#Socialmuseums
Quale rapporto fra social media e mondo della cultura? Il Rapporto di Civita #Socialmuseums – social media e cultura, fra post e tweet restituisce un panorama in trasformazione in cui il futuro prossimo guarda ad un museo sempre più relazionale, partecipato e digitale
Lo scorso 30 marzo a Roma, presso l’Ara Pacis è stato presentato il rapporto di Civita #Socialmuseums – social media e cultura, fra post e tweet alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Dario Franceschini.
Il rapporto redatto da Luca De Biase, fondatore e caporedattore di Nòva, e l’economista Pietro Antonio Valentino, vice presidente del Comitato Scientifico di Civita, prende in esame il rapporto fra social media e mondo della cultura, tema strategico in un momento di profonda trasformazione dei beni culturali in Italia anche in ambito digitale.
Pubblico, musei e digitale in Italia
L’indagine ha studiato quantità e comportamenti del pubblico che fa uso degli strumenti digitali per entrare in relazione con le istituzioni culturali, in un mondo profondamente caratterizzato dal crescente uso del digitale. I devices digitali sono divenuti una sorta di “protesi” delle persone per comunicare e memorizzare esperienza. Ad oggi gli italiani che utilizzano i social media sono circa 36,5 milioni, ovvero ben il 60% dell’intera popolazione, e di questi 9 milioni usano i social per entrare in contatto con i musei.
#Socialmuseums - dichiarano gli autori - è uno studio che vuole essere uno strumento utile per i musei e le istituzioni culturali italiane per definire ed attuare strategie di comunicazione sulle piattaforme social.
Il campione scelto è di 11 musei in Italia, 5 in Europa e 10 negli Stati Uniti per un totale di 26 musei rappresentativi delle differenti offerte culturali. I risultati della ricerca evidenziano che c’è un ampio spazio per estendere ed ottimizzare la relazione virtuale con il pubblico: gli utenti impiegano i social soprattutto per la fruizione virtuale e per scaricare materiali messi a disposizione dalle organizzazioni culturali, mentre i servizi di informazione, prenotazione o acquisto del biglietto d’ingresso sono nettamente sottoutilizzati; decisamente residuale è la produzione e diffusione di contenuti generati dagli utenti stessi (UGC).
Quale la ragione? L’indagine mostra che i social media non sono ancora considerati dai musei uno strumento strategico di interazione e contatto con il proprio pubblico o con quello potenziale. Oggi sono uni-direzionali con il pubblico, a causa della mancanza di competenze professionali nelle organizzazioni, la scarsa conoscenza delle potenzialità delle diverse piattaforme social (facebook, twitter, google+, instagram) e degli obiettivi di comunicazione che possono essere raggiunti attraverso questi strumenti. Inoltre il linguaggio limita il contatto informale e inclusivo con il pubblico digitale.
I musei statali
Anche i musei e le aree archeologiche statali (tra i quali sono presenti grandi realtà fra le più visitate come i Musei Reali di Torino, la Pinacoteca di Brera e il Museo Archeologico di Napoli) sono attivi sui social in Italia: 114 musei sono su facebook e 43 su twitter su un totale di 315 musei – fonte MuD Museo Digitale[1]. La loro comunicazione è ancora parziale, non organizzata e spesso si riduce a mera condivisione di link informativi copiati e incollati da siti web ufficiali. Manca una strategia alla base che prevede gli strumenti digitali e social quale parte integrante della relazione con i pubblici e della esperienza di visita del museo. In questi giorni lo dimostra anche la #MuseumWeek (www.museumweek2016.org ) su twitter che ha visto tra i primi musei più attivi il Massaciuccoli Romana (LU) e il Museo Corona Arrubia (VS), due piccoli musei che competono nella top 10 con il Museo del Louvre e il British Museum.
Come affermato dal Ministro Dario Franceschini, durante la presentazione di #Socialmuseums, oggi il sistema museale italiano è in radicale trasformazione. I 30 musei più importanti per collezione e numero di visitatori si stanno dotando di una autonomia gestionale e di budget e nuovi direttori sono stati selezionati attraverso un concorso internazionale. Alcuni di questi sono già a lavoro e sono già pronti a competere strategicamente con il mondo dei social. Reggia di Caserta e Polo Reale di Torino hanno già impostato una strategia che mette a sistema la comunicazione tradizionale con quella sui social media. Altri hanno appena cominciato creando prima di tutto una nuova immagine visual che permetterà di farsi conoscere meglio a livello internazionale (Museo Archeologico Nazionale di Napoli e Pinacoteca di Brera).
I musei negli Stati Uniti
All’estero i musei presi in considerazione dal rapporto di Civita sono il Metropolitan di New York, Il Getty Museum, LACMA e Museum of Fine Arts Houston. L’analisi evidenzia l’approccio inclusivo e bi-direzionale nella gestione della presenza sui social media di questi musei e soprattutto la consapevolezza dell’utilizzo della scelta dei contenuti per ogni diverso canale utilizzato. Ad esempio il MET su instagram – che ha vinto il Webby Award Winner in the Social per la categoria Arts & Culture – condivide foto dall’archivio, eventi e dietro le quinte e aggiunge sempre informazioni e aneddoti sulle opere. Il Getty su facebook fa un lavoro impeccabile: i post coprono una vasta gamma di tematiche che non prevedono solo opere della collezione ma anche foto e video d’epoca con una visione molto interessante, secondo cui il patrimonio da condividere è anche fuori dal museo. Il LACMA è molto bravo a fare rete su twitter: re-twitta e parla con gli altri musei, giornali, blog. Re- twitta anche foto dei visitatori e risponde sempre alle loro domande.
Proposte per i Musei Italiani
In questo panorama l’autonomia di gestione dei «nuovi» musei statali, voluta dalla riforma, permette una strategia innovativa di fruizione del patrimonio museale anche attraverso il supporto dei social network. Resta da risolvere la mancanza di personale con skill professionali richiesti dai social media. A tal proposito gli autori di #Socialmuseums lanciano alcune proposte: in primis investire su specifiche professionalità per la comunicazione social. Per far fronte a questo investimento si potrà ricorrere anche a fonti di finanziamento nazionali ed europee (Agenda Digitale, Erasmus+, Horizon 2020 etc). Per i musei statali più visitati si potrebbe prevedere di destinare le entrate aggiuntive alla formazione di personale qualificato al fine di migliorare l’interazione social con il pubblico. l museo deve assumere così anche una nuova visione – concludono gli autori- molto condivisa dai musei statunitensi, del museo «relazionale» (participatory museum) che presuppone l’implementazione di strategie di engagement del pubblico, anche attraverso i canali digitali, coerenti con la mission dell’istituzione, misurabili nei risultati oltre che integrate fra i diversi media digitali impiegati dal museo.
Anche attraverso progetti come MuD – Museo Digitale[2] si può puntare ad aumentare le performance dei Musei Italiani di coinvolgimento del pubblico attraverso i canali digitali, potenziando in modo consapevole l’aspetto tecnologico della comunicazione. Fondamentale per il successo di una istituzione culturale verso i diversi pubblici è la chiarezza della propria missione nella nostra era e conseguentemente l’immagine che intendono dare di sé , anche attraverso l’identità digitale, integrando le potenzialità delle nuove tecnologie come complemento alla comunicazione “tradizionale” per coinvolgere maggiormente il pubblico, soprattutto le nuove generazioni.
A supporto di questo vi è anche l’indagine internazionale «Museums and the Web» (www.museumandtheweb.com ) della società Axiell che conferma l’importanza dei social media nell’accrescere il coinvolgimento del pubblico: nello specifico i social contribuiscono a creare esperienze multipiattaforma di qualità per colloquiare in maniera più efficace con l’utente. I dati della ricerca riportano che l’uso integrato delle applicazioni informatiche ha avuto un impatto rilevante sulla frequentazione del pubblico: il 48,5% dei musei ha registrato un aumento dei visitatori.
Musei aperti alla comunità, al mondo intero, non autoreferenziali e riserva di se stessi, che puntino ad essere social(e), potranno raggiungere il successo dei progetti di gestione.
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[1] Il progetto MuD – Museo Digitale nasce con l’obiettivo di aumentare le performance dei Musei Italiani in ambito digitale, potenziando in modo consapevole l’aspetto tecnologico della comunicazione con lo scopo di valorizzare il Patrimonio Culturale a livello nazionale ed internazionale.
Intende supportare concretamente i Musei nella progettazione della propria identità digitale e nell’individuazione di una strategia efficace per l’audience engagement. www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_36227425.htmle