I “Fundamentals” di Koolhaas li aveva già enunciati Holl 25 anni fa
“L’architettura è legata alle situazioni”, scriveva Steven Holl nel 1989 sul suo libro intitolato Anchoring, un manifesto che è diventato l’elemento conduttore della sua intera carriera.
Sotto la direzione di Rem Koolhaas, la prossima Biennale di Venezia si concentra sui ”Fundamentals”, guardando comparativamente alla storia, tentando di ricostruire come l’architettura trova se stessa nelle situazioni attuali, e speculando sul suo futuro. In particolare la sezione principale “Elements of Architecture” si focalizza da vicino sugli elementi fondamentali dei nostri edifici, usati dagli architetti di tutti i tempi - il pavimento, il muro, il soffitto, il tetto, la porta, la finestra, la facciata, le scale etc. - esaminando come questi sono evoluti nel tempo e come la modernità abbia ridotto la specificità vernacolare.
Secondo Koolhaas, nel discorso di presentazione alla Biennale, “Gli elementi architettonici apparentemente più comuni, se sottoposti a un’analisi quasi microscopica, appaiono come una combinazione instabile in cui confluiscono orientamenti culturali, simbolismi dimenticati, sviluppi tecnologici e mutamenti generati da una globalizzazione sempre più intensa; miscele verso cui convergono anche considerazioni legate al clima, ai mutevoli confini del concetto di comfort, ai desideri e alle pulsioni originarie, alle strategie politiche, ai requisiti di legge, al neoliberismo, ai nuovi linguaggi digitali e, naturalmente, le idee dell’architetto”.
Il tema dei “Fundamentals” appare molto presto nel lavoro e negli scritti teorici di Holl, venendo sistematizzato nel manifesto Anchoring. Infatti, egli dedica un intero capitolo a quelli che lui chiama “Proto-elements”, gli elementi primordiali dell’architettura: “Il vocabolario aperto dell’architettura moderna può essere esteso a qualsiasi elemento compositivo, forma, metodo, o geometria. La loro posizione ne stabilisce i limiti. Un principio ordinatore scelto, un determinato materiale, tenta di derivarne la propria natura. Precedendone l’ubicazione, addirittura precedendo l’elemento culturale, si apre un tangibile vocabolario di elementi architettonici. Qui viene creata una bellissima potenzialità: quella dei “proto-elementi”.
Nel lavoro di Holl le linee, i piani e i volumi diventano gli elementi tettonici fondamentali dell’edificio, e il loro disegno finale è fermamente ancorato alla particolarità del luogo e alla situazione specifica di ogni progetto. Ogni luogo con le proprie qualità essenziali e speciali guida la collocazione e la modalità di ciascun elemento e il tipo di materiali più adatti per ciascuna condizione. Invece di affrontare un problema con una ideologia pre-determinata o con una rigida serie di principi universali, l’unicità di ciascun luogo stabilisce distinte universalità, un linguaggio che favorisce invece di cancellare le specificità. Questo metodo genera un nuovo tipo di architettura vernacolare, legata ai vincoli fisici e ai fenomeni metafisici di ciascun luogo invece dell’identità nazionale.
Chiara espressione di questa condizione è il Kiasma Museum di Helsinki. L’edificio utilizza una serie di aperture sulla pelle esterna che aiutano a filtrare la luce all’interno degli spazi espositivi: esempio fondamentale è il lucernario a forma di papillon, realizzato scostando la superficie della facciata per catturare la luce diafana tipica dei paesi nordici. Un’altra manifestazione si trova nel Sifang Art Museum di Nanjing (Cina), dove i muri perimetrali appaiono monolitici dall’esterno, smaterializzandosi poi dall’interno permettendo alla luce ti penetrare attraverso la superficie di vetro. Questo dimostra come Holl mantiene un alto grado di riconoscibilità tipologica, preservando gli elementi fondamentali degli edifici invece di dissolverli in amorfe ambiguità. Ne emerge una serie di elementi che formulano architetture individuali, finestre, muri e tetti che appartengono ai loro edifici e al loro contesto invece di venire sopraffatti da sistemi tecnologici globali.
Scritto 25 anni fa, il testo di Anchoring con i suoi principi risuona ancora oggi.
Versione inglese
“Anchoring,” a Manifesto for Contemporary Architecture
“Architecture is bound to situation,” wrote Steven Holl in his 1989 book Anchoring, a manifesto which became a major driving force through his entire career.
Under the direction of Rem Koolhaas, the next Venice Architecture Biennale focuses on “Fundamentals” by comparatively looking at histories, attempting a reconstruction of how architecture finds itself in its current situation, and speculating on its future. In particular, the main section “Elements of Architecture” will pay close attention to the fundamentals of our buildings, used by all architects all the time—the floor, the wall, the ceiling, the roof, the door, the window, the façade, the stair, etc.—and examine how they have evolved over time, and how modernity has diminished vernacular specificity.
“Under near-microscopic attention, the apparently mundane elements of architecture are revealed as unstable compounds of cultural preferences, forgotten symbolism, technological advances, mutations spawned by intensifying global exchange ... Traditional architectural elements – the ceiling and the window, but also even the façade – now belong to advanced technological domains, yet the fundamental elements of architecture endure...” (La Biennale, Rem Koolhaas, Introduction statement)
The theme of “fundamentals” appears early in Steven Holl’s works and theory, and becomes systematized through the Anchoring manifesto. In fact, he gives an entire paragraph to what he calls “Proto- Elements” of architecture. Quoting, “The open vocabulary of modern architecture may be extended by any compositional element, form, method, or geometry. A situation immediately sets limits. A chosen ordering concept and chosen materials begin the effort to extract the nature of the work. Prior to site, even prior to culture, a tangible vocabulary of the elements of architecture remains open. Here is a beautiful potential: proto-elements of architecture.”
In Holl’s work the elements of lines, planes, and volumes become the fundamental tectonics of the building, and their ultimate design is firmly anchored to the particular site and situations surrounding each project. Each place and its most essential and special qualities inform how and where elements are placed, and what materials are best suited for each condition. Rather than approach a problem with a pre-determined ideology and unbending set of universal principles, the uniqueness of each place establishes distinct universalities, and a language which creates rather than erases specificities. This method generates a new kind of vernacular architecture, linked to the physical constraints and metaphysical phenomena of place instead of national identity.
A clear expression of this condition is the Kiasma Museum in Helsinki, Finland. The building utilizes a series of apertures in the exterior cladding to filter light into the exhibition spaces—a prime example being the “bowtie” skylight, created by peeling away the façade to capture diffused northern light. Another manifestation is in the Nanjing Sifang art Museum in China, where the perimeter walls appear monolithic on the outside but dematerialize on the inside allowing the light to penetrate. This demonstrates how Holl maintains a high degree of typological recognizability, preserving fundamentals instead of dissolving them into amorphous ambiguity. From this emerges a series of elements which formulates individual architectures, windows, walls and roofs, which belong to their buildings and to their context, rather than overbearing global and technological systems. Written 25 years ago the Anchoring text with its principles still resonates today.
da Il Giornale dell'Architettura, edizione online, 24 marzo 2014