Il rapporto «Three birds with one stone»
Milano. Il 5 febbraio - Mediobanca Securities ha reso pubblico il secondo rapporto sul sistema delle Fondazioni di Origine Bancaria che fa seguito a quello del maggio 2012, in cui veniva messa in discussione la stabilità dei patrimoni delle fondazioni sul medio-lungo periodo.
Gli analisti di Piazzetta Cuccia - Andrea Filtri, Antonio Guglielmi e Andrea Carzana - confermano la diagnosi, sottolineando la necessità di una riforma, questione che da quindici anni accende dibattiti in Parlamento. Secondo il resoconto dal titolo significativo: «Killing 3 birds with 1 stone», l’equivalente del nostro «prendere due piccioni con una fava», la crisi ha portato al redde rationem il rapporto tra fondazioni e banche di origine che di quest’ultime detengono azioni. La mancanza di dividendi ha determinato per quattro anni consecutivi un flusso di cassa degli enti negativo, ma è sull’indebolimento degli attivi, a causa dei corsi delle azioni delle banche, che la ricerca punta l’indice per la solidità patrimoniale delle FOB. Lo studio evidenzia come anche Bce, Fondo Monetario Internazionale, Ministero del Tesoro e Banca d’Italia abbiano espresso allarmi.
Sono una decina le Fondazioni di Origine Bancaria in pesante difficoltà. La situazione sarà evidente nella tarda primavera all’approvazione dei bilanci delle fondazioni che, a meno di maquillage di bilancio, presenteranno il calo dei patrimoni netti. Il coperchio è stato sollevato sulla Fondazione Monte Paschi di Siena, una delle più grandi solo pochi anni fa. La fragilità, di diversa profondità, è emersa poi sulle FOB di Genova e Imperia, Cassamarca (Tv), Pesaro, Macerata, Ferrara, Tercas (Teramo), Fano, Jesi.
In attesa che la politica si esprima sul futuro delle FOB, gli autori del report propongono una soluzione per diversificare il portafoglio degli enti e metterli in sicurezza: convertire alla pari le azioni delle banche detenute dalle fondazioni in Contingent Convertible Capital (CoCos), ovvero obbligazioni bancarie di nuova generazione - poco diffuse, ma presenti nei piani dei regolatori europei - convertibili in equity in caso di violazione dei parametri patrimoniali stabiliti. Così facendo – sempre secondo gli analisti di Mediobanca - non pochi sarebbero i vantaggi. Si parla infatti di strumenti che sarebbero deducibili fiscalmente e che aumenterebbero i flussi di cassa. Secondo alcuni osservatori sul mercato una tale soluzione non porterebbe ad altro se non all’allentamento della presa sulle banche partecipate da parte delle fondazioni stesse, con un miglioramento della governance delle banche e delle FOB stesse.
Il report di Mediobanca stimola riflessioni politiche. Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri e di Fondazione Cariplo, ha replicato in una nota ufficiale: «Da una prima lettura riscontriamo, così come accaduto nella precedente edizione del 2012, una certa superficialità nell’indagine realizzata e, soprattutto, ipotesi sottostanti alle elaborazioni prospettiche alquanto approssimative, che denotano una scarsa conoscenza del sistema delle fondazioni».
«Le Fondazioni», ha concluso Guzzetti, «sono consapevoli dell'esigenza di porre la massima attenzione nella gestione del proprio patrimonio e sapranno, nella loro autonomia sancita per legge, affrontare anche questa fase di particolare complessità. Ogni studio può essere utile, ma poggia la propria autorevolezza sulla terzietà di chi lo promuove e lo estende. Il Rapporto è di Mediobanca Securities: sono proprio terzi?».
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