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Coaching. Dalla progettazione puntuale alla progettazione di sistema

  • Pubblicato il: 15/04/2015 - 01:04
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Andrea Archinà

La cultura, nelle sue multiformi articolazioni è spesso evocata come fattore principe dell’identità nazionale e come risorsa strategica per la riconversione e lo sviluppo dell’economia italiana. I territori, tuttavia, hanno difficoltà a progettare interventi culturali in chiave sistemica, integrata e sostenibile. Quali le ragioni della debolezza? Come superarla? La costante sta diventando l’azione di accompagnamento professionale ai territori, per il capacity building locale, prevista dai principali bandi nazionali di innovazione socio-economica a base culturale. Federculture e IFEL propongono di sperimentare il format «Cantiere per l’innalzamento della qualità dei progetti culturali». Ne parliamo con Massimo Zucconi architetto urbanista, dirigente pubblico ed esperto nella pianificazione territoriale e del paesaggio. Già presidente ed amministratore delegato della Società Parchi Val di Cornia dal 1998 al 2007 è oggi responsabile nazionale di Federculture per le aree protette e i parchi e collaboratore per i Cantieri di Progettazione

 
 

Il «Cantiere per l’innalzamento della qualità dei progetti culturali». Di che cosa si tratta e da quali presupposti partite?
Agli inizi del 2015 Federculture[1] e IFEL[2] hanno elaborato una metodo di lavoro il cui fine è quello di aiutare i territori a superare le difficoltà che incontrano nel progettare interventi culturali in chiave sistemica, integrata e sostenibile. Tale processo può essere facilitato da un’azione di accompagnamento che si avvalga di metodi, strumenti, competenze ed esperienze professionali in grado di innalzare la qualità e l’efficacia della progettazione in campo culturale. Il «Cantiere» si propone pertanto di colmare una criticità diffusa della nostra cultura di governo, passando da “progettazioni puntuali” a “progettazioni di sistema”, maggiormente coerenti e integrate nelle strategie di sviluppo sociale ed economico dei territori.
 
 
Come raggiungere i risultati attesi?
Oltre alle strategie di valorizzazione culturale, assume particolare rilevanza il tema delle forme strumentali e l'attivazione di partenariati pubblico-privato. Laddove i territori si sono già dati forme di partecipazione sarà interessante verificare qual è stato il loro grado di efficacia. Non vi è dubbio che le ricadute positive del Cantiere saranno maggiori laddove gli attori locali hanno maturato la consapevolezza delle opportunità derivanti da una progettualità condivisa che si basa su alcuni presupposti essenziali:

  • la conoscenza e la consapevolezza del valore sociale ed economico della risorsa culturale;
  • la condivisione degli obiettivi strategici tra istituzioni pubbliche e operatori del territorio (profit e non profit) per la valorizzazione del patrimonio culturale in chiave sistemica, finalizzata alla crescita sociale e allo sviluppo economico;
  • la capacità di elaborare progetti integrati e piani di gestione in grado di assicurare nel tempo la sostenibilità economica degli interventi e la massima ricaduta per lo sviluppo locale;
  • l’attivazione di un virtuoso partenariato pubblico-privato;
  • il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza in tutte le fasi di definizione degli obiettivi del progetto e nel monitoraggio dei risultati.

 
 
Quali sono gli obiettivi del lavoro?
Obiettivo del «Cantiere» è quello della formazione di una nuova cultura amministrativa orientata alla valorizzazione del patrimonio identitario dei territori e delle connesse potenzialità di sviluppo e qualificazione dell’economia locale. Il “Cantiere” in questo senso si propone di offrire metodi e strumenti per superare le fragilità derivanti da difficoltà di relazioni (interistituzionali e fra attori pubblici e privati dello stesso territorio), da visioni di sviluppo locale spesso troppo settoriali, da «debolezze» della pianificazione strategica territoriale e dalla difficoltà a creare sistemi integrati di gestione e valorizzazione.
A mero titolo esemplificativo potremmo parlare di:

  • Analisi delle risorse identitarie del territorio. Identificazione delle risorse, materiali e immateriali, che concorrono alla definizione dell’identità territoriale: beni culturali, beni paesaggistici, risorse naturali, saperi e professioni, produzione di beni e servizi, tradizioni e costumi locali, ecc.. Valutazione dei presupposti per passare dall’intervento sulla singola emergenza culturale alla costruzione di reti e sistemi integrati di scala urbana e/o territoriale.
  • Analisi degli strumenti per la tutela e la valorizzazione integrata delle risorse. Analisi degli strumenti esistenti: piani urbanistici, piani paesaggistici, beni vincolati, beni soggetti a particolari regimi di tutela, ecc.. La pianificazione strategica integrata e partecipata quale strumento per la condivisione istituzionale degli obiettivi e per la coesione sociale delle comunità e delle imprese. Il marketing strategico.
  • Presupposti per lo sviluppo e potenzialità di un sistema di valorizzazione e gestione integrata in un’ottica di «partenariato» fra pubblico e privato. La progettazione pubblica come premessa per l’investimento privato. Innalzamento della qualità dei servizi a cittadini e imprese. La progettazione partecipata con l’attivo coinvolgimento della cittadinanza.
  • Sviluppo della “cultura di gestione”: forme organizzative, scenari evolutivi e monitoraggio dei risultati. Analisi delle forme di gestione esistenti e ascolto/confronto fra attori locali, pubblici e privati, che si stanno misurando con la gestione di asset del patrimonio. La cooperazione istituzionale tra enti pubblici e privati come presupposto per la creazione di sistemi e reti delle risorse culturali e per la coerenza delle azioni sul territorio. La cultura d’impresa nella gestione del patrimonio: rapporto tra domanda e offerta di servizio, uso di tecnologie e strumenti innovativi, specializzazione professionale, ecc. Il monitoraggio dei risultati economici e la “rendicontazione sociale”.

Per dare risposta ai tanti temi e interrogativi insiti nella progettazione strategica e nell’individuazione degli strumenti, Federculture si avvarrà delle competenze e delle esperienze maturate nel suo tessuto associativo, facendo tesoro dei buoni risultati così come degli errori che sono stati commessi in oltre un ventennio di operatività sul campo.
 
 
Vi è una esperienza in particolare da cui siete partiti?
Le esperienze sono molteplici, talvolta compiute senza neppure avere piena consapevolezza che si stavano costruendo modelli innovativi di gestione del patrimonio culturale.
Per me grande importanza ha avuto il processo messo atto in Val di Cornia. Un processo che prende avvio negli anni 70-80 del secolo scorso con una pianificazione urbanistica coordinata tra i Comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta e approda poi nel 1994 alla costituzione di una società strumentale, partecipata da tutti i Comuni e da privati, a cui venne affidata la missione di realizzare e gestire il sistema di parchi prefigurato dai piani urbanistici.
In meno di dieci anni la Società Parchi Val di Cornia[3] ha investito 25 milioni di euro per realizzare parchi archeologici, parchi naturali e musei, assumendone la gestione in una logica di sistema e d’impresa culturale. In quell’area il processo di valorizzazione è andato di pari passo con lo sviluppo del turismo che ha fatto del patrimonio culturale e paesaggistico la risorsa essenziale, senza tuttavia consumarla. Nel 2007 la gestione integrata dei parchi e dei musei ha consentito di raggiungere il pareggio di bilancio.
Oggi quel sistema rappresenta un punto di forza per l’economia e l’occupazione locale, diretta e indotta, e concorre alla rigenerazione di un’area connotata dalla crisi della grande industria siderurgica. In Val di Cornia è stato individuato l’ambito ottimale della pianificazione strategica; si è raggiunta una buona coesione tra istituzioni locali, regionali e nazionali; è stato individuato il soggetto strumentale per la valorizzazione del patrimonio, si sono creati rapporti di collaborazione operativa tra pubblico e privato. Molte delle condizioni iniziali sono cambiate, ma quell’esperienza costituisce sicuramente un punto di riferimento nel panorama nazionale ed europeo.
 
 
Quali sono i vostri impegni a livello nazionale?
La proposta del Cantiere di Progettazione, avanzata solo pochi mesi fa, è stata presentata in molte realtà nazionali e sta suscitando interessi da parte di enti locali, regioni, fondazioni e anche di associazioni e consorzi di produttori, in particolare del settore agricolo.
Abbiamo rapporti con la Regione Sardegna, la Regione Toscana e la Regione Puglia per la sperimentazione del Cantiere in ambiti territoriali con forti connotati culturali e paesaggistici. In Sicilia ci sono contatti con enti pubblici e privati per sviluppare progettazione integrata del patrimonio culturale in Val di Noto e nei territori della Magna Grecia. In Abruzzo l’interesse è stato manifestato dalla Società Consortile del Sangro Aventino con la partecipazione di 48 Comuni e di operatori privati, prevalentemente del settore turistico. Molti Comuni sede di siti UNESCO ci hanno chiesto collaborazione per sviluppare, intorno alle emergenze culturali, una più vasta ed estesa strategia di valorizzazione territoriale. Tra questi il Comune di Barumini (sede del sito nuragico di Su Nuraxi) che, con la nostra collaborazione, ha presentato la propria candidatura sul bando della Fondazione Banco di Sardegna per sviluppare il Cantiere di progettazione finalizzato ad estendere al più vasto territorio della Marmilla i processi di valorizzazione integrata. Singoli Comuni, come Fiuggi e Bracciano, ci hanno chiesto di utilizzare la metodologia del Cantiere per sviluppare una progettazione di area vasta, coinvolgendo altri Comuni con affinità culturali e paesaggistiche. La stessa città di Siena, candidata a capitale europea della Cultura, dopo aver elaborato linee strategiche sulla valorizzazione culturale, si è interessata al Cantiere per mettere gambe ai propositi, a prescindere dagli esiti della selezione europea che hanno premiato Matera.
Con soddisfazione abbiamo constatato che il metodo della valorizzazione integrata desta l’interessa anche di soggetti di diritto privato come i Consorzi dei vitivinicoltori del Gavi e della Franciacorta.
Inoltre l’approccio metodologico del Cantiere di progettazione viene di fatto sviluppato da Federculture nell’ambito del progetto di cooperazione internazionale Archeomedsites, di cui è capofila il Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, che interessa i siti archeologici di Paestum, Velia, Monte Sirai e Tuvixeddu in Italia, di Carthage e Kerkouane in Tunisia, di Tyre, Al Bass e City site in Libano.
Ci sembra, dunque, di cogliere un diffuso fermento che denota un rinnovato interesse per il patrimonio culturale nell’ottica della salvaguardia delle risorse identitarie, dello sviluppo di sistemi integrati in aree vaste e della rigenerazione economica dei territori.
Verso questo approccio, del resto, spinge anche l’UE con la programmazione dei fondi strutturale 2014-2020.
 
 
Come si conclude il cantiere di progetto?
Al termine dei lavori, il “Cantiere” si propone di fornire indicazioni, sia di contenuto che di metodo, per migliorare la coerenza e l’efficacia delle successive fasi progettuali e di riordino amministrativo. In particolare si attende:
- l’individuazione di una strategia di sviluppo territoriale fondata sulla valorizzazione delle risorse identitarie,
materiali e immateriali, condivisa da tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati;
- l’elaborazione di un’analisi di prefattibilità di tale strategia;
- la predisposizione di un “documento d’intenti” nel quale siano indicate le azioni che ciascun soggetto s’impegna a mettere in atto per la valorizzazione e la gestione integrata del patrimonio identitario nell'ottica del sostegno e della qualificazione dello sviluppo locale”.
Un'azione strategica integrata, dunque, propedeutica alla progettazione vera e propria degli interventi di valorizzazione e gestione del patrimonio culturale.
 
 
In base alle tante esperienze pregresse da cui siete partiti, pensa che ci sia un modello univoco o privilegiato di governance da suggerire?
Non c’è un modello univoco, ma un metodo univoco. Si tratta di definire bene gli obiettivi e d’individuare, nei singoli contesti territoriali, quali sono gli strumenti appropriati per conseguirli. Bisogna poi abituarci a verificare costantemente i risultati e, se c’è bisogno, a modificare processi e strumenti messi in campo. Questo oggi stenta ad accadere.
 
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[1] Federculture è un’Associazione senza scopo di lucro che rappresenta gli enti e aziende che erogano servizi pubblici in ambito culturale, del turismo, dello spettacolo e del tempo libero (www.federculture.it).

[2] IFEL (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale) è una Fondazione dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) il cui finse è quello di aiutare lo sviluppo della finanza dei Comuni nella direzione dell’autonomia effettiva di entrata e di spesa (www.fondazioneifel.it).
 

[3] La Società Parchi Val di Cornia è oggi una società per azioni partecipata dai soli Comuni della Val di Cornia. In origine venne costituita come società mista pubblico-privato. La trasformazione in società in house, avvenuta nel 2008, deriva dai vincoli del Codice dei Beni Culturali in materia di affidamento delle gestioni del patrimonio archeologico Statale (www.parchivaldicornia.it)