associazione Nazionale delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, la Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza, i Musei Civici, l’Università e l’Accademia di Belle Arti di Verona. Tutto questo fa di ArtVerona una fiera ‘espansa’ nel tempo e sul territorio con una ricca progettualità all’insegna della ricerca e della sperimentazione».
Andrea Bruciati, direttore artistico di ArtVerona va subito al cuore degli appuntamenti di ottobre, poiché «l’intento è quello di costruire una piattaforma, siamo una fiera progettuale – operativa, una fiera espansa non solo dal punto di vista fisico nella città o temporale, grazie anche ad Open Source o ad Alchimie Culturali, ma parimenti al nostro interno, con un’organizzazione ‘orizzontale’ che conferisce autonomia ai protagonisti. Ciò per stimolare una maggior apertura nei confronti di progetti innovativi, all’insegna del concetto di Art Project Fair. Guardiamo alla filiera della cultura contemporanea italiana, con un interesse che verte su gallerie, collezionisti, artisti, ma anche ai giovani curatori, perché crediamo fermamente che il connubio innovazione-sperimentazione sia la chiave per una visione diversa rispetto alle altre fiere. Continua poi Bruciati « ArtVerona è una fiera-salotto, che si costruisce all’insegna di un servizio individuale, si conforma in base alle esigenze di chi visita la manifestazione. E un processo di crescita che si evidenzia nella presentazione annuale di nuovi format ma, altresì, nella volontà di voler seguire le giovani gallerie di ricerca, in un’area apposita dove esse scambiano tra loro giovani artisti, creando una situazione di ‘fucina’ e riflessione: la fiera diviene volano di crescita».
Il riferimento è all’area di Tangram, una nuova piattaforma fluida per gallerie di ricerca, ad invito, che intendono presentarsi idealmente secondo una progettualità relazionale, che le differenzia sia dalla proposta monografica (Raw Zone) che dagli spazi fieristici consueti. Un innovativo approccio da parte di ArtVerona di supportare la crescita di nuovi interlocutori.
Continua il suo racconto Bruciati «Partner attivi sono la municipalità di Verona, l’Accademia, la Biblioteca allo scopo di fornire un momento di ulteriore stimolo nei confronti dell’arte contemporanea per tutta la stagione autunnale dell’area scaligera. Ci connotiamo come fiera ‘glocal’ che parte dalle proprie radici culturali – economiche per approdare al concetto di Made in Italy».
I focus della fiera sono quindi le gallerie, e Giovanni Bonelli, vicepresidente di ANGAMC (Associazione Nazionale delle Gallerie Moderne e Contemporanee) interviene per portare la sua peculiare visione «Il rispetto verso le gallerie è un elemento fondamentale di cui si fa portatrice ArtVerona, considerate non solo come soggetto economico di mediazione tra gallerista e collezionista ma da considerare, parimenti, strumenti culturali attivi. ArtVerona concede spazio all’arte storica del ‘900 ma anche alle gallerie giovani, che godono di agevolazioni che ne consentono la partecipazione. Una fiera inclusiva, dunque. Per noi è fondamentale sapere di poter contare su un partner affidabile per tutto l’anno, che seleziona sulla base di criteri di alta qualità le gallerie, anche in considerazione dei loro specifici programmi. Si instaura un dialogo proficuo in cui la città accoglie la fiera e quest’ultima si espande nella città, quindi i collezionisti beneficiano di questo scambio. Alcuni grandi collezionisti diventano coagulanti con la loro presenza, anche con la capacità di attrarre altri soggetti privati e di generare fondi d’investimento importanti per le gallerie».
Su questa scia si allaccia l’intervento di Giorgio Fasol, presidente del comitato d’indirizzo della manifestazione e noto collezionista, che ha creato un ulteriore Fondo Privato Acquisizioni che si affianca al quello di Domus già citato. Il fondo è nato lo scorso anno, sostenuto da 10 collezionisti i quali contribuiscono ciascuno con una quota. Esiste una commissione che seleziona le opere - grazie ad un Comitato Scientifico composto da Giorgio Fasol stesso, Gianfranco Maraniello, direttore del Mart - Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e Ilaria Bonacossa, direttrice del Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce di Genova – per un totale di 5 opere annue che vengono depositate in un museo, quest’anno il Museo Villa Croce. Chiosa Fasol «Compiere delle buone scelte avvalora l’azione ad ArtVerona, e coinvolge noi collezionisti in maniera attiva». Gli obiettivi del Fondo riguardano lo scouting di nuovi giovani talenti artistici, il supporto della loro attività ed infine la promozione del sistema dell’arte italiano.
Infine ecco l’intervento di Stefano Coletto, curatore di Fondazione Bevilacqua La Masa, che si inoltra nella genesi di ALCHIMIE CULTURALI, un progetto che nasce da un protocollo tra Regione Veneto e Confindustria Veneto, all’interno del programma “Industria e/è Cultura” (www.progettoindustriaecultura.it) e che è sfociato nella mostra Alchimie. Opere nell'incontro tra Impresa e Arte, inaugurata a marzo 2016 negli spazi espositivi di Bevilacqua La Masa a Palazzetto Tito. I 6 artisti e le 5 aziende venete coinvolte hanno posto le basi di un ulteriore percorso, da avviare con un secondo gruppo di artisti e imprenditori «tramite una progettualità su lungo termine fondata sul dialogo, ideando un’opera o un’istallazione. Il ritorno delle aziende è stato in termini di immagine, con la creazione di un contesto di visibilità culturale che ha restituito lo sforzo compiuto. L’operazione è interessante in quanto connotabile come ‘scambio delle intelligenze’, che scongiura il rinchiudersi dell’ambito contemporaneo entro strette mura, attraverso la consapevolezza che ‘industria è cultura’, da ricercare nella sapienza dell’artigiano, nelle tecnologie, nella capacità di stabilire delle relazioni emotivamente forti. Dopo la prima edizione desideriamo continuare l’iter intrapreso in partnership con ArtVerona, che è uno straordinario volano per comunicare l’iniziativa e per potenziarla».
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