I musei si raccontano in 140 caratteri: architettura, cultura e comunicazione digitale
Dal dal 28 marzo al 3 aprile 2016 è stata programmata la #MuseumWeek che, giunta al suo terzo appuntamento, promuove la comunicazione digitale dei musei come mezzo per attrarre nuovi visitatori e per rendere le istituzioni culturali un po’ più “social”. Numerose le fondazioni aderenti e gli eventi realizzati nell’ambito di questa iniziativa
Giunta alla sua terza edizione, la #MuseumWeek è programmata dal 28 marzo al 3 aprile 2016. In questa occasione i musei diventano social proponendo, per 7 giorni, di dialogare con i loro utenti attraverso messaggi di 140 caratteri collegati tra loro da un hashtag che sarà diverso ogni giorno. #secretsMW, #peopleMW, #architectureMW, #heritageMW, #futureMW, #zoomMW, #loveMW trasporteranno i visitatori alla scoperta dei “dietro le quinte” delle istituzioni culturali, della vicenda architettonica dei musei fino ad arrivare ai tesori materiali e immateriali del patrimonio culturale.
Quest’anno sono 3.203[1] le strutture museali aderenti all’iniziativa: dall’Argentina alla Svezia i musei dialogheranno con i visitatori attraverso i social network. In italia 310 siti hanno deciso di partecipare all’iniziativa. Requisito fondamentale è possedere un account di Twitter e utilizzare l’immagine coordinata della #MuseumWeek.
In Italia il Sistema Museale di Roma Capitale per esempio ha organizzato delle visite gratuite e, nel suo account Twitter, propone alcuni quiz culturali per intercettare possibili visitatori che, incuriositi, si rechino presso i musei del polo. Domande sul patrimonio anche per il Museo del Novecento di Milano e per il British Museum che, sul suo profilo FaceBook, cerca di rende più accessibili alcuni contenuti specialistici come per esempio le modalità di conservazione delle mummie.
A Torino la Fondazione Torino Musei e Palazzo Madama propongono invece immagini e fotografie di repertorio che immortalano il Palazzo in particolari momenti storici o attraverso i disegni architettonici degli architetti che nel tempo si sono occupati di questo edificio.
Parlando di fondazioni, invece, la Fondazione Querini Stampalia propone alcuni particolari architettonici della struttura a cura di Carlo Scarpa e Mario Botta.
Insieme alle iniziative legate nello specifico agli hastag della Museum Week, coesistono altre progettualità che, sfruttando l’interesse legato a questa settimana culturale, propongono momenti di aggregazione specifici legati a particolari target di utenti. E’ questo per esempio il caso di #TwLab del MUBA di Milano che propone ai giovani ospiti alcune esperienze di scrittura creativa ispirati agli scritti di Gianni Rodari: tramite lo scambio di paper tweet, i bambini giocano a smontare e rimontare in modo alternativo favole già esistenti e i loro personaggi.
Elemento di forza della #MuseumWeek, come sottolineato nella pagina ufficiale del progetto, è così quello di aumentare l’impatto di comunicazione delle attività dei musei coinvolgendo il mondo dei bloggers che hanno fatto della loro passione per i social media il loro lavoro. Come scrittori indipendenti, possono inoltre contare su comunità di lettori molto variegate: «community audience» o «specialist audience» se si tratta di un pubblico più o meno specialistico.
Obiettivo della #MuseumWeek è chiaramente quella di stimolare il pubblico attraverso hashtag e account di Twitter (quello uffiziale generale è @MuseumWeek) e allo stesso tempo utilizzare il digitale come escamotage per solleticare la curiosità di potenziali utenti[2].
Come contestualizzare la Museum Week nell’ambito della ricerca sulle politiche culturali? Il 30 marzo scorso a Roma abbiamo assistito alla presentazione del X Rapporto Civita dal titolo Social media e cultura fra post e tweet che affronta proprio il rapporto fra social media e mondo della cultura.
[1] Dato aggiornato al 30 marzo 2016
[2] Per visionare il programma e i tweet della #MuseumWeek si potrà visitare il sito web museumweek2016.org