Atlante degli archivi fotografici e audiovisivi italiani digitalizzati
Atlante degli archivi fotografici e audiovisivi italiani digitalizzati
Il futuro Museo M9 è al lavoro per creare una memoria collettiva, aggregando e valorizzando l’immenso patrimonio italiano, pubblico e privato, degli archivi digitalizzati della produzione del ‘900, per raccontarlo. Nasce un Atlante, da un progetto di ricerca curato dal prof. Guido Guerzoni e dal Segretario Generale della Fondazione Venezia, Fabio Achilli, coordinato da Sergio Giuliano, per ora stampato in numero limitato di copie, in vista della pubblicazione on line che potrà essere aggiornata ed arricchita. Un lavoro al quale hanno collaborato centinaia di soggetti, in tutta la penisola, che dagli esordi vede una stretta collaborazione con il MiBACT. Ne parla Antonia Pasqua Recchia Segretario Generale Ministero
Da diversi anni il MiBACT si è dotato delle competenze e delle strumentazioni necessarie per condurre una sistematica e attenta opera di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale del Novecento, un secolo che, a dispetto delle contrastanti concezioni storiografiche della sua supposta brevità, ha prodotto un’impressionante mole di pensiero, nei più vasti e disparati campi dello scibile. La riproducibilità tecnica, per citare il titolo dell’architesto di Walter Benjamin, non si è infatti limitata a modificare lo statuto gnoseologico delle opere d’arte, ma ha esercitato un impatto duraturo su tutte le industrie culturali e creative, alimentando una cospicua e all’apparenza incommensurabile produzione di supporti e contenuti culturali, tra cui spiccano, per entità e rilevanza, quelli generati dai media coevi: la radio, la televisione, la fotografia, il cinema, l’editoria, solo per citarne alcuni. In questa prospettiva i fondi fotografici e audiovisivi costituiscono sia una fonte irrinunciabile per approfondire la conoscenza di fondamentali questioni storiografiche, sia l’oggetto di una nuova e fiorente disciplina accademica, i media studies; perciò tali materiali, quali che siano i supporti su cui risiedono – carta, vinile, pellicole o nastri magnetici – necessitano di adeguate attività di censimento, catalogazione, conservazione e valorizzazione per preservarli nel tempo e tramandarne la memoria, sfruttando le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, che consente di convertirne i contenuti in sequenze binarie riproducibili a costi assai contenuti e fruibili ovunque sia disponibile una connessione a internet. L’Atlante degli archivi fotografici e audiovisivi italiani digitalizzati rappresenta in tal senso un utile strumento di lavoro e una felice occasione per riflettere sulle politiche di conservazione, gestione e valorizzazione dei patrimoni fotografici e multimediali, sulla funzione che tali fonti svolgeranno nell’immediato futuro, sugli strumenti più opportuni per sensibilizzare l’opinione pubblica e la società civile circa l’importanza di destinare maggiori risorse e attenzioni alla tutela di un patrimonio che, per quanto “giovane”, è sovente più vulnerabile e a rischio di quello “antico”. Quest’opera di sensibilizzazione è quanto mai urgente poiché, soprattutto in Italia, sono pochissimi i progetti museali che valorizzano l’immenso patrimonio fotografico multimediale che il Novecento ci ha lasciato in eredità; tra questi figura certamente il museo M9, fulcro dell’ambizioso progetto di rigenerazione urbana che la Fondazione di Venezia sta conducendo dal 2006. Il MiBACT mibact segue e accompagna da tempo questa iniziativa con attenzione e fiducia: il 15 dicembre 2009 la Fondazione di Venezia ha infatti stipulato un accordo di programma con la Regione del Veneto, il Comune di Venezia, la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto e la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e Laguna, finalizzato alla realizzazione del museo M9. In seguito, il 19 febbraio 2013, è seguito il protocollo d’intesa siglato con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con il fine reciproco di attuare un piano di interventi di valorizzazione del costituendo museo M9. In esso la Fondazione di Venezia si è impegnata a garantire la conformità delle attività di fruizione e valorizzazione del museo agli standard di qualità previsti dal decreto ministeriale del 10/05/2001 e successive modificazioni, in relazione anche a quanto disposto degli artt. 29 e 114 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Su queste basi, in virtù dell’accordo di programma del 2009, la Direzione generale per gli archivi ha poi siglato con la Fondazione di Venezia un accordo convenzionale (il 18 novembre 2014) nel quale si è impegnata a valorizzare il progetto “M9 - Museo del Novecento”. Sono stati passi importanti, che dimostrano l’interesse del Ministero per una struttura innovativa come M9, uno dei siti museali dove il patrimonio novecentesco può trovare nuova vita, attraverso forme inedite di exhibition e interaction design, in cui le tecnologie siano al servizio della narrazione. La collaborazione tra il MiBACT e la Fondazione di Venezia è in questo senso esemplare, dacché costituisce un esempio positivo delle potenzialità che scaturiscono dalle relazioni tra l’attenzione per il patrimonio culturale novecentesco, la guida scientifica ministeriale, gli investimenti di un soggetto non-profit, la collaborazione degli enti territoriali e delle strutture periferiche del Ministero, configurandosi quale laboratorio di un sistema che in futuro potrà trovare ulteriori aggregazioni. In una democrazia matura, offrire narrazioni per raccontare la propria storia è il miglior stimolo alla consapevolezza del presente, per una prevenzione condivisa che sappia valorizzare il patrimonio che i nostri predecessori hanno costruito e ci hanno affidato. Questo volume, che è nato come una ricerca funzionale allo sviluppo del progetto M9, è divenuto nel tempo un strumento di lavoro di primaria importanza, che offre una visione d’insieme che risulterà di grande utilità per i funzionari del Ministero, per archivisti e bibliotecari, per gli studiosi e i conservatori. Il ruolo degli enti pubblici in questo campo è di primissimo piano, per la quantità del lavoro svolto e per la mole di ricerca che ha comportato. Basti citare lo studio e lo sviluppo dei diversi standard ideati dall’ICCD e ripresi a livello regionale, che oggi consentono una catalogazione uniforme del patrimonio immateriale nazionale, offrendo anche ai privati le coordinate scientifiche per un’adeguata conversione e valorizzazione di beni fondamentali alla trasmissione della cultura novecentesca. Sono strumenti che permettono lo sviluppo di singoli programmi di catalogazione in una prassi partecipata, secondo il modello inaugurato dal Sistema bibliotecario nazionale e ormai in uso presso gli Archivi di Stato e le Soprintendenze, un’evoluzione che vede un dialogo sempre più stretto tra progetti regionali e nazionali. Quelli che ho citato sono alcuni dei tratti salienti che emergono dalla presente ricerca, elementi che devono farci riflettere sulle prospettive future e sulle sinergie inevitabili in una visione d’insieme, che accosta le più diverse imprese di digitalizzazione pubbliche e private. Ne risulta una geografia della memoria digitalizzata e accessibile che aiuta a comprendere quanto è già stato fatto e quanto resta da fare, evidenziando anche i contributi privati all’azione che lo Stato e gli enti pubblici portano avanti in questo settore. Il volume si annuncia come un primo passo – e ci auguriamo non l’ultimo – per costituire una mappatura sempre più precisa e fitta di un fenomeno che sta traducendo la nostra memoria, la nostra cultura, in un patrimonio diversamente accessibile e condiviso.
Introduzione di Antonia Pasqua Recchia, Segretario Generale Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
a 'Atlante degli archivi fotografici e audiovisivi italiani digitalizzati'
Edizioni Marsilio per Fondazione di Venezia
Ed. dic. 2015