In un MAXXI museo il pubblico sta al centro
Il MAXXI, al suo quarto anno di vita è animato da un dipartimento educazione la cui storia nasce molto prima del Museo stesso.
Il Dipartimento educazione ha una storia particolare: nasce dall’esigenza di avviare una relazione con il futuro pubblico, con notevole anticipo rispetto all’apertura del museo, avvenuta nel 2010. Già dal 2004, con l’avvio del cantiere di Zaha Hadid, il Dipartimento inizia a coinvolgere territorio, scuole ed abitanti del quartiere, in una serie di attività educative gratuite, per presentare il progetto architettonico del museo e avvicinare il pubblico ai temi dell’arte e dell’architettura contemporanee. Durante i 6 anni di cantiere abbiamo accolto studenti universitari delle Facoltà di Architettura e Ingegneria offrendo l’opportunità di visitarlo. In questa fase un ruolo cruciale nell’agevolare il contatto con la comunità lo hanno svolto la Parrocchia di Santa Croce al Flaminio, la Biblioteca comunale Flaminia e l’Accademia nazionale di Santa Cecilia, istituzioni con le quali il museo collabora ancora oggi.
Molti i progetti speciali, avviati nella fase precedente l’apertura
Dovevamo porre l’accento sull’importanza e la centralità del ruolo dell’Accoglienza e dell’Ascolto del pubblico. Protagonisti, tra gli altri, un gruppo di adolescenti, sottovalutati spesso come non-pubblico dei Musei: a loro abbiamo chiesto di esprimere le aspettative nei confronti della futura istituzione culturale e i desiderata. Un gruppo di persone che frequentano un Centro di salute mentale insieme ad alcuni pensionati del Flaminio, nell’ambito di un workshop con Cesare Pietroiusti, hanno avuto un opening dedicato a loro e alle loro persone preferite: oltre 400 persone comuni sono entrate nel MAXXI prima del mondo dell’Arte, della Cultura e delle Autorità.
Un’attenzione nel momento inaugurale che ha assunto un valore e simbolico.
Si. L’attualità dell’arte contemporanea ci consente di impegnarci nella costruzione di un pubblico più consapevole. In occasione del progetto artistico di Massimo Grimaldi nell’ambito del Concorso in applicazione della legge del 2%, a favore della costruzione dell’ospedale pediatrico di Port Sudan da parte di Emergency e in occasione della mostra del sudafricano Pieter Hugo sulla discarica di Agblogboshie, vicino ad Accra in Ghana, insieme ai pensionati del quartiere flaminio si è pensato di invitare i ragazzi di CivicoZero . CivicoZero è un laboratorio per minori rifugiati che li accoglie, durante il giorno, in uno spazio del quartiere San Lorenzo, grazie al sostegno economico di Save the Children. Devo a Carlotta Mismetti Capua e al suo libro «Come due stelle del mare» se da quel giorno di febbraio di due anni fa le storie dei ragazzi di CivicoZero si intrecciano nel museo con quelle degli artisti.
La collettiva Indian Highway, la grande mostra sull’arte contemporanea indiana, ha suggerito la costruzione di un progetto condiviso con il Servizio didattico del Museo nazionale d’Arte Orientale Giuseppe Tucci .
Un progetto con il quale avete fatto incontrare il pubblico di due musei.
Favorire l’incontro tra le famiglie del Flaminio e dell’Esquilino, italiane e del subcontinente indiano, alla presenza dei mediatori culturali era l’obiettivo. Il percorso di visita è iniziato dalle quattro sale delle collezioni indiane del MNAO per poi trasferirsi al MAXXI, creando un collegamento tra la componente storica e tradizionale del tessuto culturale indiano e gli apporti più recenti di una cultura in pieno fermento. Il confronto tra l’arte indiana antica e quella contemporanea è divenuta strumento efficace per la conoscenza tra persone che nella quotidianità difficilmente si sarebbero incontrate. E l’incontro è avvenuto nello spazio privilegiato dei due musei, mettendo in relazione i patrimoni culturali.
Interculturalità che avete coltivato anche con Michelangelo Pistoletto.
Un’altra tappa importante per il coinvolgimento di nuovi pubblici è stato il progetto ispirato dal «Tavolo del Mediterraneo-Love difference» di Michelangelo Pistoletto attorno al quale, nell’arco di sei mesi, si sono seduti esponenti delle comunità migranti, dell’associazionismo e delle Onlus, giornalisti e amministratori locali, per dialogare intorno ai temi della multiculturalità e presentare progetti di integrazione culturale. La Sala dedicata a Claudia Gianferrari, sotto l’installazione del Terzo Paradiso e il Tavolo del Mediterraneo, si è trasformata nell’officina delle attività del Dipartimento educazione, offrendo spazi di ascolto e pensiero su tematiche proposte dalle associazioni che più si fanno carico delle questioni sociali e interculturali: la Comunità di Sant’Egidio, Asinitas Onlus con il suo Archivio delle Memorie Migranti, il Circolo Gianni Bosio e il Gruppo di riflessione su migrazione, immigrazione e asilo. Il pubblico del museo ha potuto prendervi parte gratuitamente, assistere alle attività dei Progetti Speciali dedicate alla mediazione culturale svolte intorno al Tavolo, ampliando i confini dell’opera d’arte e farsi luogo di dialogo e confronto. Tra gli altri «Se Navigando uso la bussola…», rivolto a persone con disagio mentale in collaborazione con i Dipartimenti di Salute mentale ASL Roma A e E, e l’ABC del contemporaneo, rivolto ai pensionati del quartiere Flaminio, entrambi programmi di alfabetizzazione all’arte contemporanea, per farli diventare «volontari dell’accoglienza» e mediatori culturali.
Il Dipartimento educazione del MAXXI continua a rivolgere attenzione all’ascolto del pubblico, dando all’Accoglienza un ruolo privilegiato nella costruzione dei rapporti.
In questo modo il Museo diviene un luogo aperto e democratico che fa del suo patrimonio una risorsa a favore del dialogo tra le culture. Come sostiene Aurélie Lesous, responsabile della Mediazione e dei pubblici del Centre National des arts plastiques di Parigi: “un pubblico ben accolto si mostrerà più aperto e disponibile a lasciarsi condurre dall’opera d’arte”. Spesso sono stati proposti momenti di scambio e condivisione tra gruppi diversi di persone, utilizzando l’arte come elemento essenziale di socializzazione e integrazione, linguaggio comune per avvicinare le differenze. Nel caso di rifugiati minori e adulti, ad esempio, ciò ha significato coinvolgerli in esperienze di narrazione alla presenza del pubblico del museo, per contribuire all’acquisizione di un senso di appartenenza e identità.
L’educazione come strategia di relazione. Lo leggiamo nel programma ‘Narrazioni da Museo, dedicate a Paolo Rosa’: un progetto per ricreare un patrimonio diffuso ed “invisibile”.
E’ da qui che nasce il progetto «Narrazioni da Museo a Museo, dedicate a Paolo Rosa» , in cui la narrazione è l’ultimo atto di un percorso compiuto davanti e sull’opera, indagando a fianco del Dipartimento educazione, i messaggi degli artisti, fino a costruire significati altri, a cui legare il vissuto individuale. In occasione della mostra «Remembering is not enough (Non Basta Ricordare)», la mostra dedicata alle collezioni permanenti del MAXXI, si sono relazioneate le opere di arte e architettura con il patrimonio di altri musei e istituzioni culturali di Roma. La strategia dà luogo a percorsi inediti e pluridisciplinari checonsentono al museo di farsi soggetto attivo, spazio di esperienza e condivisione, accogliendo una pluralità di voci, con il Dipartimento educazione nel ruolo di regista e attivatore di senso.
I musei coinvolti nel progetto sono il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, la Galleria nazionale d’arte moderna, l’Istituto nazionale per la Grafica, il Museo nazionale d’arte orientale, il Museo di arti e tradizioni popolari, il Museo Laboratorio della Mente. Tra le istituzioni, l’Accademia nazionale di Santa Cecilia, il CONI, l’Istituto statale dei sordi di Roma insieme a realtà culturali locali come il Cineclub Detour nel rione Monti, il Centro Territoriale Permanente Lifelong-Learning dell’Esquilino, il laboratorio CivicoZero e l’Associazione di promozione sociale Il Villaggio dei Bambini, attiva nel vicino Villaggio Olimpico.
Una rete per proporre l’Educazione al patrimonio in chiave interculturale come pratica trasformativa.
Lo indica il testo della Convenzione Unesco del 2003 :«..patrimonio ricreato, laddove i beni sono visti come un insieme in divenire da rimettere in circolo, da ricostruire nei significati e ricollocare in uno spazio sociale di scambio». La prima Narrazione ha avuto luogo lo scorso 22 marzo davanti all’installazione Plegaria Muda dell’artista colombiana Doris Salcedo ed è stata dedicata alle ‘persone invisibili’. Dai desaparecidos della Salcedo la parola è stata data ai giovani che frequentano il laboratorio CivicoZero: Massoud, Malik, Milon, Morteza e Joy, di nazionalità afgana, bangladese e provenienti dall’Africa sub Sahariana, ci hanno donato il racconto dei loro viaggi drammatici e le loro personali interpretazioni dell’opera d’arte. Accanto a loro Yves Legal ha raccontato la realtà di CivicoZero, una neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta familiare del Flaminio ha dato la sua visione dell’opera e la mia collega Alessandra Barbuto dell’Ufficio Conservazione ha raccontato ‘il dietro le quinte’ dell’installazione della Salcedo, la cura che essa necessita affinchè i fili d’erba possano ad ognuno di noi evocare il valore della speranza. I partecipanti si sono poi spostati al Museo Laboratorio della Mente all’interno dell’ex manicomio di santa Maria della Pietà, per una visita guidata a cura dei Servizi Educativi del museo. Il percorso espositivo, progettato da Studio Azzurro nel 2008, nasce per costruire contesti comunicativi che favoriscano la “visibilità” della sofferenza mentale proponendosi come forum permanente di inclusione sociale. Succesivamente ci siamo spostati al Cinema Detour, per la visione del film «La mia classe» di Daniele Gaglianone.
Lo scorso 15 maggio, davanti alle opere degli artisti sudafricani Moshekwa Langa e Kendell Geers abbiamo ricordato Nelson Mandela grazie ai micro-racconti dei corsisti d’italiano che frequentano il Centro Territoriale Permanente Esquilino, accompagnati dal suono delle percussioni africane grazie alla performance dei ragazzi di CivicoZero. L’ incontro è poi proseguito presso l’Istituto culturale dell’Ambasciata d’Egitto dove i ‘narratori’ hanno raccontato l’attività svolta nel museo. Il 17 maggio, per ricordare la Giornata internazionale dei Musei promossa dall’ICOM e testimoniare il tema di quest’anno «creare connessioni con le collezioni» abbiamo dedicato una Narrazione alla fotografia: davanti a una foto di Nabuyoshi Araki e ad altre di Letizia Battaglia, il racconto è stato condotto da Francesca Bonetti, responsabile del Dipartimento di fotografia dell’Istituto nazionale per la Grafica, per poi raggiungere con il pubblico la sede della Calcografia e assistere alla proiezione del film girato dallo stesso Araki a Roma, nel 2007, durante i giorni di allestimento della sua mostra. Il percorso si è concluso con la visione ‘speciale’ del fondo fotografico di Letizia Battaglia, prima mai esposto al pubblico.
Quale il prossimo appuntamento?
Il 21 settembre con l’allestimento de la Cella infinita dell’artista cileno Alfredo Jaar, che evoca lo spazio all’interno del quale Antonio Gramsci scrisse i Quaderni dal carcere; ospiteremo la performance di un attore sordo che, usando un linguaggio corporeo, interpreterà i documenti d’archivio del Manicomio di Santa Maria della Pietà ove tante persone sorde sono state internate. Seguirà la lettura «Odio gli indifferenti». La performance rappresenterà un momento di integrazione tra pubblico udente e non udente. Infine prima della chiusura della mostra “Non basta ricordare” riallestiremo un’opera di Cattelan presso il Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari per riattivarne i contenuti all’interno di una diversa esibizione.
Come coinvolgete i bambini del quartiere Flaminio?
A costruzione del museo ultimata, il giorno precedente l’inizio d’allestimento della mostra inaugurale, il 28 marzo 2010, con l’iniziativa «Il MAXXI apre le porte alle Scuole del quartiere», il Dipartimento educazione ha invitato bambini e ragazzi dalla materna alle superiori e i loro insegnanti, a percorrere gli spazi del museo, completamente vuoti. Con una maestra in particolare, Margherita Urru, della vicina scuola Rossello, prosegue ancor oggi una collaborazione che ha condotto, alla fine di maggio, i suoi alunni della Terza primaria a testimoniare in pubblico il loro rapporto di affezione per il MAXXI, partecipando al progetto delle Narrazioni. Ognuno di loro davanti ai genitori e all’amico del cuore, ha raccontato l’opera della collezione permanente lWhere is our place? Di Ilya&EmiliaKabakov che parla di passato, presente e futuro, prima di trasferirci al Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, alla ricerca delle radici, ma a ritroso, perché a partire dalla contemporaneità! Attraverso le testimonianze lasciate dagli Etruschi, i piccoli visitatori si sono confrontati con le tappe della vita: la nascita, l’età adulta ed infine la vita ultraterrena, tema delicato che gli Etruschi hanno affrontato nelle grandi pitture di Tarquinia.
Sin dal primo giorno di scuola questi bambini hanno visitato puntualmente il MAXXI e partecipato a tutte le attività educative promosse dal Dipartimento educazione, fino a diventare giovani custodi della memoria del museo.
E infatti proprio in questi giorni stiamo riordinando insieme il materiale che documenta con disegni, pensieri e storie la loro presenza al MAXXI che convergerà nella mostra di fine anno, nel cortile della scuola, dal titolo semplice ma efficace e vero come la testimonianza del legame forte con il museo: «NOI E IL MAXXI».
Energia per la vita
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