Sempre più cultura con meno risorse
Torino. Martedì 17 giugno, negli spazi dell’Associazione Lombroso 16, l’Osservatorio Culturale del Piemonte ha presentato la Relazione Annuale 2013. Dal rapporto, chedelinea la situazione regionale dei consumi, della produzione e delle risorse economiche nell’ambito della cultura, emerge uno scenario contraddittorio. Luca Dal Pozzolo, direttore dell’OCP, ha introdotto e coordinato gli interventi dei vari relatori che si sono susseguiti nel tracciare uno spaccato del contesto di riferimento, puntando l’attenzione sul rapporto tra cultura e welfare. Questo tema, infatti, è stato il fil rouge dei vari contributi che hanno tratteggiato la condizione della cultura piemontese, anche in relazione al quadro socio-economico e culturale del Paese.
Alla presenza di un folto pubblico di operatori culturali e di rappresentanti delle principali istituzioni, l’analisi dei dati, messi in rapporto con quelli raccolti negli scorsi anni, ha presentato un clima di crescita dei «consumi»e una parallela contrazione delle risorse.
Il pubblico dei musei piemontesi ha registrato un incremento del 7,9% (+6% per l’area metropolitana; +12% per quella regionale), estremamente positivo se confrontato con i risultati nazionali che si attestano su un più esiguo aumento del 3%. L’ampliamento delle presenze è certamente dovuto alla forte politica di abbonamenti e card portata avanti su tutto il territorio, che rende più facilmente accessibili i beni sia da parte dei turisti che dei residenti. Nel 2013 gli ingressi con abbonamento hanno registrato un +9% mentre quelli con la «Torino+Piemonte Card» un +24%. Anche gli eventi temporanei hanno portato a casa ottimi risultati: sono 7 le esposizioni piemontesi presenti nella classifica delle 50 mostre più visitate del Paese. Su tutte emerge la mostra di Renoir alla GAM, con 255.967 presenze. Tra le 6 fiere d’arte che si svolgono a Torino (per un totale di 217 mila visite) ben due si attestano come le più visitate in Italia: Paratissima (con 119.510 visitatori) e Artissima (con 50.370 visitatori). Il dato conferma l’attenzione rivolta all’arte contemporanea e la forte capacità attrattiva delle fiere ad essa dedicate.
Per quanto riguarda il cinema, il 2013 è stato un anno di ripresa a livello nazionale. In Piemonte si sono venduti 7,59 milioni di biglietti, il 7,1% in più rispetto al 2012, per un incasso complessivo di 46,52 milioni di euro (+3% sul 2012). Nell’ambito dello spettacolo dal vivo, invece, dove si è registrato un calo della domanda per gli spettacoli teatrali, l’aumento degli incassi è dovuto principalmente ai concerti di musica leggera.
I piemontesi rimangono assidui frequentatori di biblioteche (con 2,83 milioni di utenti nel 2012), pur rivelando una flessione nella percentuale di chi ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi.
A fronte di una crescita generale della domanda culturale si rileva, all'opposto, una diminuzione delle risorse erogate, sia pubbliche che private. I dati presentati (attualizzati al 2012), mostrano come in Piemonte i fondi destinati alla cultura hanno subito una decrescita del 25% rispetto al 2011. I tagli si rivelano ancor più drastici se paragonati con gli stanziamenti degli anni precedenti: si è passati dai 394,1 milioni del 2000 ai 244,5 milioni del 2012, registrando una riduzione di 150 milioni di euro negli ultimi 12 anni.
L’OCP ha fatto uno studio anche sul clima d’opinione dei piemontesi, a cura di Lucia Zanetta, rivelando un aumento delle persone che pensano sia necessario potenziare l’offerta culturale nel proprio territorio. Quasi il 90% degli intervistati considera la cultura come una leva importante per lo sviluppo economico del Paese e ben il 70% ritiene che gli enti pubblici dovrebbero continuare a finanziare le istituzioni e le attività culturali.
La contrazione delle risorse, tuttavia, non è una contingenza ma un dato di fatto. La sofferenza del settore pone un problema di sostenibilità complessiva sul lungo periodo al quale è impensabile possano far fronte i finanziamenti pubblici. Per il futuro si profila uno scenario in cui si affermeranno modelli innovativi che prescindono da tali fondi.
Le istituzioni culturali dallo stadio attuale di riformulazione delle attività per garantire la propria sopravvivenza devono entrare nella fase della resilienza, facendo rete a più livelli, aprendosi a nuovi orizzonti strategici e modelli gestionali. Chi produce cultura ha l’esigenza di ripensare se stesso in un’ottica di nuova imprenditorialità, capace di creare partnership, cooperazioni e ibridazioni con altri soggetti e settori.
Per intraprendere agilmente tali percorsi innovativi è stata sottolineata da più voci, su tutte quelle di Maurizio Braccialarghe, assessore alla Cultura del Comune di Torino, e di Antonella Parigi, neo-assessore alla Cultura della Regione Piemonte, l’esigenza di intraprendere una semplificazione normativa e la creazione di nuove forme giuridiche che rendano fattibile un cambiamento sostanziale.
Luca Dal Pozzolo ha posto l’attenzione sull’esigenza di avviare politiche intersettoriali che coinvolgano cultura, istruzione, sanità e assistenza con l’obiettivo di raggiungere effetti positivi di medio-lungo periodo sulla popolazione. In questa direzione si situano gli interventi di Erika Mattarella, della Cooperativa Liberitutti, sugli strumenti culturali per la cooperazione sociale, e di Paolo Messina, del Sistema Bibliotecario Urbano di Torino, sul ruolo sociale delle biblioteche. Di grande interesse il contributo di Giuseppe Costa (SSEPI) che mostra l'attenzione degli epidemiologi sul nesso tra cultura e benessere, indagando il rapporto tra investimenti culturali di un territorio e salute-benessere dei cittadini che lo abitano.
Nel prossimo futuro i progetti si dovranno orientare nella prospettiva di politiche trasversali, capaci di apportare effetti positivi in più ambiti.
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