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Lancia la rete in Cina

  • Pubblicato il: 31/01/2014 - 21:52
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe

Firenze. Da Firenze un modello della tanto evocata cooperazione pubblico-privato applicata alla cultura, con 3.300.000 euro nel 2012 da sponsor privati su un totale di entrate di 7.487.000 euro tra ricavi (1.372.000 €) e finanziamento pubblico (2.815.000€)*. È la Fondazione Palazzo Strozzi, pioniera per l’apertura a nuovi mercati e per gli scambi internazionali ad Oriente. A giugno, dopo cinque anni di esperienza con la Fondazione Palazzo Strozzi USA, è nata la «Fondazione Palazzo Strozzi Cina». A bordo numerosi partner, tra i quali Ministero per gli affari civili della Repubblica Popolare Cinese, China Charity Research and Development Fund (CCRDF) che opera sotto la supervisione del China Social Welfare Foundation (CSWF). Tra i promotori l’Associazione Partner di Palazzo Strozzi (APPS), che conta oltre quaranta importanti aziende nazionali e internazionali che sostengono Palazzo Strozzi con attività di fundraising e programmi di co-marketing. Al suo interno APPS accoglie già i primi partner cinesi (Zoomlion, leader nella produzione di macchinari pesanti, e presto Weichai Power, una delle Aziende leader in Cina nella produzione di componenti meccaniche per veicoli industriali pesanti). Modello promozionale della cultura italiana rivolto ai mercati di quell'area del mondo, la nuova Fondazione si pone in linea con la politica inclusiva di audience engagement adottata già da due anni da Palazzo Strozzi, che rende disponibili anche in lingua cinese apparati didascalici, attività educative, sito web, pubblicazioni e applicazioni per iPhone sviluppate per esplorare Firenze e la Toscana. «Vogliamo essere un punto di riferimento per la scoperta della cultura rinascimentale da parte di un numero crescente di cinesi che arrivano in Europa ogni anno» dice il presidente Lorenzo Bini Smaghi, che racconta le ragioni del «pensare globale, agire locale» della Fondazione Palazzo Strozzi.
In tempo di crisi, aprendo alla cooperazione internazionale, la Fondazione si orienta «al fare» piuttosto che alla lamentatio ed il legame con la Cina manifesta già leprime ripercussioni.
«Si debbono richiamare le istituzioni pubbliche – afferma Bini Smaghi – a fare delle scelte a favore della qualità. I privati hanno dimostrato di voler continuare a sostenerci, ma non deve mancare il supporto istituzionale. Abbiamo già alcuni soci cinesi che sono entrati nel capitale della Fondazione a Pechino e sponsor cinesi anche a Palazzo Strozzi a Firenze, più varie iniziative per aiutare musei cinesi nei programmi di divulgazione e di esposizione».

Ma non si corre il rischio di standardizzare la cultura italiana favorendo quel turismo del «feticcio» di cui Firenze (e l'Italia in generale) soffre? Risponde sicuro «In nostro obiettivo è l’opposto: vogliamo promuovere la diffusione della nostra cultura all’estero per preparare chi viene poi a Firenze ad avere una esperienza più completa e duratura. L’export del nostro know how deve essere visto come un modo di aumentare e migliorare l’import, ossia l’afflusso di visitatori stranieri».www.palazzostrozzi.org * Dati al 1 dicembre 2013

Dal XIII Rapporto Annuale Fondazioni, in Il Giornale dell'Arte, 338, gennaio 2014