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Educazione al patrimonio: accessibilità, partecipazione e cultura digitale

  • Pubblicato il: 15/01/2016 - 13:14
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA DIGITALE
Articolo a cura di: 
Emanuela Gasca

Lo scorso dicembre è stato approvato il Piano per l’Educazione al Patrimonio Culturale che prevede importanti novità in merito al ruolo del patrimonio culturale nei processi formativi. Gli obiettivi di medio – lungo periodo si rivolgono ad azioni di ricerca, di rete, di comunicazione e di divulgazione verso un’idea di patrimonio sempre più accessibile che interagisce sempre di più con il contesto culturale in cui si trova. In questo processo è cruciale il ruolo delle fondazioni che hanno maturato competenze ed expertise tali da promuovere iniziative in stretta relazione con la comunità.
Competenze interdisciplinari e digitali saranno necessarie per innescare questi processi.
Molte progettualità sono già state avviate attraverso processi bottom – up di coinvolgimento dei diversi soggetti culturali. Tra queste iniziative occupa un ruolo chiave la rete DiCultHer di cui Il Giornale delle Fondazioni è media partner
 
 
 
Il Piano in breve
E’ dello scorso dicembre la pubblicazione del primo Piano per l’Educazione al Patrimonio Culturale a cura della Direzione Generale Educazione e Ricerca del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – MIBACT - d’intesa con il Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici.
La sua predisposizione si allinea con la riforma del MIBACT e con la legge 107 detta "Della Buona Scuola", approvata nel luglio 2015.
Il Piano prevede importanti novità in merito al ruolo del patrimonio nei processi formativi e culturali che coinvolgono tutti i cittadini.
Il documento programmatico è strutturato in sei parti principali che, attraverso lo studio della letteratura in ambito di educazione al patrimonio, la definizione di obiettivi generali e specifici e l’identificazione di buone pratiche, arriva a definire azioni puntuali per il medio – lungo periodo.
 
 
Il contesto di riferimento
Il concetto di educazione al patrimonio si sviluppa in ambito europeo a partire dagli anni ’80 con lo scopo di integrare nella didattica scolastica progetti interdisciplinari incentrati sul patrimonio culturale. Nel 1998 l’adozione da parte del Consiglio d’Europa della Raccomandazione N.R. (98)5 relativa alla pedagogia del patrimonio culturale (17 marzo 1998) segna il riconoscimento dell’educazione al patrimonio quale elemento cruciale per le politiche educative europee.
Il relativo Accordo quadro siglato in Italia tra il Ministero Beni Culturali Ambientali e il ministero della Pubblica Istruzione (20 marzo 1998) riconosce il «diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del patrimonio culturale» e stabilisce innovative modalità di sperimentazione di attività di educazione al patrimonio, da realizzare in partenariato tra istituzioni scolastiche e Soprintendenze.
Anche la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del Patrimonio culturale del 2005 – sottoscritta poi dall’Italia nel 2013 - rivendica la conoscenza e l’uso del patrimonio come diritto di partecipazione dei cittadini alla vita culturale. Presenta inoltre il patrimonio culturale come fonte utile sia allo sviluppo umano, alla valorizzazione delle diversità culturali e alla promozione del dialogo interculturale, sia a un modello di sviluppo economico fondato sul principio di utilizzo sostenibile delle risorse.
 
 
Competenze e opportunità verso l’accessibilità e la partecipazione
Per rendere attuabili le opportunità sopra esplicitate saranno necessarie quelle che la Strategia di Lisbona chiama «competenze chiave», indispensabili al cittadino per adattarsi in modo flessibile a un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da una forte interconnessione. Tra le 8 skills proposte dal Piano assume un ruolo fondamentale quella relativa alla «competenza digitale» congiuntamente a quelle più prettamente informatiche, quelle culturali e quelle legate alla conoscenza delle lingue straniere[1].
La sfida del Piano sarà infatti proprio quella di educare i cittadini al patrimonio in accordo con i principi fin qui enunciati, ma soprattutto con un’attenzione specifica verso due elementi essenziali: l’accessibilità e la partecipazione.
L’accessibilità ai beni culturali, diritto essenziale del cittadino e fondamentale per l’esistenza stessa del patrimonio, viene intesa come una caratteristica fisica, socio - economica, sensoriale, cognitiva.
Allo stesso tempo, dice il Piano, la sensibilità verso i beni culturali deve essere rivolta verso un modello di comunicazione che non si fonda più sulla trasmissione unidirezionale di conoscenze, da una fonte autorevole a un interlocutore generico e passivo, ma presuppone l’attiva partecipazione degli individui alla costruzione e alla rappresentazione di significati.
Viene da sé che, affinché lo sviluppo di educazione prenda avvio nei processi locali, saranno fondamentali tre elementi specifici: la comunicazione con e verso i soggetti culturali e i cittadini; la ricerca e la formazione; e i partenariati e le relazioni con il territorio.
 
 
Obiettivi di medio e lungo termine
Obiettivo a lungo termine è la creazione di un sistema di educazione al patrimonio in grado di coinvolgere una pluralità di soggetti, che si traduca in forme reali di coinvolgimento nella gestione e salvaguardia dei luoghi della cultura e nell’acquisizione di nuove e qualificate conoscenze, con reciproco beneficio per la società e il patrimonio stesso.
A breve e medio termine, saranno individuate azioni a supporto della costruzione di questo sistema: accordi inter istituzionali a livello nazionale e locale, ricognizione della consistenza e della modalità di gestione dei Servizi Educativi presenti oggi nei luoghi della cultura, formazione e aggiornamento degli operatori, attività e iniziative volte a implementare i progetti realizzati in partenariato con la scuola, incluso lo sviluppo di programmi e iniziative di consolidata esperienza rivolte a differenti categorie di pubblici.
 
 
Il ruolo delle fondazioni
Di importante valore in questo processo è sicuramente il contributo offerto dalle numerose fondazioni che operano a livello locale e che hanno maturato competenze ed expertise tali da promuovere iniziative in stretta relazione con la comunità, in grado di innescare processi di riattivazione sociale e/o economica del territorio.
Cruciale è quindi il ruolo di questi soggetti come ponte per processi bottom up volti all’educazione al patrimonio. A tal proposito il Piano riporta alcuni casi virtuosi.
Viene citato per esempio il “Progetto e concorso nazionale ‘Articolo 9 della Costituzione. Cittadinanza attiva per superare la crisi attraverso la cultura e il patrimonio storico e artisticopromosso dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche - insieme con il MIBAC e il MIUR - finalizzato a diffondere la conoscenza e la riflessione da parte degli studenti sull’articolo 9 della Costituzione.
Si è parlato invece di accessibilità fisica ai beni culturali al Convegno “Tutti al museo! Le soluzioni per l'accessibilità museale tra innovazione e inclusioneorganizzato dalla Fondazione Promo PA con ICOM Toscana, Regione Toscana, Segretariato regionale MiBACT della Toscana, Polo Museale toscano.
Nell’ottica di sviluppare una sensibilità verso il concetto di beni culturali inteso nel senso ampio del termine, il documento programmatico cita anche la Fondazione LIA Libri Italiani Accessibili che, lo scorso autunno, ha organizzato il seminario Leggere: come si può? per promuovere le diverse modalità di lettura per i ciechi e gli ipovedenti.
In questo contesto non possiamo non ricordare le occasioni strategiche e innovative di apprendimento proposte dalla Fondazione Golinelli. Nel progetto Arte Scienza e Conoscenza, per esempio, sono previste iniziative di “educazione” sia attraverso mostre di arte rivolte al grande pubblico, sia attraverso convegni rivolti ad un pubblico di specialisti.
Nel complesso, come ricorda il Ventesimo rapporto sulle Fondazioni di origine bancaria (ACRI, 2015),
le Fondazioni sono da sempre attente ai bisogni e alle urgenze delle comunità in termini di educazione, sostenendo istituzioni, scuole e progetti finalizzati all'innovazione degli strumenti didattici e ad azioni con particolare valore formativo per i bambini e per i ragazzi.  Per quanto riguarda il primo punto, per esempio, alcune Fondazioni focalizzano il loro intervento nell’ambito del digitale e delle nuove tecnologie la cui rapida diffusione crea nuove opportunità da cogliere anche per il superamento di problematiche connesse alle disabilità di tipo intellettivo, motorio o di linguaggio.
In questi termini Muse alla Lavagna - di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, per esempio, nasce dalla volontà di ampliare l’offerta formativa per le scuole biellesi attraverso la messa a disposizione di laboratori didattici di qualità e completamente gratuiti in diverse discipline. In termini di educazione e di miglioramento delle relazioni tra diversi target della società, citiamo invece il Programma ZeroSei della Compagnia di San Paolo che si rivolge proprio ai bambini tra gli 0 e i 6 anni e alle loro famiglie. Situazioni di gioco, conoscenza dell'arte e sviluppo della creatività sono invece i temi portanti del Progetto MUS-E 2013/2014 della Fondazione A. De Mari - Cassa di Risparmio di Savona.
Progetti e competenze digitali – DiCultHer Scuola a Rete in Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities
Tra gli elementi trasversali che il Piano si prefigge di sviluppare emerge, tra gli altri, il tema della digitalizzazione che deve tradursi in strumenti tecnologici fruibili, ma soprattutto in competenze digitali sviluppate trasversalmente dai produttori di cultura e dai cittadini, ultimi fruitori di questa catena di generazione di valore.
In questo scenario occupa una parte importante l’iniziativa DiCultHer di cui Il Giornale delle Fondazioni è media partner dallo scorso gennaio. L’educazione al patrimonio qui è volta alla valorizzazione e alla promozione del Cultural Heritage attraverso un’ampia pianificazione di attività formative ed educative coordinata con il sistema nazionale.
Le azioni proposte dal Piano si avvarranno inoltre della collaborazione con il network DiCultHer per progettare e implementare contest rivolti agli studenti per favorire engagement e titolarità individuali e collettive sul patrimonio e sull’eredità culturale; avviare una ricognizione di esperienze e buone pratiche degli approcci al digitale diffusi a livello nazionale; attivare il coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati interessati; elaborare un’infrastruttura di supporto sulle competenze digitali, funzionale ad efficaci modalità di gestione del Digital Cultural Heritage.
 
Buone notizie insomma per una visione di educazione al patrimonio che non abbraccia solo più i beni culturali intesi nell’accezione architettonica del termine, ma che riguarda un’ampia varietà di aspetti, competenze e progettualità. La “cultura” diventa sempre di più un concetto ampio che abbraccia le fondazioni, le associazioni territoriali, gli operatori economici e i diversi soggetti locali che operano nei musei, nelle biblioteche, negli archivi e nelle altre molteplici istituzioni culturali. In questi contesti “educazione” diventa quindi sinonimo di engagement verso un patrimonio sempre più accessibile che interagisce con i cittadini e i contesti ai quale appartiene.

 
Bibliografia
Associazione di Fondazioni Bancarie e di Casse di Risparmio Spa – ACRI (2015), Ventesimo Rapporto sulle Fondazioni di origine bancaria, ACRI, Roma.
Council of Europe (1998), Recommendation No. R (98) 5 – Of The Committee of Ministers to Member States Concerning Heritage Education.
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Educazione e Ricerca (2015), Piano Nazionale per l’Educazione al Patrimonio Culturale.
Repubblica Italiana (1998), Protocollo di Intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del TurismoCreare occasioni di accesso al sapere attraverso la messa a sistema di istruzione e cultura, al fine di sviluppare una società della conoscenza.
 
Sitografia
European Commission, Lisbon strategy for growth and jobs:
MIBACT – Fruizione ed educazione al patrimonio:
 
Foto: Direzione Generale Educazione e Ricerca del MIBACT

La rubrica Cultura Digitale nasce in collaborazione con DiCultHer

[1]              Le competenze chiave sono: «Comunicazione nella propria lingua, Comunicazione in lingue straniere, Competenze matematiche e competenze di base in campo scientifico e tecnologico, Competenza digitale, Imparare ad imparare, Competenze sociali e civiche, Spirito di iniziativa ed imprenditorialità, Consapevolezza ed espressione culturali» (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Educazione e Ricerca, 2015).